La media oltre la media
Francesco Di Lorenzo - 07-12-2011
Dallo Speciale Notizie dal fronte 2011-2012


Ormai siamo abituati. C'è sempre qualcuno che scopre, ad intervalli quasi regolari, quali sono 'i mali' che affiggono la nostra scuola e ce li rivela. Adesso, ad esempio, sul banco degli imputati e sulle pagine dei giornali, si trova la 'scuola media'. Secondo il 'rapporto sulla scuola italiana del 2011', promosso dalla Fondazione Agnelli, è proprio in questo segmento di scuola che avviene il 'fattaccio'. Nel passaggio dalla scuola elementare alla media, infatti, gli alunni subiscono una drammatica flessione negli apprendimenti.

Inoltre, si legge nel rapporto, la scuola media non è ben vista dalle famiglie e neanche dai colleghi di altre scuole. Ancora, sarebbe proprio durante i tre anni incriminati, che esplorerebbe la contraddizione del nostro sistema scolastico: la mancanza di mobilità sociale. I divari dovuti all'origine socio-culturale degli allievi, dalla scuola media in poi saranno difficilmente compensabili. Insomma, i figli di genitori poco scolarizzati e i ragazzi stranieri, definiscono in quegli anni la loro condizione di svantaggiati. Perché poi alle superiori, a complicare la situazione, si aggiunge il più alto tasso di abbandoni scolastici d'Europa.

L'ultimo tassello del mosaico della negatività, sempre secondo il rapporto, è questo: gli insegnanti delle medie sono i più anziani, i meno soddisfatti della loro preparazione e i meno stabili, nel senso che il 35% cambia scuola ogni anno.

Senza voler essere ideologici e provare un certo disagio e scetticismo verso dati a volte contrastanti (e usati un po' a rischio e pericolo, per non dire a uso e consumo), se solo un po' si hanno a cuore le sorti del nostro paese, ci sarebbe da lavorare e seriamente. Negli ultimi quindici anni i pochi tentativi di cambiare radicalmente le cose, sono naufragati. C'era stata la riforma dei cicli di Berlinguer che aboliva la scuola media e rimescolava le carte, in quanto prevedeva un solo ciclo primario di sette anni, ma fallì. Altri, poi, hanno deciso di cambiarne il nome, sperando che così facendo avvenisse qualche miracolo. Infatti, ora si chiama scuola secondaria di primo grado. Ma nulla è cambiato.

Che la scuola media sia il nodo cruciale del nostro sistema scolastico, è un po' chiaro a tutti. Che dal 1962, anno dell'istituzione della scuola media unica, siano passati una cinquantina di anni, potrebbe indurre a qualche riflessione. Aspettare ancora qualche anno per leggere un altro rapporto sulla crisi della scuola media, forse non è il caso. Verificare bene e poi agire? Sarebbe auspicabile.

La notizia l'ha data l'ex ministro De Mauro nel corso di un convegno a Firenze. Più del 70% della popolazione italiana, secondo statistiche internazionali, "si trova al di sotto del livello minimo di lettura e comprensione di un testo scritto in italiano di media difficoltà. Il 5% non è neppure in grado di decifrare lettere e cifre".

In pratica, ammonisce il professor De Mauro, stiamo facendo passi indietro da giganti. Se centocinquanta anni fa il livello di analfabetismo raggiungeva il 78%, ma poi si è andati avanti bene, oggi la situazione per molto aspetti è drammaticamente bloccata. Il professore ha concluso, che la "regressione alfanumerica dilagante tra le persone di età adulta, come rilevato da alcuni economisti, è da collegare con il ristagno economico italiano". Che sintetizza, al di là di ogni possibile interpretazione, la realtà così com'è. E chi vuole vederla, deve solo spostare le fettine di prosciutto che da qualche tempo oscurano la vista a tante persone.
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 Aida Tiziana Barisone    - 11-12-2011
L'età degli alunni è, secondo me, un fatto determinante. Infatti ragazzi e ragazze passano dall'infanzia all'adolescenza proprio durante le medie inferiori, spesso con grande fatica psicofisica. Famiglia e società non sono sempre in grado di accompagnarli serenamente in questo percorso e oggi ancor meno di un tempo... Lavoro da 30 anni nella scuola media e trovo che ci sia sì grande stanchezza (e dove non ce n'è?), ma il lavoro che ogni giorno si fa con i ragazzi è tanto, articolato e medidato dalla maggior parte dei colleghi.