Agosto
Andrea Tornago - 31-07-2010
La passerella di una nave che si stacca, il sifone di una grotta sottomarina che si trasforma in trappola, coltellate e proiettili a un banale controllo stradale, un Suv che piomba sui passanti, un proiettile che finisce per errore in testa a un fotografo di nozze, un uomo che sventra un locale con l'auto infastidito dalle vuvuzelas, oltre ovviamente alle diciannove persone uccise dalla folla impazzita ad un raduno techno.




Al pesante bilancio del resto dell'anno, l'estate aggiunge la sua overdose di stragi insensate, che a un primo sguardo sfuggono completamente ad ogni tentativo di analisi. È il nostro agosto, o meglio solo il suo antipasto. Aspettiamo che giri il mese e vedremo quale sarà le plat du chef. La gente in agosto si spara, si dà fuoco, uccide per una sigaretta, riduce gli zii o i genitori in piccoli pezzi per buttarli in un dirupo, si ammazza con i fuochi artificiali, fa stragi con l'auto anche senza la scusa dell'alcol.

Il degno mese di ferie di un anno impazzito, in cui si può morire per nulla, e a chi resta non rimane nemmeno il diritto alla rabbia. Warum? qualcuno ha scritto a Duisburg in questi giorni sul luogo della strage della «Love Parade»: Perché? Troppo cruda è la risposta: non c'è un perché. Non c'è nessun motivo, c'è ben poca colpa negli assassini e ben poca ragione nelle vittime. Solo la nostra goffaggine, la nostra incapacità di riconoscere e amare gli altri, la nostra scarsa dignità.

Lo stesso bigliettino era stato deposto fuori dal ristorante «da Bruno», sempre a Duisburg, dopo la strage di 'ndrangheta che aveva sconvolto la Germania nell'agosto del 2007. Warum? Il sospetto è che non ci sia più una grande differenza: anche la mafia ammazza passanti, come ci ricorda Roberto Saviano, con la stessa leggerezza con cui guidatori ubriachi investono motorini e villeggianti, quasi per assecondare lo sfracello globale, il vuoto di senso. E il livello di umanità di una società si rileva anche dalla capacità di ridurre al minimo, non la violenza, ma le morti insensate.

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