Invalsi, com'è difficile sapere se hai una buona scuola
Alessandro Montesi - 26-05-2012
L'articolo, pubblicato sul sito Linkiesta non è recente, ma la segnalazione ci giunge ora.
Ringraziamo l'autore per la disponibilità e volentieri diffondiamo.
La redazione



Li ha citati anche Monti nel suo primo discorso al Senato: uno strumento per «identificare i fabbisogni» in relazione alla «valorizzazione del capitale umano». Ma cosa sono e come funzionano i test Invalsi? Sopratutto, perché i dati scuola per scuola non sono pubblici, ma solo le medie regionali? Riguardano quasi tre milioni di studenti e sono indispensabili per capire a che punto è la scuola italiana, ma le ombre non mancano. A cominciare dalla trasparenza, visto che solo poche scuole pubblicano i risultati.

Molti genitori e studenti, sin dall'inizio della "carriera scolastica", si trovano ad affrontare una difficile ma decisiva decisione per il loro futuro e la loro formazione: la scelta della scuola o meglio, della scuola migliore o anche della scelta più adatta. Una questione che fino a poco tempo fa si risolveva su valutazioni della reputazione soggettiva della scuola ma che dal 2008 - grazie all'istituto Invalsi (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione) - poggia su fondamenta statistiche grazie ad un sistema di rilevazione dell'apprendimento con test standardizzati.

L'Invalsi, attivo dal 2007 e coordinato dal Miur (Ministero istruzione università e ricerca), offre una soluzione possibile. Infatti, attraverso un sistema di valutazione degli apprendimenti, da un lato c'è la possibilità di una scelta consapevole da parte di ragazzi e genitori mentre dall'altro si propone un forma standardizzata e oggettiva di confronto e valutazione delle scuole. Il progetto Invalsi si allinea con le politiche attuate della Comunità europea: per 18 dei 25 paesi Ocse, la valutazione tramite test (caratteristica del sistema scolastico anglosassone), è una pratica già comune già da anni.

Il progetto Invalsi è inserito all'interno di un progetto più ampio: il progetto "Scuola in chiaro", promosso dal Ministero, che grazie all'Invalsi, si propone di dare maggiore trasparenza agli istituti scolastici italiani, più informazioni per le famiglie e ragazzi che stanno per scegliere la scuola e una semplificazione del lavoro delle segreterie scolastiche. L'obiettivo è rendere trasparente il merito, sia degli studenti sia dell'istituto scolastica, come precisato anche dal presidente del Consiglio Mario Monti durante il suo discorso di insediamento al Senato, che aveva citato il test Invalsi come strumento per «identificare i fabbisogni» in relazione alla «valorizzazione del capitale umano».

Il test si svolge a vari livelli del sistema scolastico. II e V anno delle primarie (le vecchie elementari), I secondaria primo grado (le medie), II secondaria secondo grado (le superiori). Il campione dei test 2011 è stato di 3mila 851 scuole su un totale di 166mila 199. Introdotto con la legge n.176 del 25 ottobre 2007, il test è suddiviso in due parti: prova di italiano e di matematica. Le prove sono uguali per tutto le scuole italiane. Per le superiori, i test sono indifferenziati per tutti gli indirizzi scolastici, dai licei alle scuole professionali. I criteri delle prove sono espliciti: contenuti, le tipologie di domande, i processi cognitivi indagati e i compiti richiesti agli studenti.

Le prove Invalsi hanno due obiettivi: misurare i livelli di apprendimento degli studenti italiani e la qualità degli insegnamento nelle scuole campione, facendo riferimento ai dati su base regionale. Obiettivo delle prove di italiano e matematica è quello di assicurare che al termine dei dieci anni di istruzione obbligatoria gli studenti abbiano raggiunto un livello di equivalenza omogeneo d'apprendimento.

