Una vita povera quella in cui si consuma tutto, soprattutto i sentimenti e le emozioni. Si consumano parole velate di moralità e pregiudizio, di comprensione e immedesimazione per confondere ed anestetizzare verità e debolezze di una società al limite del collasso. Opinionisti in prima fila a confondere le acque, a spiegare i dubbi dell'animo con benevolenza ed empatia, ad indicare le strade possibili per risorgere dalla condizione di perdente.
I mass-media ci spiegano la vita come sostituti di genitori assenti e preoccupati solo di schivare il senso di colpa di non essere presenti quando è necessario e fondamentale per restituire il senso del dovere e della liceità, il significato valoriale dei sentimenti, quel bagaglio trascurato e impolverato che spesso non si riesce a collocare perchè con il tempo è diventato un serbatoio contaminato da influenze di imbonitori più o meno occulti.
Non c'è etica nel consumismo soprattutto se il corpo e la mente diventano nemici e antagonisti, se il pensiero creativo non riesce più a decollare ed arricchirsi di creatività ed entusiasmo sostenendo e difendendo una scelta di vita che abbia un fine ed un significato.
La droga non è la panacea di tutti i mali ma la schiavitù che incatena e opprime rendendo la libertà un miraggio lontano e indefinito. Siamo ricchi senza saperlo e non c'è nessun consigliere capace di indicarci il rimedio per adoperare nel modo migliore la vita, senza consumarla.