Pier Luigi Lunerti - 05-02-2012 |
Mentre in Francia si cominciava a respirare aria di rivoluzione, la regina Maria Antonietta invitava il popolo affamato e senza pane a mangiare brioches. Monti, come Maria Antonietta, con aristocratico distacco, invita oggi i giovani a pensare alle gioiose opportunità del lavoro interinale al posto di quel noiosissimo lavoro a tempo indeterminato che abbrutisce e appiattisce la vita. Maria Antonietta se non fosse arrivata la rivoluzione sarebbe stata regina a vita. Anche Monti se non arriverà la rivoluzione sarà senatore a vita. Ma l’Italia del 2012 non è la Francia del 1789. Mi dispiace però che Monti pur essendo professore di economia non abbia avuto il tempo di studiare Voltaire che diceva :“Il lavoro ( quando c’è, aggiungo io) allontana tre grandi mali: la noia, il vizio ed il bisogno. “ |
Giuseppe Annulli - 05-02-2012 |
Una bella lettera aperta, forse un poco retorica (o soltanto aulica), che dice le cose giuste che il destinatario non leggerà e nell'ipotesi che la legga non la comprenderà. Perché vedi, cara Claudia, l'esercizio dello scrivere, anche quando, come nel tuo caso, è connesso ad un pensiero critico, non cambia di un punto il "sistema delle cose". Certo scrivere, comunicare è molto importante ma se poi non si passa all'azione... O pensi che scrivere, comunicare sia già cambiare le cose? Io no. Io penso che bisogna passare all'azione. Prima individuando i nodi e come scioglierli. Faccio un esempio banale. Il neo presidente del consiglio, tecnico prestato alla politica, e dunque politico come altri, è un liberale, uno che difende le banche, le finanziarie, i grandi gruppi economici, insomma chi ha il potere e lo gestisce per il suo tornaconto. Se fa questo è perché è questa (e tu lo hai capito molto bene) la sua cultura antropologica. Cosa possiamo fare per cambiare questo stato di cose? Veltroni ieri sera a Che tempo che fa parlando dei giovani si è augurato un sistema nel quale sia possibile, di nuovo, per un giovane andare in una banca e chiedere un prestito. No. Non può essere questo il cambiamento. Io sogno, al contrario, una società in cui un giovane possa produrre da sé senza chiedere prestiti perché le banche, da sempre, sono gli usurai del mondo moderno (già dal XIV secolo direi!!); o un mondo in cui le banche siano ETICHE, un mondo fatto di tantissime piccole banche ETICHE. Vogliamo, allora, cominciare da qui? Un Banca Etica già esiste. Possiamo incentivarla, valorizzarla, sostenerla, renderla fruibile. Ma gli esempi potrebbero essere infiniti: acquisti diretti dei prodotti della terra, commercio equo e solidale, coltivazione dell'orto nel terrazzo di casa, autoriduzione dei consumi per la benzina... Vogliamo cominciare a fare qualcosa come cittadini e come consumatori o ci accontentiamo di fare delle belle analisi e scrivere lettera aperte che i destinatari non leggeranno (o non capiranno9 mai? |
claudia fanti - 05-02-2012 |
Giuseppe, anch’io considero, la tua, una bella critica per le osservazioni, le quali considero condivisibilissime. E soprattutto perché mi dà modo di spiegare una cosa a cui tengo in modo particolare. La penna (la tastiera) si può usare in tanti modi, così come la lingua. Non sarà che io so che loro sanno che io so che leggono eccome! Anzi, sottolineano addirittura ciò che scrive qualcuno! Sei sicuro che non leggano? Io so che leggono eccome. E so anche che alcuni scrivono sotto pseudonimo perché tempo fa hanno avuto timore addirittura di ripercussioni sulla loro professione. E’ triste, ma è così! Io scrivo a mio nome; inoltre uso proprio volutamente uno stile che non sia accomunabile ai soliti stili che vengono usati per dire cose giuste e pur tuttavia non