breve di cronaca
Sei politico per tutti, grazie alla Gelmini
La Stampa - 01-05-2010
La qualità costa. Lo sanno i produttori di automobili come quelli di vino, i centri di ricerca sul cancro come le scuole. Il preside Antonio Panaccione del liceo Keplero di Roma ha scritto al ministro Gelmini per rappresentarle una verità elementare: per avere dei buoni risultati bisogna investire tempo e denaro. La scuola non è un'azienda, ma qualcosa di più complesso; se le si tolgono investimenti, i risultati non arrivano. Panaccione lo spiega cifre alla mano: un tempo riceveva dallo Stato 600 mila euro l'anno, ora gliene arrivano 130 mila. Non c'è un euro per i corsi di recupero di cui avranno bisogno la metà dei suoi studenti. Che fare? Dice il preside: o tutti bocciati o tutti promossi.

La riforma Gelmini appare perciò come una controriforma: a diminuire, e in prospettiva a perdere, là dove invece in tutti i Paesi del mondo industrializzato, in Europa come in Asia, oggi s'investe sulla scuola. O forse il ministro punta in questo modo a spostare il problema sulle famiglie? Al posto di corsi di recupero, lezioni private, magari pagate in nero. Per chi può; gli altri amen. La scuola italiana rischia sempre più il collasso e la riforma ci fa tornare alla caricatura del Sessantotto, a quel detestabile sei politico che tutti rifiutano come livellamento verso il basso di ogni possibile eccellenza. Il preside Panaccione lo preannuncia come unica, provocatoria soluzione per i ragazzi del Keplero. Andate promossi, i soldi non ci sono più. Ite missa est.

MARCO BELPOLITI

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