Di fronte alla crisi finanziaria ed economica esplosa all'indomani del tentativo (2007) di scippare il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) dalle tasche dei lavoratori, i Fondi pensione, questi strumenti finanziari, per anni presentanti come il mezzo che, unico, poteva garantire quella cosiddetta pensione integrativa all'indomani della trasformazione della pensione pubblica in sussidio di povertà per i futuri anziani, sono scomparsi per almeno due anni dalla scena mediatica del paese.
Le ragioni sono ovvie: lo tsunami finanziario del 2008 ha consigliato lor signori di glissare sull'argomento e dopo la buona performance del 2009, nonostante un mediocre 2010, le sirene dei fondi pensione hanno ripreso, in vero ancora timidamente, a canticchiare dalle colonne del Sole 24 Ore e negli articoli di ben remunerati esperti.
I vizi comunque sono sempre gli stessi.
Dovendosi confrontare con il convitato di pietra costituito dal piccolo, ma solido e imperturbabile rendimento del TRF, gli analisti ricorrono sempre ai medesimi squallidi imbrogli.
In primo luogo mentre il rendimento del TFR è presentato al netto dell'imposta dell'11% fissata nel 2001, quello relativo ai fondi pensione è presentato al lordo, ovvero facendo una comparazione falsa ed ingannevole tale che, se fosse, come dovrebbe, essere considerata pubblicità comparativa a favore dei fondi pensione, sarebbe evidente materia per gli strali della competente autority.
A differenza del TFR i rendimenti dei fondi pensioni sono gravati, oltre che dal medesimo prelievo fiscale all'11%, anche dai costi di gestione del fondo che variano da una percentuale di qualche decina di centesimi per i fondi negoziali ad una media di circa il 2% per i fondi assicurativi.
E' di tutta evidenza che una comparazione alla "pari", ovvero con una comparazione tra i rendimenti netti, come vedremo, costringerebbe lor signori ad e v i t a r e anche per il 2011 l'argomento del fondi pensione.
L ' a l t r o , consueto, imbroglio è quello di sommare algebricamente i rendimenti per i diversi anni per dimostrare nel complesso del periodo in esame una situazione decisamente migliore rispetto a quella reale. A questo proposito l'esempio è noto: se un fondo in un determinato anno perde il 50% del capitale e l'anno successivo recupera un analogo 50%, mentre algebricamente la somma è pari a zero, nei fatti il soggetto ha perduto il 25% del proprio capitale (il 50% di 100 è 50 e il 50% di 50, ovvero del capitale residuo, è 25 per un totale finale di 75).
Si, ma allora come sono andate realmente le cose?
In primo luogo esaminiamo il rendimento del TFR che è determinato da un incremento pari al'1,5% più il 75% dell'inflazione annua determinata al 31 dicembre di ogni anno.
Il dato conseguente è nella
tabella 1.
Se noi prendiamo in considerazione un accantonamento di 100 € effettuato nel 2007 abbiamo l'andamento annuo della sua rivalutazione come TFR esplicitato in
tabella 2.
In sostanza nel 2011 quei 100 €uro sono divenuti 110,75 €uro netti con un rendimento annuo netto del 2,69%, determinato nella sua bassa consistenza dal basso valore dell'inflazione avuta.
Ma se quei 100 €uro fossero finiti in un fondo pensione, che fine avrebbero Naturalmente occorrerebbe esaminare l'andamento di ogni singolo fondo pensione e, all'interno di quel singolo fondo pensione, l'andamento della specifica linea di investimento cui il sottoscrittore avrebbe aderito.
In questa sede ci limiteremo a distinguere solo le tre grandi categorie di fondi (chiusi o negoziali, aperti ed assicurativi) assumendo per ciascuna categoria di fondo il rendimento medio ottenuto ed applicando a ciascuna di esse, oltre alla tassazione sugli utili, l'ISC (Indicatore Sintetico Costi) medio fissato per una permanenza di 10 anni.
I risultati sono riportati sulle
tabelle 3, 4 e 5.
Nella sostanza, se i fondi chiusi o negoziali hanno in realtà una performance inferiore al 50% rispetto al TFR (l'incremento reale su 100 €uro e di soli 4,26 €uro con una percentuale netta dell'1,07%) i fondi aperti erodono direttamente il capitale versato con una perdita di 8,23 €uro per gli aperti che arriva a 17,40 €uro per gli assicurativi.
...E gli analisti si domandano perché i fondi continuino a non avere appeal tra i lavoratori.
Severo Lutrario
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