I ragionamenti da uomo qualunque
Monica Capezzuto - 05-11-2011
Te li ritrovi dappertutto. Nelle sale d'attesa, per strada, mentre aspetti la metrò. E' un modo come un altro per rassicurare se stessi, condividere qualcosa con un estraneo per capire dove si sta andando a parare, se davvero negli altri c'è o non c'è la percezione della crisi, se davvero ci si deve preoccupare se quei quattro spiccioli conservati sul conto corrente ti saranno sottratti dalle banche. Ogni discorsetto dell'italiano medio sulla crisi vive di ciò che sente nel segno della più classica tradizione orale: ascolto, rielaboro e mi formo un'opinione. Che sia aderente ai fatti o meno è un altrodiscorso. Il tutto per esorcizzare il vento spettrale della bancarotta così come è vissuta nella vicina Grecia o negli States, con la gente finita a dormire sotto i ponti. Ma dov'è questa crisi? In fondo, nella vecchia solida Europa e nella vecchia solita italietta, tanto male non si sta. "Ristoranti pieni," città d'arte invase dai turisti, l'economia che, suo malgrado, gira. Lo dicono tutti, ce lo fanno vedere in tv, verità assoluta del rassicurante megafono istituzionale. Un discorso da uomo qualunque, appunto, al di fuori delle logiche politiche. E lo accetterei pure se non fosse che, tale discorso popolare, te lo faccia-da un pulpito internazionale- proprio Lui, il papi nostrano, signore dell' Italia sputtanata e qualunquista, "imbonitore" di foggia brillante che venderebbe ghiaccio agli eschimesi. Prove a discarico, fatti concreti, mica bruscolini. "Ristoranti pieni, aerei stra-pieni", che si sappia in Europa, un paese cariato e sorridente comunque. Cetto, ehm, certo, se un pò di "crisina" c'è, la colpa è tutta della sinistra che ci ha voluti nell'euro e non ha vigilato nel cambio: "Oggi con 80 euro si torna dal supermercato con un carrello che non contiene molte cose. Con 80mila lire c'erano nel carrello tante cose". Discorsi nazional-popolari, appunto, che senti tutti i giorni, ad esempio, dalla tremolante voce delle vecchiette pensionate durante la spesa, che litigano con i centesimi borbottando tra loro : "'st' euro ci ha rovinati". E tutti ad annuire.
La crisi de noandri è un accanimento politico inventato da regie occulte per scardinare la settima potenza mondiale, che spende fondi nella difesa come se fosse una macchina da guerra ma che muore annegata dalle piogge, una potenza che difende la casta ma che non tutela il lavoratore, producendo più morti di una guerra dichiarata. La crisi c'è ed è quella che non vogliono farci vedere, quella che l'apparenza non declama e che nella società iconica non esiste. E' nascosta sotto il tappeto, stretta tra le mura di chi è cassaintegrato, di chi, precario da vent'anni, si trova disoccupato stabile, di chi non si cura perché non può comprare le medicine, di chi nuota in silenzio e s'arrangia per non annegare. Lo spasmo prima di morire di un Paese che soffre in silenzio.Senza rumore. Questo è quello che si vuole ignorare, un'Italia che cresce demograficamente solo grazie agli extracomunitari, un 'Italia agganciata all'Africa più che all'Europa, ma che non riesce a liberarsi del dittatore, in ritardo con tutti gli appuntamenti della storia, che dirotta i fondi della ricerca nel fallimento della compagnia di bandiera, che si ostina a costruire un ponte fantasma, che non vede, che non vuol vedere, cervelli che scappano via per non soccombere, la distruzione di generazioni di quarantenni e cinquantenni che hanno tanto da dare ma che sono tagliati fuori da tutto. Dalla vita stessa. Ma in fondo, cosa importa? I ristoranti sono pieni. Gli italiani moriranno di colesterolo, mica di anemia. Che si sappia, in Europa e nel mondo intero.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Massimo Cevasci    - 06-11-2011
Uno specchio di quello che siamo. Io aggiungerei che non si vede gran che di meglio all'orizzonte.

 Monica Capezzuto    - 07-11-2011
Purtroppo è vero.La politica ha disilluso.C'è stato un gioco al ribasso che ha deluso la gente e che ci ha buttati nella melma. Il problema è come uscirne, come far tornare nella gente l'entusiasmo e la voglia di partecipare attivamente alla vita politica e cittadina invece di starsene rintanati nel proprio orticello.Per chi ce l'ha.