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Allarme per i blogger: confermato l'oscuramento del blog Accade in Sicilia
La Stampa.it - 30-05-2011
Per la Corte di Appello di Catania si trattava di «stampa clandestina»

FEDERICO GUERRINI

"Punirne uno, per educarne cento". Dalla Sicilia arriva un pessimo segnale per chi ha a cuore la libertà di parola sul Web e la mente torna alla vecchia massima degli amanti della disciplina. D'ora in poi, chi gestisce un blog dovrà stare con gli occhi ben aperti per evitare di essere accusato di svolgere impropriamente attività giornalistica e vedersi oscurare il sito.

C'era attesa in questi giorni, fra i blogger di più lungo corso, per una sentenza in arrivo dalla Corte di Appello di Catania: in discussione la revisione del giudizio di merito sulla condanna, avvenuta nel 2008, dello storico siciliano Carlo Ruta, accusato a suo tempo di "stampa clandestina" - in ossequio a una legge del 1948 - per non aver registrato come testata giornalistica il blog Accade in Sicilia.

Chi sperava in un ribaltamento di una sentenza che aveva portato diversi commentatori ad accomunare l'Italia, quanto a censura della libertà di espressione su Internet, a Paesi come Cuba, la Birmania, e la Cina, resterà deluso: niente lieto fine, almeno per il momento: i giudici, con verdetto deciso il 2 maggio ma reso noto solo in questi giorni, hanno confermato la precedente condanna del tribunale di Modica, condannando Ruta al pagamento di un ammenda di 150 euro.

Il sito, che raccoglieva materiale storico su eventi come la strage di Portella della Ginestra ma anche inchieste di maggiore attualità, è offline ormai dal 2004. Si può avere un'idea del suo contenuto attraverso la macchina del tempo del sito Webarchive.org

"È una condanna che non ha ragione di essere - commenta Ruta raggiunto al telefono - il mio era un normale blog personale dove inserivo le mie riflessioni su eventi storici e di attualità, senza alcuna periodicità regolare".

Lei, in un'intervista rilasciata nel 2005 aveva parlato di "poteri forti" che avrebbero desiderato la chiusura di Accade in Sicilia. A cosa si riferiva?
Oltre a occuparmi di vicende storiche, nel blog avevo parlato anche di eventi più recenti, come la situazione delle banche in Sicilia (nel sud-est dell'isola si era creata a mio avviso una situazione anomala; questa parte della Sicilia sembrava essere diventata un piccolo "paradiso fiscale") e i punti oscuri riguardanti le indagini sull'omicidio, negli anni '70, del giornalista dell'Unità e dell'Ora Giovanni Spampinato. Nel momento in cui ho iniziato a occuparmi di questi fatti, sono partiti gli attacchi. Prima le querele, una decina di procedimenti, li ho vinti tutti, poi hanno deciso di oscurarmi usando una legge del 1948, nata in un momento particolare, in cui si temeva potessero risorgere riviste che inneggiavano al partito fascista, e rimasta da allora lettera morta.

Da chi è partita la denuncia per violazione della legge sulla stampa clandestina?
Dal procuratore di Ragusa, lo stesso che si era occupato delle indagini su Spampinato. Ci tengo a precisare che sulla conduzione delle stesse non avevo attribuito colpe, mi ero limitato a dire che forse si sarebbe potuto indagare più a fondo.

Perché non ha più riaperto un altro blog dopo la fine di Accade in Sicilia?
Ci ho provato, per un certo periodo, avevo aperto un blog registrandolo in America, a San Francisco, ma ho avuto un sacco di problemi tecnici, spesso non riuscivo a comunicare col server e il blog restava inaccessibile per giorni, per cui ho deciso di lasciare perdere.

Cosa farà, adesso, dopo questa nuova condanna?
Il reato sarebbe in prescrizione, ma ho deciso di non approfittarne perché sarebbe come avallare la sentenza, e una sentenza della Corte di Appello fa giurisprudenza. Non penso che si tratti di una questione personale, che riguarda solo me - è una sentenza che cade in un momento ben preciso; la situazione della libertà di espressione in Italia è molto difficile, basta vedere il decreto Alfano o gli ultimi intendimenti del governo Berlusconi, e credo che si sia deciso di lanciare un messaggio al Web; è un discorso intimidatorio, una spada di Damocle lasciata pendere apposta sui blogger. Per cui ho deciso di fare ricorso in Cassazione.


FEDERICO GUERRINI

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