Riflessioni varie tra caste, replicanti e pecore elettriche
Gianfranco Amodeo - 08-03-2011
Indirizzo queste parole al popolo ed ai dirigenti di sinistra. Ma anche al popolo "di destra". Non ai suoi dirigenti.

Le parole d'ordine del nostro attuale, e spero ancora per poco, governo sono in questo caso legate ad un attacco alla scuola pubblica, covo sostanzialmente di insegnanti comunisti, che rovinano i giovani inculcando ideali contrari a quelli insegnati dalle loro cattolicissime famiglie. Cattivi maestri contro buoni padri.

Tale concetto fa il paio con l'altro tormentone "i magistrati sono una casta di intoccabili" oltretutto anche loro comunisti.

Ovviamente anche i docenti di ruolo della scuola pubblica sono visti come una casta. E lo sono. Casta di paria.

Sui magistrati mi pronunzio poco, anche se ne ho conoscenza molto ravvicinata per parentela ed amicizia. Sono davvero una casta ed una riforma del loro ordinamento sarebbe auspicabile. Ma dovrebbe esser fatta nell'ottica di un radicale miglioramento della qualià del servizio reso rispetto al bisogno sociale di giustizia. Giammai prendere a pretesto i problemi della giustizia per difendere i privilegi di pochi, anzi di uno solo, che ha il difetto di commettere troppi reati, incompatibili anche politicamente col proprio ruolo pubblico (lasciamo stare l'etica e la morale, a lui sconosciuti).

La scuola.

Sto per andare in pensione.

« Io ne ho... viste cose che voi umani non potreste immaginarvi...
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione...
E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser...
E tutti quei... momenti andranno perduti nel tempo...
Come... lacrime... nella pioggia...
È tempo... di morire... »

La scuola pubblica effettivamente è come la Los Angeles post atomica di Blade Runner.

Popolata di umani, androidi replicanti e sbirri spietati senza legge. Come si dice a Napoli, Foss a Maronna che ci fossero insegnanti comunisti! L'uso smodato di tale aggettivo, potente sulle menti ottenebrate dai reality e dalle trasmissioni pomeridiane, vuole semplicemente far intendere che la scuola non deve essere il luogo dove si parla di storia, di contesti, di socialità, ma solo un'appendice dell'etica (non-etica) del pensiero unico. Ed in questo la scuola pubblica ci mette molto di suo.

Molti miei colleghi col passare del tempo hanno svanito il senso del loro operare. Molti non l'hanno mai avuto. Sono come replicanti di insegnanti, obbedienti al dictat dello sbirro sulla macchina volante. Li vedi ai collegi docenti aspettare in coma vigile la fine del supplizio, chiederti con angosciata rassegnazione quando andrai in pensione. Aspettano l'ora di inizio delle lezioni come i condannati al patibolo. Si sfogano solo agli scrutini, quando si vantano di avere una classe di imbecilli analfabeti neanche buoni a zappare la terra. Usano i loro due e tre come una propagine del loro organo riproduttivo. E li capisco pure.

Siamo pagati poco e male. Per arrotondare ci si mette in gara per i progetti pomeridiani. Ci si scanna. Per essere prescelti non è necessario essere competenti, ma essere accondiscendenti e tappetinamente disponibili. Questo è un aspetto dirompente perchè alla lunga rovina le anime, intossica il cervello, ti leva quella poca voglia di aggiornarti.

Si entra in un circolo perverso fatto di sempre maggiore ignoranza: nominato una volta, imparo la logica, mi rinominano, allungo il curriculum che è necessario per essere ririnominati e coì via.

Gli altri insegnanti, quelli diciamo non-allineati, all'inizio protestano, poi via via si spengono rassegnati. O continuano nella loro strada fatta di passione o vengono letteralmente fottuti. Fottuti comunisti.

Una scuola deve la sua grandezza non a ciò che si fa di pomeriggio, ma a quello che accade la mattina. Più si partecipa di pomeriggio, meno ci si interessa del curricolare. Nessuno controlla, anzi più si fa parte dei non-allineati comunisti, più si viene controllati.

Ecco, uno degli aspetti nodali che un governo dovrebbe affrontare è la valutazione dell'attività. Bestemmie per una casta. La scuola pubblica, in altre parole, è vero che sta allo sfascio, ma non è che distruggendola che ci salviamo. E' comunque il caposaldo dell'educazione di una nazione. Il luogo deve la nazione esercita per la prima volta le sue contraddizioni e che quindi permette ai giovani di maturare una idea del mondo.

Permettetemi di parlare di me.

Già da molti anni ho intrapreso nel mio corso di sistemi lo studio della robotica. Abbiamo fatto cose, visto gente (perdonami, Nanni!). Abbiamo fatto mostre, televisione. I ragazzi sono stati molto più di me all'altezza. La mia quinta di quest'anno si divide tra scuola ed università. Ovviamente alla dirigenza della mia scuola, essendo io appartenente ai non-allineati, questa cosa è vista non solo con indifferenza, ma come una rancorosa ostilità. Pochi giorni fa c'è stato un incontro pomeridiano su un progetto-sicurezza dove Raoul Bova, vari politici, giornalisti, discettavano di come "levare i ragazzi dalla strada" (perdonate la sintesi molto approssimativa). C'è stato un servizio al tg 3 Campania sull'evento, che, tra l'altro, aveva un pubblico di alunni selezionato mediante casting, e cosa accade? Il giornalista intervista due miei alunni che parlano di robotica, di come da noi si facciano cose hightec. Probabilmente un buon sistema per "levarsi dalla strada" e va in onda il filamto che girammo a Futuro Remoto durante la mostra di robotica. Ecco. Lode e gloria al giornalista. Ha colto l'essenza. L'essenza della scuola pubblica. Fatta di umani. Non di replicanti e pecore elettriche.

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