Mai rassegnarsi
Francesco Di Lorenzo - 12-03-2011
Dallo Speciale Notizie dal fronte



Il governo continua senza soste la sua impresa di delegittimare la scuola e di conseguenza lo studio. Cos'altro significano i dati nudi e crudi resi noti dalla Cisl, nei quali si legge che sono state tagliate negli ultimi tre anni più di ottantamila cattedre?
Invece, è il presidente della repubblica Napolitano, l'unico esponente istituzionale, che non perde occasione per parlare diversamente e chiaramente di scuola e del futuro dei giovani.
Parla del dovere di innalzare gli standard formativi e di valorizzare le migliori energie intellettuali e creative. Dice, ancora, che solo così sarà possibile 'superare le attuali difficoltà di ordine economico e sociale ed affrontare efficacemente le grandi sfide del nostro tempo'. E in un'altra vicina occasione aveva detto: 'è giusto perseguire la strada del rigore nei conti pubblici, ma i tagli alla spesa non possono essere fatti con il machete'. Se non altro, un po' di consolazione, le sue parole ce la consentono.
Anche perché, a queste parole, il ministro dell'economia oppone soltanto che i nostri conti sono in ordine. Sarà?
Quanto poi al ministro Gelmini, in aula, alla Camera, rispondendo ad un'interrogazione parlamentare ha affermato che: "La scuola non é né di destra né di sinistra, é un'infrastruttura del sapere che va migliorata nella sua qualità". Evidenziando così, inconsapevolmente, quanta potenza interna (ed esterna) hanno le parole. Quale differenza di tono, di senso e di sentimento. Quanta anima c'è nelle affermazioni di Napolitano, e quanta mancanza di vita calore energia e spirito, ci sia nelle parole degli altri.

È in uscita il libro del sociologo Marcello Dei dal titolo "Ragazzi, si copia". Le prime anticipazioni sulla ricerca, condotta in modo accurato, ci dicono quello che almeno si sospettava. In Italia copiano tutti, in tutti gli ordini di scuola, fino all'Università. Lo si fa senza eccessivi sensi di colpa, a volte anzi magnificandone la furbizia. Certo, che è un po' la nostra caratteristica. Nessun ministro italiano si dimetterebbe per aver copiato la sua tesi di laurea. Anzi, da qualche parte sarebbe premiato, di sicuro. Ma neanche siamo come gli americani che considerano il copiare disprezzabile e negativo, tanto che si viene espulsi dalle università in caso di plagio. Siamo fatti così? Rassegnarsi mai!


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