Da tempo, ormai, andare a scuola non significa solo stare seduti sui banchi ad ascoltare l'insegnante che dalla cattedra impartisce lezioni e spiega nozioni da memorizzare. Oggi ogni istituto offre agli alunni corsi pomeridiani di ogni genere, attività sportive, recite di teatro, corsi di lingua straniera o per la patente informatica, redazione di giornali, gite, viaggi di istruzione. Tutto a carico dei genitori naturalmente. Che devono pagare per spese che in passato erano coperte totalmente o quasi dalla scuola. E che spesso si ritrovano a dover contribuire portando carta igienica, materiale da cancelleria, e persino detersivi per le pulizie. La crisi colpisce le scuole, e i genitori corrono in loro soccorso.
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Scuola in chiaro', un progetto del Miur per garantire maggiore trasparenza sugli istituti scolastici italiani e dare alle famiglie più informazioni per aiutarli nella scelta per l'iscrizione dei figli, per ora ha dato questi risultati. Il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, aveva presentato il sito come "il primo passo verso un' amministrazione più moderna e trasparente che, attraverso la rete internet, mette a disposizione dei cittadini tutte le informazioni necessarie", ma per ora le informazioni sulla scuola italiana non sono buone.
Dal confronto dei dati sui licei classici e scientifici risulta che spesso il contributo definito 'volontario' versato dai genitori all'inizio dell'anno scolastico è in totale molto più alto del contributo che le scuole ricevono dallo Stato e dalle altre istituzioni, fino a raggiungere anche l'80% del budget dell'istituto. Budget che viene utilizzato per arricchire l'offerta formativa delle scuole, che se no dovrebbero limitarsi alle classiche lezioni frontali. E gli altri licei non stanno meglio, indipendentemente da dove siano dislocati. Nord, sud, centro, isole: lo Stato dà i soldi solo per gli stipendi degli insegnanti e dei tecnici amministrativi e ausiliari.
Per fare qualche esempio: a Torino il liceo 'Volta' conta su entrate che per il 75% derivano dall'aiuto dei genitori degli studenti. A Palermo, che sta in coda alla classifica, la famiglia paga solo il 18% delle spese extra, e a Roma l'82,3% (almeno al liceo scientifico 'Cannizzaro', primo su 223 nella classifica stilata da Repubblica).
Una situazione abbastanza particolare, generata con molta probabilità dai tagli sulle spese dell'ex ministro della Pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, che ha diminuito notevolmente i finanziamenti per l'autonomia scolastica. Nel 2001, infatti, questi ammontavano a 269 milioni di euro. Nel 2011 solo a 79. E così anche le scuole pubbliche, per garantire ai propri studenti una formazione varia e innovativa, sono costrette a chiedere i soldi alle famiglie. Ricordando un po' troppo, in questo, le scuole private, per le quali il governo precedente ha previsto, al comma 14 dell'art.5 della legge di stabilità 2012, uno stanziamento di 242 milioni di euro.
Alessandra Modica