Vantaggi e benefici di questo tipo di test sono molteplici. Valutare studenti, scuole, dirigenti scolastici e uniformarsi ad indagini internazionali di tipo valutativo. Per Pietro Cipollone, ex presidente Invalsi, «la logica era quella di informare gli operatori della singola scuola, non quella di costruire ranking e graduatorie. Il concetto fondamentale è che non hanno indicazione di quale sia il livello di preparazione dei propri allievi e quali siano i punti di criticità» come scriveva in un articolo pubblicato su lavoce.info.

Non mancano problemi da considerare e analizzare. Uno dei più rilevanti riguarda la diffusione dei dati. I risultati dei test, elaborati dall'Istituto Invalsi vengono poi trasmessi alle scuole, che non sono obbligate a renderli pubblici. I dati forniti dal sito Invalsi sono aggregati a livello regionale e non sono disponibili i dati sulle singole scuole. Linkiesta ha provato a costruire una graduatoria nazionale utilizzando i risultati che ha trovato sui siti internet delle varie scuole. Su questo problema il sottosegretario al ministro dell'istruzione Elena Ugolini, intervistata da Linkiesta precisa che: «I dati vengono pubblicati a livello regionale perché solo a questo livello abbiamo un campione rappresentativo della scuole in cui però esiste un controllo esterno che garantisce che il protocollo sia rispettato».

Quanto all'obiettivo dell'Invalsi, Ugolini dice che «è quello di dare a tutte le singole scuole un punto di riferimento esterno e verificato, perché altrimenti le scuole si confronterebbero con una realtà di dati distorti. le scuole attraverso i risultati delle prove, possano individuare i propri punti di forza e debolezza». Manca però la trasparenza sui dati delle prove delle singole scuole valutate: «Si vuole evitare è la costruzione di classifiche tra le scuole perché è difficile valutare un istituto analizzando solo due aree tematiche, infatti è necessario capire i ragazzi considerando non sottovalutando i loro percorsi di studi, altrimenti sarebbe una classificazione molto ingiusta». Secondo Andrea Ichino, docente di Economia presso l'Università di Bologna «la trasparenza totale è la cosa migliore, quindi i test Invalsi dovrebbero essere pubblicati a livello di classe, perché i genitori sono sempre alla ricerca di informazioni su insegnanti, classi e sezioni. Non mi pare che sia una buona cosa tenere segrete queste informazioni».

Una seconda questione riguarda la presenza di un corpo ispettivo esterno alla scuola. Questo problema è stato affrontato dal sociologo e docente universitario Luca Ricolfi. Per Ricolfi, l'intrusione di docenti "compiacenti" nei confronti degli allievi ha una forte ripercussione sulle genuinità e la comparabilità dei dati. Il sottosegretario Ugolini su questo delicato aspetto riconosce che «è un problema sopratutto economico. Sarebbe un costo davvero oneroso garantire la presenza di un ispettore durante ogni prova a livello nazionale». Al contrario Ichino sottolinea che «di soluzioni, al problema economico, ne abbiamo tante. Una volta nei seggi elettorali erano presenti forze dell'ordine ed esercito. Si potrebbero usare i primi, già presenti su tutto il territorio nazionale, per presenziare durante le prove, con costi bassi. I modi per evitare gli abusi ci sono, basta individuarli».

Di solito uno dei sistemi per garantire che il merito venga premiato, è quello di proporre uno schema di incentivi. All'interno del sistema Invalsi non è previsto nessuno schema di incentivi, questo perché l'obiettivo della valutazione è quello di creare un punto di riferimento (o benchmark) esterno per paragonare e migliorare il lavoro che fanno le scuole. Secondo Elena Ugolini: «Così com'è importante elogiare le scuole migliori, allo stesso modo è vitale aiutare le scuole in difficoltà. Attraverso la valutazione è possibile intervenire proprio sui punti di criticità delle singole scuole, altrimenti si rischia che la scuola italiana diventi una notte dove tutte le vacche sono nere e dove tutte sembra uguale mentre tutto è differente». Su questo punto invece il prof. Ichino ha una posizione diversa. «In Italia in questo momento abbiamo bisogno di misurare e penso che questo sia quello che sta facendo l'istituto Invalsi, però una misurazione deve essere basata sul valore aggiunto e non sulla performance assoluta. Occorre distinguere tra il problema della misurazione e da che cosa si fa con questa misurazione. Un incentivo monetario in certe occasioni può essere utile però occorre sperimentare».

