Abbiamo fatto il nostro lavoro: ora chiediamo di essere pagati
77° Commissione del LS Segrè di Torino - 13-07-2010
GLI STUDENTI VOGLIONO IL DIPLOMA
I COMMISSARI DI MATURITÀ NON VOGLIONO LAVORARE GRATIS


Abbiamo fatto il nostro lavoro: ora chiediamo di essere pagati.
Siamo stati nominati commissari d'esame al liceo Segré di Torino, abbiamo corretto i temi, la seconda prova di matematica e i vari quesiti della terza prova; ci siamo scruposolamente attenuti alle precise minuzie della verbalizzazione burocratica, abbiamo ascoltato le tesine degli studenti - alcune nate da una reale motivazione personale, molte stereotipate e raccogliticce -, abbiamo fatto domande e ascoltato le risposte nel colloquio orale, e infine abbiamo firmato due volte griglie e compiti, chiuso i pacchi e sigillato il tutto con la rituale ceralacca e il timbro a secco. Il tutto quantificabile - a occhio - per un totale di circa 80/100 ore.
A un elettricista o a un idraulico si pagano circa 50 euro all'ora, ma a noi - che siamo qualificati professionalmente e laureati - non è previsto che si dia una cifra superiore a qualche centinaio di euro. Si sa, oggi al lavoro degli insegnanti non si riconosce un grande valore e secondo l'opinione pubblica, fortemente orientata e manipolata dai mass media, l'insegnante, in realtà, non è un vero lavoratore. Ultimamente, poi, questa svalutazione si estende a tutti i lavoratori dipendenti, soprattutto se dipendenti dallo stato. Ed è normale che un calciatore che gioca in serie B percepisca un reddito annuo che è dieci o venti volte quello di un lavoratore dipendente.
Sic eunt res mundi, almeno in questo mondo di calciatori, veline e imprenditori. Questi sono i presupposti nella mentalità e nella prassi della società contemporanea: non stiamo a discuterli qui ed ora, anche se discuterli prima o poi si dovrà.
Un altro presupposto della nostra attuale società - ovvio e consolidato - sembra essere quello in base al quale si paga il lavoro compiuto. Al mercato dopo aver comprato un kg di patate o al ristorante dopo aver pranzato a nessuno verrebbe in mente di andarsene dicendo semplicemente: quando avrò i soldi - e se li avrò - pagherò. Ma in questa società e in questo stato impregnati dei valori neoliberali degli anni Ottanta e Novanta sta diventando prassi e usanza consolidata per chi ha il cosiddetto coltello dalla parte del manico, insomma per imprenditori pubblici o privati (e la cosa in fondo cambia poco) pagare quando vogliono, e come vogliono, e al limite non pagare proprio. Insomma, siamo giunti, in nome dei valori del neoliberalismo, a una società che oscilla tra il volontariato e lo schiavismo. Si arriva al paradosso - ben noto a molti professionisti che lavorano per lo stato - di dover pagare (subito) le imposte su un reddito che si riceverà (forse) prima o poi per il lavoro svolto in un ente pubblico che ritarda i pagamenti anche di anni.
Ma, insomma, brevemente e in sintesi, che cosa chiediamo? Che ci paghino, che ci si dia il dovuto, e subito. Se il Ministero, la scuola ecc. non ha i soldi, aveva solo da comunicarlo prima con un po' di trasparenza: non ci sono soldi; volete venire a lavorare gratis? Dopodiché, ci saremmo comportati di conseguenza e a ragion veduta.
Ma, in realtà, non è questione di quei quattro soldi che non ci vogliono dare. Si tratta di altro. È in primo luogo e soprattutto una questione di principio. Da anni ci vediamo trattati sempre peggio in quanto lavoratori della scuola in specifico e del settore pubblico in generale. Dobbiamo essere consapevoli che se continuiamo a tacere, tale situazione procederà e si aggraverà ulteriormente. Soltanto prendendo posizione in modo unitario, solidale, fattivo, soltanto da una risposta collettiva in questa direzione possiamo attenderci qualcosa.
Quello che vogliamo allora non sono semplicemente i nostri quattro soldi, che potremmo sempre devolvere a calciatori, veline e imprenditori bisognosi... Il senso del nostro discorso è che si metta un punto fermo a una situazione in rapida degenerazione, si acquisisca consapevolezza di quanto accade e si agisca di conseguenza.
E se anche noi, quando ci si chiede di pagare le tasse, o la bolletta della luce, del gas ecc., rispondessimo che pagheremo quando avremo i soldi, se li avremo e comunque non molto presto?

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