L’Europa non è una merce
FSE - 16-11-2002
Nuovi diritti per un nuovo modello sociale.

Catherine Varin (Sans papier, France) e Pino Giampietro (Cobas, Italia) coordinano l’incontro: “al di là delle critiche bisogna cogliere le opportunità aperte dalla Convenzione, il Forum deve lanciare una concezione europea dell’accesso ai servizi di interesse generale definendo nuovi parametri per un’Europa dei cittadini/e”.
Pierre Kalhfa (Attac France) insiste sul fallimento delle privatizzazioni di cui Bruxelles non fa il bilancio: “l’unico vero diritto costituzionale a livello europeo è quello alla concorrenza: i diritti fondamentali dei cittadini sono più importanti, ma non si vincerà la lotta per i servizi pubblici con battaglie a livello nazionale”.
Mirem Etxezarreta (Movimenti Sociali Catalani) parla di privatizzazione delle pensioni. In Europa manca una politica sociale. Denuncia le mistificazioni del discorso sulla crisi dello stato sociale e gli enormi interessi finanziari nascosti dietro i fondi pensione sottolineando la necessità di far capire alla gente che non è vero che ormai siamo tutti capitalisti. E’ necessario lottare per il mantenimento e il miglioramento delle pensioni pubbliche: “non dobbiamo stare solo sulla difensiva, ma lottare contro la politica antisociale dell’UE e proporre forme positive di utilizzo dei risparmi dei lavoratori”.
Cesare Ottolini (Hic, Italia) afferma che “la questione abitativa è fondamentale e deve essere riconosciuta tra i diritti inalienabili: è necessario pensare a nuove forme di lotta”.
Per Ulisses Garrido (CGTP, Portugal) “la privatizzazione è una controriforma ideologica. I sindacati devono lavorare alla difesa dei diritti anche a livello nazionale e domandarne di nuovi, trovando strategie comuni con il movimento”.
Bettina Schwarzmayer (National Unions of Students in Europe) denuncia la commercializzazione dell’educazione, diritto umano da garantire. Joel Decaillon (CGT, France) chiede la creazione di diritti transnazionali per i salariati e l’integrazione delle garanzie sociali nella Carta di Nizza.
Dal dibattito emerge la necessità di fare il punto sulle forme di resistenza europea, ragionare sui limiti del movimento sindacale e chiedere una moratoria delle privatizzazioni. Le conclusioni riprendono l’idea della moratoria e sottolineano la necessità di nuove politiche nei settori che riguardano i diritti delle persone.
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