2 - Lugola: la malattia
Nino Vessella - 20-10-2002
Il villaggio di Mkalala. Un villaggio la cui società era molto unita e chiusa in unico fardello di povertà. Lugola era il presidente di questo fardello.
Un fardello ai cui contenuti era stato assegnato un piccolo posto sulla montagna per far riposare le loro ossa dopo essere stati succhiati da grasse cimici.
Per tutto il mese scorso, Lugola non si era visto nel villaggio, e tutti sapevano che era in cura a Kasogo - il capoluogo del Distretto, circa cinquanta miglia dal villaggio.

Sono pochi gli abitanti di Mkalala che potevano distinguere le due bandiere che sventolavano lì; inoltre non vedevano alcuna differenza fra queste bandiere e quelle dei loro gruppi di danzatori e suonatori.
Dopo l'insuccesso della stregoneria degli europei nel curare la malattia di Lugola e il suo ritorno a casa, molti abitanti del villaggio credettero che sarebbe guarito. Il giorno seguente al ritorno, la sua malattia era argomento di conversazione per molte persone soprattutto a proposito di Mgole - sua moglie, e i suoi due figli, Msusa e Kalenga, che ora erano adulti.
I medici non avevano sbagliato e il timore della gente era fondato, perché fu questo secondo giorno, dopo cena, che Mgole andò a svegliare i figli che dormivano nella loro capanna. Mgole non aveva tempo per andare fino alla capanna. Uscì soltanto e chiamò:
'Msusa! Kalenga! Venite presto!'
Queste parole furono sufficienti. I figli uscirono di corsa e con grande preoccupazione. Fuori, il silenzio dominava l'oscurità e l'oscurità dominava le grida dei pochi ubriachi che si sentivano lontani. Questi giovani entrarono nella camera dove giaceva ammalato il loro padre. Guardarono, e capirono.

La camera era dominata dagli amici di Lugola che ora non si vedevano bene; amici che sono amici di molte persone. Questi amici, che capivano i problemi dell'ammalato - problemi di un povero - erano lucertole che ora si erano rintanate nelle fessure della casa; questi amici erano ragni che ora stavano in silenzio negli angoli della casa; e pipistrelli che erano abituati a ridurre all'ammalato il numero di zanzare.
Dopo un lungo silenzio, i pipistrelli che si dondolavano sul tetto cominciarono a muovere le loro orecchie alle parole 'morte’ e 'povero’ che cominciarono ad essere pronunciate dai figli del malato.

Penserai che quando usciranno da qui andranno nelle grandi case dei ricchi a sussurrare loro questo segreto della difficoltà della vita per la gente povera. Forse potrebbero, se queste case non fossero fornite di grate metalliche alle finestre. I ragni anche loro cominciarono a muovere le zampe fra le reti per far vedere al malato e alla sua famiglia come erano stati imbrigliati dal loro sistema sociale. I ragni completarono il loro messaggio con un acrobatico dondolio sui fili. Invece le lucertole fra le fessure dormivano su di un lato, con un occhio che guardava verso il luogo dove giaceva il malato. Una debole luce di una lampada ad olio, che permise agli insetti, animali e visitatori di vedersi, fece sì che gli occhi di queste lucertole brillassero fra le fessure come piccoli grani. I pipistrelli, i ragni e le lucertole - questi erano gli amici di Lugola, ed anche amici dei poveri e della povertà. Erano questi che li ascoltavano, li andavano a trovare, e vedevano e capivano i problemi dei poveri.
Anche altri suoi amici, che forse erano proprio quelli che avevano causato la sua malattia fisica, si erano nascosti. Questi amici sono le cimici che si nascondevano fra le trame del letto e nei nodi delle corde, che si erano allentati facendo sì che l'ammalato stesse come in una buca; questi amici erano i pidocchi nel lenzuolo logoro dell'ammalato; e le zecche che si affannavano nella polvere della casa. Questi amici stavano ancora sforzandosi di succhiare il sangue dell'ammalato per l'ultima volta, prima che fosse indurito dalla morte. Cimici, pidocchi e zecche - questi erano amici - nemici di Lugola, amici del povero e della povertà. E per molto tempo i poveri erano ancora ingannati da una filosofia senza fondamento - che questi amici sono segno di ricchezza.
Questa è la situazione che c'è ancora nella nostra società. Vi sono amici dei poveri che sono nel primo gruppo e quelli che si trovano nel secondo.

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 Annalisa Rossi    - 21-03-2004
Splendido, così diverso. Un linguaggio essenziale, dritto all'anima.