Ulteriori tagli ai fondi per la ricerca e ulteriore fuga di cervelli dall'Italia. E' uno scenario che dovrebbe preoccuparla, non trova, onorevole Possa?
«Cominciamo dalla cosiddetta fuga dei cervelli...», risponde Guido Possa, viceministro del Ministero per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, braccio destro di Letizia Moratti, libero docente in controllo dei reattori nucleari al Politecnico di Milano prima di darsi alla politica nel '96 con Forza Italia.
Cosiddetta?
«Ogni anno le nostre università sfornano 150mila laureati. Quelli che vanno all'estero e vi restano definitivamente sono tra i 150 e i 300. Significa l'1-2 per mille. Come vede, il problema non esiste».
Non la pensano così i giovani ricercatori, i professori che si vedono chiudere le porte in faccia.
«Io preferisco parlare di mobilità internazionale delle intelligenze, di internazionalizzazione della ricerca. E non dimentichiamoci che questi giovani - formati ottimamente dal nostro sistema scolastico -, una volta all'estero non troncano i rapporti con la casamadre. E' stato così per il Nobel Riccardo Giacconi, è così per il professor Bruno Coppi, la massima autorità mondiale per la fisica dei reattori a fusione, oggi impegnata al Mit. Dall'estero collaborano con istituti italiani, arricchendo la nostra comunità scientifica».
Quindi benvenga la fuga di cervelli...
«Ripeto, è solo una diversa dislocazione delle intelligenze».
Veniamo alla Finanziaria 2003, ai famosi tagli del 10 per cento ai fondi per la ricerca.
«Il Fondo finanziamenti ordinari per gli enti di ricerca passa dai 1.575 milioni di euro del 2002 ai 1.550 per il 2003...»
E fanno 25 milioni di euro in meno, circa 50 miliardi delle vecchie lire.
«Sì, ma introduciamo la novità dei finanziamenti concorsuali, insomma si finanziano i progetti e non più il semplice Fondo. Poi c'è il Firb, Fondo per gli investimenti in ricerca di base, accessibile alle università e agli enti pubblici: 100 milioni di euro contro i 20 del 2002».
Ma qui ne avevamo 500-600 nel 2001, onorevole Possa.
«E' vero, ma erano proventi ricavati dalle licenze Umts e fuori bilancio. Eccoci al Far, Fondo per le agevolazioni della ricerca, destinato soprattutto alle imprese: sono altri 200 milioni di euro, con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente».
Tiriamo le somme, il governo quanto destina alla ricerca per il 2003?
«E' un calcolo che non abbiamo fatto, essendo le destinanzioni dei vari finanziamenti molto diverse. Posso però confermare che l'obiettivo del governo resta l'approvazione entro la fine legislatura di un finanziamento pubblico pari all'1 per cento del Pil, contro lo 0,6 attuale».
Angelo Panebianco, intellettuale a voi affine, lo ha definito «un misero 1 per cento».
«Rispondo che non c'è Paese al mondo che destini alla ricerca una spesa pubblica pari all'1 per cento del Pil. Non lo fanno gli Usa, non lo fa la Francia, ferma allo 0,85, nè la Gran Bretagna che stanzia lo 0,65».
Viceministro Possa, le 'linee guida' del governo l'aprile scorso dicevano altre cose. Si parlava di incrementi della spesa pubblica per ricerca e sviluppo. Adesso sono tagli o contenimenti.
«Ricordo. Ma la situazione congiunturale è cambiata. Spero tuttavia che la Finanziaria possa ancora recepire le attese del mondo scientifico. Anch'io penso che servano più fondi. Ma non basterà...».
Dica pure.
«E' fondamentale stabilire un legame più stretto tra la ricerca e il mondo produttivo. Ci manca ancora una cultura di ricerca per il medio e breve periodo. Dovremo sviluppare un sistema di valutazione tale da giudicare i risultati finali in termini di cambiamenti utili al sistema produttivo».
E' per questo che 'razionalizzerete' anche il Consiglio nazionale delle ricerche, facendo nominare dal governo i vertici e i direttori degli Istituti?
«Siamo ormai pronti a varare la riforma del Cnr, struttura oggi troppo orizzontale, con 108 istituti il cui lavoro è quasi impossibile verificare».
Cosa avete previsto?
«Creeremo 15 dipartimenti cui affidare il primo momento di verifica. Il Consiglio d'amministrazione sarà un'espressione polivalente: il presidente e due membri saranno scelti dal governo, due dalla Conferenza delle Regioni, due saranno eletti dai ricercatori del Cnr, uno dall'Unioncamere e uno dalla Conferenza dei Rettori d'Università. I direttori d'Istituto saranno scelti con procedure concorsuali, i direttori di Dipartimento dal Consiglio d'Amministrazione».
La ricerca al servizio della politica?
«No, una riforma importante».
Onorevole Possa, qual è il suo giudizio sulla ricerca in Italia?
«Buono. Ma vedo che puntiamo molto su astronomia, astrofisica, fisica. Spendiamo 150 miliardi all'anno per la fusione nucleare. Tantissimo, per risultati che vedremo forse tra 40 anni. Ciò penalizza gli altri settori. Non può continuare».
Achille Scalabrin
Enrico Foresti - 18-11-2003
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Ho assistito al conferimento della laurea honoris causa al prof. Coppi il 13 nov 03. Ho avuto l'occasione di scambiare qualche parola con Lei assieme ad un giovane ricercatore. Meraviglia il fatto che Lei ritenga una causa persa la fusione, buona, se tutto va bene, a garantire una ricaduta tra 40 anni. Il prof. Coppi a più riprese ha censurato questa cecità, anche in sua presenza durante il conferimento succitato. Le ricerche a lungo termine, si sa, non danno esiti immediati. E' questo un buon motivo per non finanziarle ? |