Il patrimonio a chi non lo merita
Gianfranco Pignatelli - 08-11-2010
Macerie e fango. Ecco cosa lascia il governo del fare. Sventura, si dirà. Poi scatterà lo scarica barile. Lo sport nazionale per eccellenza. Intanto, a Pompei, hanno "suicidato" un capolavoro dell'umanità. Abbiamo avuto la buona sorte di ereditare un patrimonio senza pari e l'abbiamo affidato all'idiozia criminale di ministri capaci solo di disastri colposi. Uno protegge il suo protettore con sonetti servili invece di salvaguardare i beni culturali e servire lo stato. L'altro si picca di avere la zucca dura per non confessare d'averla pure vuota. Taglia le risorse indispensabili alla manutenzione, alla vigilanza e alla conservazione del patrimonio dell'umanità che rappresenta anche la nostra sola ricchezza. L'umanità contemporanea e quella futura ci malediranno. Quella passata non ci ha insegnato nulla. Neanche a drenare l'acqua piovana, uno dei fondamenti dell'ingegneria idraulica, orgoglio e vanto dei costruttori latini, Il capo dello stato ha parlato di vergogna. Ma di chi? Certo, non di questa feccia politica che governa e neanche di chi le ha consentito di farlo. Non ne sarebbero capaci. Il pudore, così come la cultura, la civiltà e la bellezza non abitano più qui. L'Italia è terra di nuovi barbari e di monnezza, di mignotte di stato e papponi di governo, di ladri e malfattori di regime. Il paese è nella mani di commissari straordinari voraci ed incapaci, di uomini abulici privi finanche della dignità e del coraggio di opporsi al disfacimento morale e materiale del Paese.

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 dal Corriere della sera    - 09-11-2010
EX CARCERE NAZISTA DI VIA TASSO
Senza soldi né finanziamenti
«Chiude il Museo della Liberazione»

L'annuncio del presidente in una cerimonia pubblica: dal 2 gennaio dovremo affidarci ad un commissario. «Dai Beni Culturali un terzo dei fondi promessi»

Interrogazione urgente a Bondi da senatori Pd

ROMA - Ora tocca a via Tasso. A gennaio con tutta probabilità si chiude. Il museo, ex carcere romano delle Ss di via Tasso, tristemente noto per le sevizie inflitte dai nazisti in particolare agli ebrei della Capitale rischia di non dover riaprire più nel 2011. Ad annunciarlo domenica nel corso di una cerimonia pubblica il presidente del Museo, il professore Antonio Parisella. La ragione, sempre la stessa: finanziamenti che vengono meno, con un bilancio già magrissimo da tempo. Nel 2010 assegnato solo un terzo di quanto atteso. «In queste condizioni non ce la facciamo più», ha annunciato Parisella.

CHIUSURA E COMMISSARIO - «Nel momento in cui – insieme al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed al generale Vittorio Barbato e al commissariato alle onoranze ai caduti del Ministero della Difesa – il Museo storico della Liberazione viene onorato con l’assegnazione dell’importante riconoscimento del Premio “Sasso della Montagna della Pace”, debbo dare a tutti voi, per la prima volta pubblicamente, una notizia meno lieta che mai avrei voluto dare: è ormai molto probabile – o quasi certo – che il 2 gennaio il Museo possa non aprire i battenti e che venga commissariato». Queste parole, pronunciate dal presidente del Museo Antonio Parisella, hanno lasciato nello stupore e nel disappunto le autorità e i circa 350 cittadini di Cervara (Roma) che avevano affollato la chiesa della Visitazione per partecipare all’iniziativa della consegna dei premi promossa dal Comune di Cervara.

I FONDI - «Con gli amministratori del Museo – ha poi dichiarato Parisella – abbiamo tenuto un’apposita riunione nella quale, sulla base di una recente corrispondenza, abbiamo dovuto constatare che il Ministero per i beni e le attività culturali non ha operato, forse, il previsto taglio del 15% del contributo annuale di € 50.000,00 previsto dalla legge istitutiva per il funzionamento del Museo, ma poi ci ha finora assegnato per il 2010 – un esercizio finanziario che sta per concludersi –soltanto un terzo di quanto dovuto e gli uffici non sono in grado di confermarci né se saranno in grado di accreditarci il resto entro l’anno in corso né su quale entrata certa il Museo potrà contare per il 2011. Neppure ci sono venute in aiuto con i loro contributi – nonostante ripetute dichiarazioni alla stampa – le amministrazioni locali, Regione Lazio, Comune, Provincia e Camera di Commercio di Roma, alle quali, secondo le indicazioni della legge istitutiva, ci eravamo rivolti fin dal maggio scorso, perché concorressero con lo Stato a garantire il raggiungimento degli scopi istituzionali del Museo».

Paolo Brogi
07 novembre 2010 (ultima modifica: 08 novembre 2010)