L'abito non fa il monaco
Emanuela Cerutti - 14-05-2012
Chi ritiene che i trascorsi di maestro di strada possano costituire elementi di credito e impegno per la funzione di Sottosegretario asll'Istruzione insegue, probabilmente, lo stesso romantico sogno di chi immagina che un Ministro per l'Integrazione cresciuto nell'ideale evangelico possa davvero cambiare le regole del gioco in cui è entrato.
Sogno lecito, ma ingenuo, probabilmente, e il risveglio qualche volta è brusco.
Se il Sottosegretario, che ha cercato chances per gli ultimi, ha pensato ad un tratto di ridurre gli anni scolastici, sottraendo evidentemente tempo e risorse alla stessa scuola che aveva cercato di moltiplicare per le strade, c'è da chiedersi quali fossero allora i suoi orizzonti di riferimento e di investimento. E in che modo li vuole, oggi, tradurre in progettazione educativa per il paese.
Se il Ministro, che ritiene fondamentale il pluralismo, avalla la cittadinanza a punti per gli stranieri di nuovo arrivo, discostandosi dal precedente governo solo in termini di semplificazioni burocratiche rese in realtà obbligatorie dall'assenza di soldi e risorse umane, c'è da chiedersi quali siano, oggi, le poste di quel gioco in cui è entrato. E in che modo possa pensare di vincere.
Rimando all'articolo pubblicato nelle brevi di cronaca per i dettagli relativi a quest'ultima faccenda.
Vorrei solo dare l'idea di quello che Fiorella Farinelli definisce "desolazione" e lo faccio attraverso pochi flash.

Pomeriggio caldissimo, laboratorio informatico di un Ctp (Centro Territoriale Permanente o Centro Eda, Educazione agli adulti) nel quale 10 neoarrivati entrano con un certo timore. Otto le loro lingue d'origine. Qualcuno conosce qualche parola di italiano, qualcuno assolutamente nulla, sono qui da un mese e hanno sottoscritto l'accordo di integrazione: entro 90 giorni devono frequentare il Corso di cittadinanza e costituzione, per non perdere 15 dei 16 punti che la firma ha loro concesso. In due anni i punti dovranno salire a 30.
Una di loro, indiana, accompagnata dal marito, è partita alle 10 da casa sua perchè non hanno la macchina e hanno dovuto attraversare tutta la provincia con i mezzi pubblici. Non sanno come riusciranno a rientrare, visto che la seduta durerà fino alle otto di sera. Per fortuna tra gli insegnanti c'è sempre qualcuno che abita "da quelle parti"...
La registrazione dei filmati, prodotti dalla Regione Emilia Romagna in risposta a un bando europeo, benedetti dal Ministero, masterizzati dalle Prefetture o chi per esse, rimasterizzati dai docenti per avere copie a sufficienza, dura 5 ore, una per "modulo": alla terza ora la stanchezza è evidente ed è praticamente impossibile interagire. Ci vorrebbero mediatori linguistici, come i 30 che hanno lavorato per il video, ma chi li paga?
"Perchè non ci hanno dato il DVD?" chiede il marito "lo vedevamo a casa, e spiegavo meglio a mia moglie, ma qui non si può, si disturba...". Non ho inventato scuse tecnologiche.
Ho usato 5 delle mie ore settimanali, riconvertendole per l'occasione, non avrò incentivi per quelle passate ad aggiornarmi, a cercare forme di comunicazione alternative e a scaricare programmi compatibili; e al ragazzo togolese che mi chiedeva "mais pourquoi pas un cours d'italien avant?" non ho avuto cuore di raccontare quanto il buon senso non abbia cittadinanza in questo paese.

La mia domanda, anch'essa senza risposta, a Ministri e Sottosegretari, a Direttori Regionali, Dirigenti, Consulenti, è sempre la stessa: in nome della semplificazione, non sarebbe più semplice investire di più sulla scuola?
Va beh, non ridete.

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