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Stop alla privatizzazione dei corsi di lingua all'estero
Daniela Tazzioli - 23-12-2011
AL MINISTRO DEGLI ESTERI TERZI DI SANT'AGATA


Signor Ministro,
le chiediamo di fermare il tentativo di privatizzazione dei corsi di lingua e cultura italiana all'estero messo in atto dalle proposte parlamentari del senatore Micheloni e dall'onorevole Narducci.

Se passano le loro proposte, le conseguenze saranno:
1. Soppressione totale dei posti MAE sui corsi di lingua e italiana in tutto il mondo.
2. Rimpatrio di tutti gli insegnanti e amministrativi impegnati nei corsi.
3. Finanziamento di milioni di euro pagati dai contribuenti italiani in Italia (non all'estero) destinati agli enti privati a cui il MAE ha già appaltato parte cospicua di tali corsi e che operano con criteri di poca trasparenza sia nella gestione dei fondi loro destinati sia nei criteri di assunzione del personale in loco.
4. Preclusione per i docenti vincitori delle prove di selezione linguistica del dicembre 2011 della possibilità di essere destinati all'estero sui corsi di lingua e cultura.

Questo provvedimento, che viene spacciato come fonte di risparmio per lo Stato, in un momento così difficile per le sue finanze, è in realtà un tentativo di privatizzare il sistema dell'istruzione pubblica all'estero e di foraggiare ulteriormente, con milioni di euro provenienti dalle tasche di cittadini italiani che pagano le tasse in Italia, le iniziative di enti privati che rappresentano i bacini di riferimento elettorale dei parlamentari suddetti.

Attualmente, a fronte di 350 insegnanti di ruolo operanti all'estero sui corsi, il MAE finanzia 34.791 attività di insegnamento e di sostegno scolastico in 35 Paesi, gestite da enti, associazioni, comitati (circa 260) e scuole locali ai quali il Ministero degli Affari Esteri concede più di 294 contributi, a valere sul cap. 3153, per il funzionamento dei corsi e per la retribuzione dei 6.500 docenti assunti in loco. Il personale degli enti, assunto e retribuito con fondi provenienti dalle tasche dei contribuenti italiani residenti in Italia, non paga le tasse in Italia bensì nel Paese di residenza.

Riteniamo pertanto scandaloso che, con le tasse dei cittadini italiani residenti in Italia, si finanzino enti privati all'estero.
Le chiediamo di non accogliere le proposte dei parlamentari suddetti e di fermare qualsiasi ulteriore tentativo di privatizzazione dell'istruzione pubblica all'estero.

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