breve di cronaca
Insegnanti precari, Gelmini commissariata
imgpress.it - 08-07-2010
Mariastella Gelmini commissariata. Lo ha deciso il Consiglio di Stato al culmine della vicenda che ormai da un anno rende insonni le notti, e probabilmente anche le giornate, di circa 5mila insegnanti precari decisi a rivendicare il riconoscimento dei propri diritti.

Il commissariamento del ministero dell'Istruzione, Università e ricerca - Miur - e della sua titolare, risale a qualche mese fa ma la vicenda è esplosa in tutto il suo clamore solo nelle ultime ore, quando il massimo organo giurisdizionale amministrativo ha respinto la controffensiva della Gelmini.

Sugli scudi, oggi, ci sono 5mila insegnanti precari che all'inizio dell'anno scolastico appena trascorso si sono visti rifiutare il diritto, sancito dalla legge 167/09, a essere inseriti nelle graduatorie delle città in cui ne avevano fatto richiesta secondo l'effettivo punteggio maturato e non in coda, come è di fatto avvenuto.

La normativa vigente, oggi all'esame della Corte costituzionale proprio su istanza del ministero, prevede in effetti che l'inserimento in graduatoria avvenga a pettine e, quindi, secondo il punteggio effettivamente maturato anche se in una diversa provincia.

La battaglia dei precari è stata sposata dall'Anief, l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione, ma pare che gli aventi diritto siano centinaia di migliaia. La prima risposta significativa si è avuta nell'ottobre dell'anno scorso, quando il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso degli insegnanti, ha ordinato un termine di 30 giorni al ministero di viale Trastevere per rivedere le graduatorie. In caso contrario, si sarebbe insediato un commissario ad acta, il dirigente generale della Funzione pubblica, Luciano Cannerozzi. In quell'occasione, il ministero è stato condannato alle spese per elusione dell'ordinanza cautelare e violazione della Costituzione, spese chiaramente sostenute dai contribuenti, anche dagli insegnanti estromessi ingiustamente dai rispettivi posti in graduatoria.

Decorso il termine di 30 giorni, Mariastella Gelmini ha pensato bene di non dare seguito alla sentenza, impugnando il commissariamento. A ricondurla a più miti consigli ci ha pensato il Consiglio di Stato, a causa di un errore a dir poco clamoroso compiuto dall'Avvocatura dello Stato. Il ministero, infatti, aveva ottenuto la sospensione del commissariamento. Tuttavia, il mancato rispetto dei termini processuali ha ripristinato la misura precedentemente disposta dal Tar.

Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, ritiene che la dinamica che ha indotto il Consiglio di Stato a emettere la revoca della sospensione del commissariamento e quindi la sua ratifica, attraverso l'ordinanza 207/2010, sia molto chiara: "Il problema - spiega - è che l'Avvocatura dello Stato non ha notificato l'appello ai legali dell'Anief". In pratica, ha richiesto un giudizio senza notificarlo alla controparte. "Per i giudici del Consiglio di Stato - prosegue - sono state violate le più elementari regole di un processo, pertanto, l'amministrazione appellante è stata condannata e il commissariamento disposto dai giudici di primo grado è stato confermato".

Ora, l'Anief annuncia l'invio di una nota al commissario ad acta, al direttore generale del Miur e a tutti i dirigenti territoriali degli Uffici scolastici regionali per richiedere l'inserimento a pettine dei ricorrenti. Non a caso, come lo stesso sindacato ricorda, il direttore generale, con una nota dello scorso febbraio, aveva comunicato agli uffici scolastici regionali l'accoglimento degli appelli del ministero dell'Istruzione. Tuttavia, adesso, è stata disposta la revoca di quelle ordinanze favorevoli al Miur e la conseguente inammissibilità dei ricorsi proposti contro le ordinanze di commissariamento del Tar emesse il 6 novembre 2009.

"La mancata attuazione di un ordine disposto dell'autorità giudiziaria - ammonisce Pacifico - è passibile di denuncia per omissione di atti di ufficio. Ancora una volta la giustizia dà ragione alla condotta di un sindacato che vuole soltanto il rispetto di quelle regole che ogni giorno vogliamo insegnare ai nostri studenti: il merito, il lavoro, la professionalità. Se il Miur non vuole far pagare ai cittadini due stipendi per un solo posto anche per il prossimo anno scolastico, deve rispettare le ordinanze cautelari del tribunale amministrativo. In caso contrario, i suoi dirigenti devono rispondere del cattivo andamento e della cattiva gestione della pubblica amministrazione".

Fabio Bonasera
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 Virginia    - 08-07-2010
Grazie per l'informazione (mica ne ha parlato la TV?)!
Virginia