Ecologia dell'informazione
Tiziano Terzani, Filomeno Lopes - 16-11-2002
Seminario sulla comunic/azione al forum sociale europeo

"La comunicazione al tempo della globalizzazione: strategie dal basso ed ecologia dell'informazione"

Introduzione

La condizione essenziale per la costruzione progressiva di una cultura di pace è l'esistenza di un'opinione pubblica bene informata, lucida e attiva, che possa fare pressione democraticamente e pacificamente sugli attori sociali e politici contribuendo a definirne le priorità. L'accesso dei cittadini a un'informazione completa e affidabile è dunque al cuore della problematica della comunicazione odierna. Il diritto dei cittadini all'informazione genera anche il dovere di informare: questa è la missione dei media di comunicazione sociale.
La coniugazione di questi diritti e doveri dei cittadini e dei media, che avrebbe una decisiva influenza (positiva) sull'attività politica dei cittadini, non è una questione semplice.
Occorre anzitutto portare in primo piano il dibattito sulla comunicazione a livello europeo nei movimenti sociali e mettere tra i temi prioritari dell'agenda della società civile i temi della comunicazione e delle nuove tecnologie. Questioni come la concentrazione, la commercializzazione dell'informazione, la sistematica marginalizzazione di molte voci (donne, minoranze, ecc) e l'esigenza di costruire modelli economici alternativi per la creazione di media indipendenti possono essere la base del dibattito.
Il secondo punto del seminario dovrebbe riflettere proprio gli sforzi condivisi nella pratica della comunicazione e il bisogno di presentare alternative concrete alla commercializzazione dell'informazione. Iniziative concrete sono indispensabili per mostrare da un lato le pratiche e la possibilità per produrre un'informazione diversa e indipendente da quella dominante, e per dar luogo dall'altro ad una copertura mediatica che nasce dalla società civile ed è realizzata e disseminata dai movimenti sociali stessi.
Riprendere da dove eravano rimasti...
Alla conferenza "Democratizzare la comunicazione e i media" durante il Forum social mundial di Porto Alegre, Ignacio Ramonet (Le Monde
Diplomatique) ha fatto un appello per "un'ecologia dell'informazione" che si confronti con la contaminazione dei media da parte dei "poteri globalizzati" da una parte e la costituzione di un osservatorio internazionale ("Media Watch Global") per monitorare e denunciarne gli abusi. Gli ha fatto eco Roberto Savio, uno dei fondatori dell'agenzia indipendente Inter Press Service (Ips), sostenendo che la comunicazione e l'informazione dal basso devono essere basata sulla creazione di spazi per lo scambio e la partecipazione della società civile. In altre parole, una comunicazione basata sui valori sociali e il riconoscimento di diritti fondamentali deve avere la precedenza sull'informazione governata dai principi della globalizzazione.
La comunicazione è un fattore strategico nell'epoca della globalizzazione. Chiunque controlli l'informazione, la conoscenza e l'infrastruttura tecnologica che li veicola, ha una forte influenza sullo sviluppo economico, sociale, culturale e politico. Costruire esperienze che favoriscano la molteplicità delle voci e degli ascolti è dunque cruciale nella definizione della direzione dei processi di globalizzazione. Siamo oggi dunque davanti a un bivio:
Possiamo lasciare che prenda il sopravvento una Società dell'Informazione dove i mezzi di comunicazione e la conoscenza sono proprietà privata di mega-imprese e sono venduti agli utenti-consumatori, dove i contenuti sono omologati e l'accesso dei mezzi di espressione è ristretto a una piccola elite (trend che si sta consolidando nel presente);
oppure possiamo costruire una Società della Conoscenza basata su principi di trasparenza, diversità, partecipazione e solidarietà e fondata
sull'equità tra le prospettive culturali, regionali e di genere: una Società dell'Informazione democratica, in cui tutte le persone possano esercitare il loro diritto a comunicare e divenire così attori del sistema politico a pieno diritto, contribuendo a definirne le politiche.
Nel seminario su "Appropriazione sociale e controllo dell'informazione e delle tecnologie della comunicazione" al World Social Forum del gennaio 2002, le seguenti tematiche sono state identificate come prioritarie e urgenti per l'agenda dei movimenti sociali e per la società civile in generale:

-Smantellare la concentrazione monopolistica dei media e dei sistemi di comunicazione, includendo software e contenuti (attraverso campagne, misure di regolazione, legislazione, ecc);
-Promuovere l'informazione come bene comune mondiale, in particolare contro le politiche attuali sui diritti di proprietà intellettuale che vengono definiti nelle sedi internazionali mettendo il profitto al di sopra la condivisione di conoscenze (knowledge sharing);
-Difendere l'etere e le frequenze elettromagnetiche dalla privatizzazione, come parte di un "territorio globale";
-Difendere le libertà civili e la privacy dall'uso invasivo di tecnologie di sorveglianza e di controllo e opporsi a legislazioni repressive che minacciano la libertà di espressione e di associazione;
-Incoraggiare e creare contenuti e media che rispettino il pluralismo e la diversità di espressione, e favoriscano un equilibrio in termini di genere, cultura, lingua e appartenenza geografica;
-Fornire accesso e formazione per promuovere l'uso creativo ed efficace delle tecnologie interattive, per assicurare che le tecnologie dell'informazione e telecomunicazione non siano fonte di ulteriore frammentazione sociale;
-Sviluppare un'economia basata sulla solidarietà e lo scambio anche nel settore delle telecomunicazioni e tecnologie informatiche (Ict).

Vi è poi il ruolo delle "media corporations" nel plasmare un'immaginario collettivo, che è assieme mezzo e fine rispetto al modello economico dominante. Si tratta di un modello di comunicazione che globalmente rilancia un'idea di società basata sul consumo e sulle libertà individuali contrapposte alle responsabilità collettive, ma anche un modello che di quel consumo è figlio. Vi è infine l'informazione, la notizia, come prodotto immateriale che meglio di ogni altro rappresenta i nuovi paradigmi economici che sono causa dell'insostenibilità del modello economico attuale stabilendo priorità politiche, sociali e criteri di valorizzazione.

Una campagna per cominciare...

Una ricca varietà di iniziative della società civile sono già partite su queste tematiche, tra le quali la campagna internazionale Cris
("Campaign for Communication Rights in the Information Society"),
presentata all'ultimo Forum sociale mondiale. Tra i suoi primi obiettivi, Cris propone di mobilitare la società civile intorno al primo Summit Mondiale sulla Società dell'Informazione delle Nazioni Unite (WSIS, Ginevra 2003 - Tunisi 2005 ), un'opportunità per ampliare il dibattito pubblico e affermare la co-responsabilità e il diritto di partecipare alla definizione della società che si va costruendo comunica.org).

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