Lo sciopero nelle scuole.
Francesco Paolo Catanzaro - 11-11-2002
La categoria dei docenti, si sa, è una delle più maltrattate sia dal punto di vista retributivo che da quello sindacale. Spesso si combatte “ sindacalmente”… perché?
Per migliorare la qualità della vita ? Anche.
Perché vengano riconosciuti diritti calpestati? Pure.
Ma quando i docenti adottano l’arma dello sciopero diventato un po’ patetici. Sì, perché gli scioperi che vengono portati avanti in ambito scolastico mi sembrano dei “ surrogati” di protesta più che energiche azioni di rivendicazione..
Tutto comincia una mattina…
Arriva un fax dalle associazioni sindacali e la dirigenza già si dispera: “ Porc…giorno X c’è lo sciopero, cosa devo fare?”- si chiede il dirigente scolastico. “Devo fare chiudere la scuola o posso sfruttare la scorretta informazioni dei docenti supplenti per sostituire gli scioperanti?”
(Eh, caro dirigente scolastico, non sai che i docenti scioperanti non possono essere sostituiti dai colleghi?!)
Preso atto della giornata di mobilitazione allora il Preside fa una circolare, chiedendo ai colleghi di segnalare con una “croce” accanto al proprio nome se hanno intenzione di scioperare: ( Ma se il docente segnala la sua intenzione di scioperare, che sciopero è ?)
La segnalazione anticipata mi sa di liste di proscrizione!
Alcuni colleghi si mordono le dita, pensando che quel giorno coincide con il loro giorno libero e arrabbiati con la sorte, si ripromettono di seguire l’evoluzione della protesta dalla televisione… ( Neanche per sogno, non si è in servizio…)
Altri si sfregano le mani: un giorno di vacanza inaspettato! E favoleggiano mattinata in giro per i negozi a fare shopping da soli o con la propria famiglia. ( Ebbene gli scioperi contribuiscono alla riunione familiare. Meno male che di tanto in tanto se ne fanno alcuni!)
Iniziano le discussioni sindacali tra colleghi di differente credo politico e per un attimo si ha la sensazione che una forza, un movimento possa far scaturire scintille per raggiungere successi e gratificazioni.
Ed arriva il giorno dello sciopero…
Il vicepreside affannato corre in sala professori per registrare le assenze ma si accorge che quasi tutti i docenti sono presenti. E lo sciopero? Che cosa se n’è fatto ?
Qualcuno commenta : “ Non me la sentivo di farmi decurtare 50 euro circa dallo stipendio!” E poi, si sa, decideranno gli altri, perché devo fare questo giorno di assenza, oggi ho solo due ore…”
Nell’istituto non si avverte nessun’aria di sciopero. Tutti i docenti hanno finito di litigare verbalmente, mostrando fantomatiche tessere sindacali di diverso colore politico. Solo gli studenti hanno immediatamente captato dalle parole della circolare “ Domani non si assicura il normale svolgimento delle lezioni” un segno di rilassamento didattico e non sono entrati a scuola , vista pure la bella mattinata di sole.
Ecco che i docenti si riuniscono nella sala professori ed attendo tra una chiacchiera e l’altra di completare l’orario di servizio del “ nulla”.
Intanto arrivano i comunicati dalle associazioni sindacali: “Lo sciopero è stato un successo” e si indicano percentuali altissime di adesione, subito smentite dal Ministero che fa precipitare le adesioni reali nell’abisso della normalità frustrante del docente.
La giornata di sciopero è trascorsa…
E che cosa si è ottenuto?
Nulla.
Quei pochi docenti che hanno effettivamente scioperato con consapevolezza si sentono abbandonati ed emarginati. Potrebbero entrare anche in crisi ed assentarsi per qualche giorno.
Ma un nuovo fax pulsa in segreteria. Si comincia a sperare per un nuovo giorno di MOBILITAZIONE… Ma quale mobilitazione del cav…, se i docenti si dichiarano delusi del loro stesso comportamento?
Intanto i diritti sono sempre più calpestati: lo stipendio è sempre meno adeguato alle esigenze del caro- vita ,( Un giorno c’era la scala mobile! Peccato che s’è inceppata!) e lo Stato si bea di questa classe poco rumorosa di intellettuali, che pensa e non sa agire, si lamenta e si lascia abbindolare dalle promesse ( che sa false) dei politici di turno e progetta di tagliare le cattedre e di abbassare gli stipendi. ( Tanto nessuno si lamenterà, o al limite “can che abbaia non morde”!).
Chissà, però, se un giorno cambierà l’atteggiamento verso lo sciopero da parte dei docenti e lo si vedrà come un’arma indispensabile per la lotta civile dei diritti calpestati.
Eppure una riflessione non può farci male.
Noi docenti potremmo imparare molto dagli autotrasportatori che quando decidono uno sciopero lo portano avanti con tale convinzione e non smettono se non ci sono garanzie concrete sul loro futuro.
Allora, speriamo che gli autotrasportatori possano presentare un progetto per l’aggiornamento dei docenti sulle forme di lotta e sulla loro effettiva efficacia! Vi assicuriamo che i collegi docenti e i consigli d’istituto lo approveranno! Ce n’è bisogno!
La realtà, ahimè, è che il docente contemporaneo non crede al proprio sciopero ed è per questo che blatera, blatera, sogna stipendi europei ma dimostra alla fine una finezza sindacale da australopiteco su seggiolone…

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