breve di cronaca
Quel pezzo di carta
ADiscuola - 13-04-2011
Stralciamo dal sito dell'ADi, cui rimandiamo per un doveroso approfondimento, e proponiamo alla comune riflessione.
Crediamo ne valga la pena, perchè crediamo nella scuola.
Red


Il merito scolastico

Una riflessione approfondita sulla natura del merito scolastico s'impone.

In generale si ritiene che il merito in seno all'istruzione sia giusto e che giusti siano i premi, intesi come diplomi e lauree, assegnati agli studenti meritevoli, i quali attraverso questi titoli riescono ad ottenere lavori più redditizi.

Ora se è vero che grazie ai titoli di studio, in particolare grazie alle lauree, è più facile trovare un posto di lavoro e guadagnare di più (dato comprovato da diverse indagini), non è assolutamente vero che questi titoli siano assegnati in modo giusto e ai più meritevoli.

L'insistenza sul merito scolastico maschera in realtà grandi disuguaglianze e ingiustizie sociali.

Una soluzione a queste ingiustizie non è evidentemente l'apertura indiscriminata ai diplomi e alle lauree. Più grande è il numero dei laureati, minore è il valore delle lauree. Se tutti diventano dottori, il titolo di dottore non conta più nulla. In altri termini, non è con la semplice attenuazione della selezione scolastica e universitaria che si correggono gli errori che si compiono nell'individuare e valorizzare il merito.

Ugualmente non è una soluzione l'opposto, ossia una drastica selezione tout court. In primo luogo perché l'impostazione degli studi e gli strumenti di valutazione di cui i docenti dispongono non consentono di selezionare in modo giusto e corretto i meritevoli, in secondo luogo perchè è estremamente difficile riuscire a trovare una soluzione scolastica giusta a un problema che affonda le sue radici nel funzionamento ingiusto della società e dell'organizzazione del mercato del lavoro.

Ciò premesso, è evidente che una società non può fare a meno di una classe dirigente, e più questa élite, sia politica sia scientifica, è giusta, cioè rappresentativa della società dal punto di vista della ripartizione della popolazione tra classi sociali, migliore è la società.

Il problema dei criteri di giustizia nell'individuazione del merito, pur con tutte le difficoltà sopra espresse, non può pertanto essere eluso.

Come si selezionano i migliori in modo giusto da un punto di vista scolastico, culturale e socio-economico? Qui mi limiterò a dire che le indagini internazionali ci indicano che:

1) ci sono sistemi scolastici e universitari che fanno meno errori di altri nella selezione. Quindi la scuola non deve continuare a trovare alibi del suo mal funzionamento nei mali della società. C'è un ruolo autonomo che la scuola deve giocare per essere meno ingiusta e sostenere i più svantaggiati a non essere discriminati.

2) Ci sono società che sono strutturate in modo da correggere gli errori che i servizi di istruzione commettono nella selezione e premiazione dei meritevoli. Queste società sono paradossalmente, come ha affermato Dubet, quelle nelle quali i diplomi scolastici hanno meno valore, nel senso che non hanno un peso eccessivo nella distribuzione dei posti di lavoro e dei posti di potere.

[...]

Il valore legale dei titoli di studio

Alla luce di quanto è stato sopra esposto, togliere il feticcio del valore legale del titolo di studio potrebbe probabilmente aiutare a rendere più giusto l'apprezzamento dei migliori e la valorizzazione del merito.

Formalmente il valore legale del titolo sancisce il possesso di una preparazione culturale e professionale omogenea su tutto il territorio nazionale, in quanto conforme agli standard fissati dagli ordinamenti degli studi scolastici e universitari. In nome di questa presunta conformità tutti i titoli sono uguali di fronte alla legge. Ma sappiamo bene che non è così, quando si considera l'aspetto sostanziale e non formale.

Dai titoli con « valore legale » dipendono in Italia la prosecuzione negli studi, l'ammissione agli esami di stato per l'iscrizione agli albi professionali, la partecipazione ai concorsi pubblici.

Chi paga più di tutti il valore legale dei titoli di studio è notoriamente la Pubblica Amministrazione, dove per l'accesso pesa di più il certificato attestante il titolo di qualsiasi reale preparazione. Così non è nelle aziende private, che hanno criteri di reclutamento basati prevalentemente sulle effettive competenze possedute.

Se si demolisse il feticcio del pezzo di carta forse diminuirebbe:

1) lo scollamento dei corsi di studio rispetto alla realtà economica esterna;

2) la fuga dall'Italia dei cervelli migliori;

3) quella mentalità conservatrice che concentra il proprio interesse nei confronti degli studi solo ai fini del fatidico 'pezzo di carta'.

Norberto Bottani

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