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La comunicazione ai tempi di Internet
Sinistra svegliati - 03-06-2011
di Stefano Balassone
docente di Strategia dei media alla Luiss e all'Università Suor Orsola Benincasa


Il web è una rete in cui gli allocchi cascano facilmente. Un solerte collaboratore della Moratti ha prontamente assicurato un interlocutore di Twitter che a Sucate (paese dalla tipica desinenza del nord lombardo) la moschea sarebbe stata senza fallo dismessa, come da tormentone elettorale; Red Ronnie, sul suo Facebook, ha denunciato che Pisapia ha fatto saltare il suo concerto del 21 p.v. Però Sucate non esiste e Pisapia, non ancora sindaco, non può decidere niente circa i concerti in luogo pubblico. A questo punto è scattato il puntiforme dileggio sulla Rete. L'inesistente Sucate (dal nome birbone) ha cominciato a prendere forma, sullo stile dei web-giochi di costruzione, con regolari attività di Giunta, fiere periodiche e via alludendo. Mentre a Red Ronnie non è restato che rinserrarsi nel suo Facebook privato, abbandonando quello pubblico ai lazzi dei tanti che gli attribuivano fantasiose scempiaggini, sull'abbrivio del modo di pensare che aveva lasciato trasparire con la sua gaffe. Non è questione di destra e sinistra. Se un collaboratore di Di Pietro assicurasse pronti accertamenti a un tweet che sollecitasse la liberazione di Betty Boop, sequestrata a Palazzo Grazioli, le conseguenze sarebbero le stesse. Già immaginiamo le mappe delle segrete del Palazzo, sotto il lettone di Putin, che rimbalzano di Facebook in Facebook e i manifesti taroccati per Betty libera, lo garantisce Di Pietro. Per chi cade in quelle trappole non può esserci pietà.

Fossimo giornalisti, autori televisivi o politici non saremmo affatto tranquilli. Il povero alter ego della Moratti e Red Ronnie sono inciampati nei rischi del "parlare automatico", quel modo di comunicare che sfrutta i luoghi comuni per lanciarli come sassi nello stagno della pubblica disattenzione. Nell'era che precede l'epifania di Sucate e il martirio di Red Ronnie quel linguaggio funzionava alla grande senza nulla che lo disturbasse, posto che la forza dei media consiste nel lisciare il pubblico dal verso del pelo e non nel fargli il lavaggio del cervello. Insomma, Orwell sbagliava: il Grande Fratello non ci plasma, ma ci coccola. Ed ecco perché i mass media per rivolgersi a tanti sconosciuti utilizzano gli stereotipi che si suppone vadano per la maggiore (w la f..., voglio un marito ricco, mia cognata è una str..., abbasso i rom, si stava meglio quando si stava peggio, etc). Ma se i mass media (e la politica che li scimmiotta) sono una bolla di luoghi comuni, l'irrompere della comunicazione interattiva di rete quella bolla la fa scoppiare. Questo è il senso degli episodi che ricordavamo. Qualcuno l'ha sparata grossa, perché pensava che come tante altre volte contasse non ciò che si dice, ma chi lo dice. Ed ecco che in rete qualcun altro se ne accorge e lo fa notare, entrando direttamente nei siti Twitter e Facebook del colpevole, come una interferenza nel TG di Emilio Fede che annichilisse di colpo il tran tran delle sue giaculatorie. Oppure un Premier italiano fa una figura di cioccolata con Obama straparlando delle sue ossessioni, e migliaia di italiani entrano nel sito di Obama per dichiararsi estranei mentre nessuno clicca nel sito del Premier per dichiarargli affetto e comprensione.

La rete e mezzi formidabili alla portata di tutti come i motori di ricerca, le camere digitali, i video montaggi, consentono interventi tempestivi, documentati e dotati di forza espressiva. La conclusione, purtroppo per chi fa il mestiere della comunicazione, tanto in politica quanto in televisione o sui giornali, è che d'ora in poi converrà pesare bene quel che si dice e diffidare di quel che si legge. Il parlare automatico, lo schierarsi a priori, che, nell'impossibilità di esprimersi dei più, tante rendite hanno garantito in passato, oggi rischiano di portare rovina. Gente avvisata...

da Sinistra svegliati

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