lette perché le parole usate son di tutti, uguali a quelle di tutti. Su “lorsignori” e per descriverne le competenze, i ruoli, le azioni… si può prendere un articolo qualsiasi di un buon quotidiano, fare un copia e incolla e replicarlo all’ ennesima potenza! E poi, come cittadina, voglio che rimanga scritto quello che penso. Per ciò che riguarda il fare qualcosa di concreto per contrastare, sono d’accordo su tutto ciò che scrivi. Ognuno lo può e lo deve fare nel modo che gli è più congeniale. Lo condivido talmente che infatti qualcosa ho sempre fatto, e soprattutto nell’ambito di mia competenza che considero vitale e così importante da spenderci tutte le mie energie (tranne quelle poche che consentono di affrontare una quotidianità difficile di cui qui sarebbe sì retorico il parlare). Ah, dimenticavo, ringrazio la scrittura così come la parola in generale, per comunicare anche con persone come te, che, raramente, altrimenti, si potrebbero incontrare. Scrivo nella notte, dopo essermi dedicata ad altro, molto altro, e dico viva la libertà di espressione, di pensiero e di comunicazione con le persone lontane. |
claudia fanti - 05-02-2012 |
EVVai, Pier Luigi! Hai proprio ragione! Grazieee! |
Pier Luigi Lunerti - 05-02-2012 |
Caro Giuseppe Annulli scriveva George Orwell «Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario». Non voglio fare il difensore d’ufficio di Claudia Fanti ma pensare che lei scriva per essere letta da Monti mi sembra ingenuo. Banalmente le consiglio di rileggersi la favola del Colibrì. Durante un incendio nella foresta, mentre tutti gli animali fuggivano, un colibrì volava in senso contrario con una goccia d'acqua nel becco. "Cosa credi di fare?" gli chiese il leone. "Vado a spegnere l'incendio!" rispose il piccolo volatile. "Con una goccia d'acqua?" Disse il leone con un sogghigno di irrisione. Il colibrì, proseguendo il volo, rispose:"Io faccio la mia parte!" Nel caso della Fanti la GOCCIA D’ACQUA cade giorno a Scuola come insegnante. P.s. Per chiarirci le dico cosa intendo per linguaggio retorico e aulico: “Bisogna passare dalle parole ai fatti.”- “O un mondo in cui le banche siano ETICHE, un mondo fatto di tantissime piccole banche ETICHE”. Banca etica mi sembra inoltre un ossimoro assoluto. |
Cosimo De Nitto - 05-02-2012 |
Caro Giuseppe, condivido la tua tensione pragmatica, il tuo invito alla praxis come conseguenza del pensiero critico e in coerenza con esso, ma a me pare che la lettera aperta di Claudia, alla fin fine, non sia molto lontana dal tuo "sogno". Qualcuno potrebbe dire che aulicità della pubblica invocazione (lettera) e la visione del "sogno" (I have a dream) non cambiano di un punto il "sistema delle cose". Ma io non sono di questo avviso, in quanto mai le parole sono figlie di se stesse ma del pensiero e il pensiero non è mai fine a se stesso, ad eccezione di quello teoretico. Il pensiero è profondamente legato alle idee, ai sentimenti e quindi ai comportamenti PRATICI, tranne nei casi che sono oggetto di studi clinici. Tutti gli obiettivi che tu indichi sono buoni e condivisibili, ma hanno bisogno di "mediazione" politica, devono, cioè, essere organizzati da soggetti collettivi che devono svolgere una battaglia politica nella società (consenso) e nelle istituzioni (parlamento ecc.) affinché sia data una cornice legislativa che le renda attuabili. Per avere consenso servono le "parole", sotto forma di lettere aperte, articoli, interventi, discussioni, narrazioni, "sogni" ...e ogni forma di comunicazione libera, genere e stile che ci possiamo inventare. Le idee, che attraverso le parole si comunicano e si diffondono, camminano sulle gambe degli uomini e cambiano la storia. Come abbiamo visto. |