tam tam |  europa  |
Spagna 29 marzo 2012: i perché di uno sciopero
Cnt.es - 28-03-2012


Pareri contro lo sciopero ce ne sono fin troppi. Anche tenendo conto solo di coloro che sembrano essere lontani dall'influenza del governo e dei datori di lavoro, troviamo, in merito, una varietà di argomenti. Si va da coloro che sostengono che nel secolo XXI lo sciopero è una forma di protesta arcaica e obsoleta e che, pertanto, è necessario rassegnarsi ai cambiamenti imposti dalla crisi, a quelli che credono che la proclamazione di un solo giorno di sciopero generale è inutile, non risolutivo e controproducente..


[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=U9WDG2EwES4&feature=player_detailpage[/youtube]


In prima battuta, potremmo dire che questa esigenza di "adattamento" alla nuova situazione economica, derivante dalla grande truffa finanziaria internazionale, non è nuova e che il messaggio mediatico lanciato, ora nel XXI secolo, non è affatto diverso rispetto alla comunicazione utilizzata dal potere economico e politico per sottomettere la classe operaia in altre epoche storiche. Perché questa "scuola di pensiero", non solo ci impone di accettare tagli e sacrifici di ogni genere, ma ci chiede anche di non protestare, di non preoccuparci più di tanto, perché, con il tempo quasi per magia, tutto si aggiusterà.

Ci chiedono, sostanzialmente, di accettare, senza reagire, salari sempre più miseri, la precarizzazione del lavoro e la diminuzione dei diritti sociali e spacciano la loro "ricetta di lacrime e sangue" come l'unica soluzione alla disoccupazione e alla crisi internazionale.

Balle! L'economia siamo noi e solo noi, non lo spread, né i governi nazionali, né la Merkel. Se milioni di persone non riescono a trovare lavoro, se hanno uno stipendio da fame per cui non riescono a soddisfare i loro bisogni primari e l'economia familiare va male, che c'importa se il Dow Jones sale o scende?

Che diavolo sarebbe, poi, "lo spirito" dei mercati? Che cosa sono tutte queste sciocchezze che ci propinano per fregarci?

Rivendichiamo il diritto a non pagare il loro debito, vogliamo scendere in piazza per dire che oggi difendere lo stato sociale vuol dire anche costruire dal basso un processo di Audit sul debito pubblico, che mostri a tutti i cittadini come questo si è formato, chi lo detiene e chi su esso continua a speculare. Ci rifiutiamo di pagare un debito pubblico prodotto in gran parte per sostenere i profitti e le rendite private, così come non accettiamo i piani di austerity che si vogliono portare avanti in tutta Europa, che continuano ad aggravare la crisi a vantaggio dell'1%. E' ora che il 99% si organizzi e si rivolti!

E così, in quest'ottica di antagonismo sociale, questo sciopero ha un senso. Naturalmente solo nella misura in cui affermiamo, in maniera forte e chiara, che noi ci rifiutiamo di accettare passivamente questo stato di cose e che questo sciopero non è la fine di un percorso ma l'inizio di un lungo processo di emancipazione sociale. Questa manifestazione di dissenso deve essere solo il primo passo per la costruzione di un movimento, largo, solidale e coeso, che punti a creare uno stato di agitazione permanente contro le politiche di austerità e l'attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Due parole, infine, in merito a coloro che considerano lo sciopero generale di 24 ore inadeguato e inutile. Chiaramente le critiche hanno senso e ragioni da vendere ... se la mobilitazione del 29 marzo è vissuta come atto di pura testimonianza poco più che simbolica. Ma questo è il modus operandi delle CCOO e dell'UGT, per le quali questo movimento serve solo ad incanalare un dissenso pacifico e civile finalizzato ad ammorbidire alcune scelte politiche mentre, contestualmente, accettano e sostengono, nei fatti, il capitalismo e il mercato come un valido strumento di regolazione sociale. Ma questi, cosiddetti, "sindacati" sono nulla più che dei soggetti istituzionali, una sorta di appendice del Ministero del Lavoro che li utilizza per controllare, addomesticare, e reprimere le masse. Non ci si può aspettare alcun sostegno concreto da parte dei loro leader per mobilitazioni che vadano al di là del prossimo 29 marzo.

Ma, appunto, sono lo sciopero e le manifestazioni che danno voce e visibilità alla nostra protesta e chiariscono le idee a chi confonde l'associazione sindacale in lotta contro il potere istituzionale da quella che preferisce la sterile "negoziazione al ribasso" con le imprese.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=A6G_4eIaDyY&feature=player_detailpage[/youtube]


E' arrivato il momento di dar forza, corpo e voce alle nostre richieste e alle nostre proposte con lo sciopero generale, per rompere il falso clima di buonismo imperante e, con una massiccia partecipazione e presenza fisica in strada e nelle piazze, sancire il successo di questa mobilitazione denunciando, contestualmente, l'inutilità e la sterilità del sindacalismo che scende a patti con il potere.

Una giornata di sciopero non è abbastanza? E' vero. Chiaramente, il governo non cambierà la sua posizione per un solo giorno in cui il paese si ferma e non funziona. Ma noi diciamo chiaramente al governo che M 29 è solo l'inizio. Lo sciopero partecipato e riuscito dovrebbe servire a convocare la prossima mobilitazione, senza concedere un attimo di tregua. E, nel prossimo, bisogna essere ancora più numerosi e determinati di oggi.

Dalla nostra capacità di mobilitazione, dai rapporti di forza che riusciremo a stabilire in campo dipenderanno gli esiti futuri del movimento. Più grande, intensa e combattiva sarà la nostra mobilitazione meno "chance" avrà il potere (e le forze sociali che, di fatto, lo sostengono) per imporci i suoi diktat.

Se, finora, le riforme precedenti sono state approvate senza colpo ferire è perché non abbiamo lottato a sufficienza, perché abbiamo rinunciato al nostro diritto di difenderci, in cambio di un livello di consumi e di comfort che ora, con la crisi imperante, svaniscono come neve al sole. E' come se qualcuno ci avesse servito in abbondanza del vino a buon mercato e, approfittando dello stato di ebbrezza, ci avesse rubato il portafoglio e pure il vino.

Ora, dobbiamo dimostrare, a noi stessi ed al paese, che di vino ne abbiamo bevuto abbastanza e che siamo ben svegli e consapevoli della nostra forza. E siamo pronti a reagire.
.
FONTE. Il testo originale è stato liberamente tradotto da pp


NOTA a margine: i video proposti in questa nota documentano i "metodi spicci" utilizzati dalle forze di polizia spagnole per reprimere una pacifica manifestazione studentesca svoltasi a Valencia il 22 febbraio scorso.
  discussione chiusa  condividi pdf