breve di cronaca
Sciopero degli specializzandi: non tassate le borse di studio
Il Resto del Carlino.it - 16-04-2012
Bologna, 16 aprile 2012 - INDOSSANO il camice bianco come i colleghi strutturati. Fanno visite, ricerca, partecipano a congressi, seguono i pazienti ricoverati in reparto, scrivono lettere di dimissioni, affiancano i primari in sala operatoria. Sono gli specializzandi: medici che accedono alle scuole di specializzazione. Un esercito di giovani professionisti che rappresenta buona parte della forza lavoro negli ospedali universitari. Lavorano per 5,6 euro all'ora.

Sotto le Due Torri, gli specializzandi sono circa 800 divisi tra Sant'Orsola, Rizzoli, Bellaria e Maggiore. Oggi e domani incrociano le braccia per protestare contro la tassazione Irpef sulle loro borse di studio, prevista da un emendamento al disegno di legge 'semplificazioni tributarie' approvato dal Senato e passato al vaglio della Camera.

ALLE 9 partiranno in corteo dal Sant'Orsola fino a piazza Maggiore e domani parteciperanno alla manifestazione nazionale indetta a Roma. «In pratica - spiega Luca Vizioli, presidente dell'Associazione specializzandi di Bologna - il cosidetto 'Cresci-Italia' prevede la tassazione Irpef su tutte le borse di studio con reddito annuo superiore a 11.500 euro, includendo anche i corsi di dottorato di ricerca, di perfezionamento e di specializzazione, i contratti di formazione medica specialistica e gli assegni di studio erogati dalle regioni, tutti importi che sono esentati a norma della legge 476 del 1984».

GLI SPECIALIZZANDI, ma anche i giovani ricercatori, non ci stanno. «Il governo vuole trattarci come lavoratori dipendenti - spiega Laura Cinti 27 anni, specializzanda in cardiologia al Sant'Orsola -, ma non abbiamo i loro stessi diritti: ad esempio non prendiamo la tredicesima e non abbiamo il Tfr». Uno specializzando guadagna in media tra 1.500 e 1.700 euro netti al mese. Con la novità che il governo vuole introdurre «perderemo tra 220 e 350 euro al mese», spiega Vizioli. «Siamo responsabili di quello che facciamo ogni giorno - conclude - e amiamo il nostro lavoro. Pur nel dispiacere dei disagi che verranno creati non possiamo permettere che le regole siano cambiate così».

Emanuela Astolfi

  discussione chiusa  condividi pdf