Anche le critiche agli Invalsi sono diverse: da quelle riguardanti l'efficacia comparativa, alla valutazione di un cultura strettamente superficiale e nozionistica o la modifica da parte dei docenti dei programmi in vista della preparazione dei test. E ancora, l'accusa di standardizzare l'insegnamento uniformando così le scelte didattiche alle richieste dei test senza tener conto delle caratteristiche del territorio e delle singole classi.

I risultati disponibili, ottenuti dalle classi italiane nell'ultima prova svolta nell'anno 2010-2011, hanno interessato un campione di 2 milioni e 800mila studenti. I risultati? Generalmente soddisfacenti, ma con grandi differenze territoriali. Come emerge anche dalla tabella, nelle regioni del settentrionali si registrano risultati più che soddisfacenti rispetti a quelli raggiunti nel Sud. È importante notare il notevole e incoraggiante miglioramento di alcune regioni del Mezzogiorno, come la Puglia e in parte l'Abruzzo. Tra le scuole superiori è da registrare una differenza nei risultati fra i diversi indirizzi di studio.

Nella prova di italiano gli studenti trovano più facili le domande relative ai testi narrativi rispetto a quelle dei test espositivi e argomentativi, dove viene anche richiesta l'interpretazione di grafici. In matematica, per le prove del primo ciclo d'istruzione c'è stato un notevole miglioramento nelle domande a risposte aperte che richiedono argomentazioni, che non è avvenuto per la scuola secondaria superiore. Questo potrebbe essere un dato importante perché contraddirebbe la convinzione secondo cui le domande a risposta chiusa penalizzerebbero maggiormente gli studenti, perché meno usate nella scuola italiana.
Insomma il confronto è indispensabile per un migliorare, e questo è possibile solo attraverso la misurazione e la costruzione di un benchmark. Non mancano problemi e criticità legate a questo sistema di valutazione, ma bisogna riconoscere che si tratta di un confronto indispensabile per poter capire dove si è arrivati e come.

Guarda, in calce al pezzo, la classifica delle scuole che hanno pubblicato i risultati.

5 marzo 2012

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 Fuoriregistro    - 26-05-2012
Una segnalazione in tema, per comprendere il contesto: Invalsi senza barare dal sito La Voce.info.

 Carla Giulia    - 26-05-2012
DOMANDA :
la redazione di fuoriregistro propone quel link perchè concorda con la premessa?
"I test Invalsi sono un momento imprescindibile nella valutazione dell'istruzione in Italia"

 Fuoriregistro    - 26-05-2012
No, la redazione propone quel link per capire bene quanto sta accadendo al di fuori delle quattro mura, "vicinato" compreso.

 Carla Giulia    - 27-05-2012
Alla redazione: grazie di aver risposto.
Il momento è così confuso che ho bisogno di informazioni a tutto tondo per comprendere ...

 stefano de stefano    - 27-05-2012
Mah! Una prova a campione sarebbe stata molto meno dispendiosa e molto più efficace nell'individuazione delle criticità e, soprattutto, sarebbe stata più utile per supportare i settori più deboli dell'istruzione pubblica. Ma una prova a campione, appunto, avrebbe potuto mirare solo a correggere le distorsioni di una funzione pubblica, mentre una prova censuaria, che mira a rilevare "graduatorie" tra le varie scuole, non può che incoraggiare insulse competitività per accaparrarsi l'utenza, ciò che succede in un qualunque mercato privato! Domando: l'istruzione è ancora un diritto o è già diventata un servizio?

 Carla Giulia    - 30-05-2012
Purtroppo è già "merce"
nell'intenzione di chi ci governa
e ormai quasi nei fatti