La scuola d'élite e i portatori sani di talenti
Vittoria Menga - 27-10-2010
Sul sussidiario.net Cominelli offre una versione buonista della nuova pedagogia che introduce nella scuola parole come "eccellenza", "merito", "competizione", "efficienza". Egli abbina la valorizzazione dell'eccellenza alla personalizzazione del curriculum, per evitare la deriva economicistica ed aziendalistica. Gli fa eco Rosario Mazzeo il 23 settembre 2010 con l'articolo "Perché promuoviamo gli studenti ma bocciamo le persone?". Non importa se di talenti quest'alunno ne ha di più e quell'altro di meno, secondo Mazzeo siamo tutti "portatori sani di talenti" e quindi la scuola dell'eccellenza deve essere quella che coltiva i talenti di tutti, anche se sono diversi e diversamente sviluppati. A questo punto possiamo essere tutti d'accordo (lo sarebbe anche don Milani): si tratta di rispettare l'uguaglianza nella diversità.
Ma questa versione buonista di parte cattolico-progressista siamo sicuri che corrisponda alle linee-guida del Ministero?
Nel discorso buonista si perde la consapevolezza delle intenzioni sottese alla nuova pedagogia e cioè quelle di gerarchizzare, dividere, escludere, secondo la filosofia neo-liberista. In epoca di crisi e di scarsità non ce n'è per tutti, quindi solo pochi possono emergere. Io penso che se ognuno di noi, armato delle migliori intenzioni, dà significati suoi propri ai vocaboli del lessico politico-economico e pedagogico imposto dalle forze dominanti, inquina la comunicazione e non può più interpretare con chiarezza gli attuali orientamenti, col risultato di non schierarsi più da nessuna parte, nella convinzione che tutto possa essere plasmabile, migliorabile, quindi alla fine accettabile. In tal modo non si offre più nessuna resistenza, scompare il dissenso. Omnia munda mundis. Trovo interessante e non equivocabile, invece, il messaggio del prof. Chiosso in merito al convegno, apertosi a Torino l'8 ottobre, dal titolo "Un'altra scuola è veramente possibile?". Egli dice chiaramente che non si può stare con Dio e con Mammona. La personalizzazione della relazione educativa è possibile nella logica della bottega artigianale e non in quella della catena di montaggio. Per realizzare la coltivazione dei talenti è necessario un forte investimento nella formazione dei docenti.

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