Adolescenti violenti: una soluzione
Francesco Paolo Catanzaro - 10-10-2002
L’efferato assassinio di Desirè, l’adolescente del bresciano, vittima della bieca violenza d’alcuni coetanei in gruppo, riporta sui giornali la discussione su com’era possibile evitare tutto ciò. E si ritorna a riflettere su chi possa avere colpe pregresse, quali sbagli sono stati commessi nel campo educativo, come le famiglie non abbiano potuto aiutare questi adolescenti nel superamento di una fase di crescita, ricca d’ansie, paure e contraddizioni.
La scuola come la video- società torna ad interrogarsi qualcuno indica come sempre l’istituzione scolastica responsabile di un’educazione non sempre efficace. Fermo restando che molti di questi ragazzi sono figli di una condizione familiare “non regolare” e protagonisti di un costante insuccesso scolastico, è tutta una società che deve sentirsi chiamata in causa. Non si può sempre e comunque colpevolizzare la scuola. E’ vero che in una buona parte del giorno l’adolescente rimane a scuola ed interagisce con insegnanti e personale tutto. Essi operano per indirizzarli a riflettere sul rispetto dei valori della vita. Ma tutto questo tempo non è che un quinto del normale svolgimento di una giornata. Quando, appena usciti, questi alunni trovano condizioni familiari disastrose, “ famiglie” inesistenti perché i coniugi sono occupati in un’antagonistica gara per le loro carriere, “ famiglie” che non dialogano con i propri figli perché non presenti o se presenti, ammutoliti dal bombardamento televisivo, famiglie che lottano per la sopravvivenza come possono riconfermare i consigli, le indicazioni, le interiorizzazioni, gli stimoli avuti nella mattinata dai docenti- educatori? In tali condizioni avviene la delegittimazione dell’azione svolta dai docenti e la nascita dell’insofferenza, del tentativo di fuga da un contesto che alcuni adolescenti non sentono proprio e che, a poco a poco, imparano a non riconoscere.
La nostra epoca ha prodotto adolescenti che non ritrovano figure autorevoli in famiglia; solo persone distratte, egoiste, arriviste ma deboli, che contribuiscono ad aumentare il malessere dei loro figli.
Gli adolescenti, allora, si affidano alla televisione. E lì che cosa trovano? Solo riferimenti sbagliati: veline, giocatori, attori, fotomodelle anoressiche. Ci chiediamo: sono questi i modelli? A compromettere maggiormente la situazione s’inseriscono poi quei genitori che, pur di far zittire i propri figli, non riescono a dire loro di no. E l’adolescenza diventa sempre più arrogante, esigente, violenta, “ criminale”. Si può arrivare pure ad uccidere i propri genitori, metaforicamente ma anche fisicamente, perché cominciano a dare fastidio alle loro pretese in quanto nel passato hanno dato tutto (lusso, telefonino, motorino, automobile, vestiti firmati, mutande famose) ed ora provano a dire di no alla figlia che si è innamorata di un ragazzo con la loro stessa superficialità e cattiveria adolescenziale, anzi con una rabbia dentro che può portare in un ipotetico futuro matrimoniale a risvolti agghiaccianti.
Si perde il valore della famiglia, del rispetto religioso verso i propri genitori perché ora sono ritenuti “ inutili”, per gli adulti, per l’autorità e si devia in una società che produce giornalmente le fotocopie, i cloni sempre più agguerriti di potenziali “criminali”.
Bisogna, dunque, che il malessere cominci ad essere estirpato dalle famiglie “ non sane”, che i genitori si avvicinino alla scuola, che le strutture sociali si attivino perché solo l’interrelazione e la comunicazione potranno agevolare il tentativo di risolvere questi problemi, che cominciano ad allungare le proprie radici sempre più in profondità.
La scuola, però, può fare molto quando questa collaborazione comincia a funzionare. Innanzi tutto può attrezzarsi meglio e curare l’informazione e la prevenzione in maniera più efficace, senza paura di delegittimazioni extrascolastiche.
La scuola, dunque, non deve diventare centro d'assistenza sociale ma deve attivare l’azione educativa in concomitanza con le strutture sociali (in mancanza delle famiglie o con la famiglia stessa.
Dall’altra parte i genitori devono recuperare i valori da trasmettere ai propri figli, selezionando anche la programmazione televisiva non sana ed instaurando processi comunicativi più intimi. Bisogna che tutti assieme gli attori educhino i nostri ragazzi al senso di responsabilità e concordino efficacemente azioni, dimostrazioni, interiorizzazioni e corrette informazioni sull’educazione alla legalità, alla salute, alla pace, alla sessualità, richiedendo ed aprendo sportelli psicoterapeutici, d’ascolto, che possano contribuire ad uno sviluppo più sereno dei nostri ragazzi.
Infine, bisogna curare in maniera no traumatica ma incisiva gli interventi di personale specializzato sull’educazione alla sessualità., delegittimando i segnali che la cinematografia contemporanea in televisione quotidianamente diffonde. Non c’è, infatti, film, telefilm telenovelas che non presentino scene di sesso estremo non censurate e diffuse ad ogni ora, in ogni fascia d’ascolto, che disturbano la cognizione adolescenziale e dirottano verso deviazioni e convinzioni errate.
Il gruppo, che ha tentato di violentare Desirè e, non riuscendo nel progetto criminale, l’ha massacrata, non cercava affetto ma imitava la filmografia e la sua crudezza, credendo che tutto è lecito nella nostra società, anche uno stupro o il recarsi al bar normalmente dopo aver consumato il massacro.
Un consiglio appassionato di padre, educatore, insegnante, uomo: “ Genitori, state più vicini ai vostri figli e sappiate dire di no quando il dire di sì potrebbe “ violentare e non aiutare la loro crescita sana!”




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