breve di cronaca
Sulla riforma della scuola superiore
La Tecnica della scuola - 06-02-2010
04-02-2010

Via alla riforma
di A.T.

La riforma dei percorsi di istruzione secondaria di II grado ha ricevuto il via libera definitivo da parte del Governo e partirà dal prossimo anno scolastico 2010/2011 nelle sole prime classi. Sei i percorsi liceali; due settori (con complessivi 11 indirizzi) per gli istituti tecnici; altrettanti settori, con complessivi 6 indirizzi, per i professionali. Giudizi negativi da Consulta degli studenti e associazioni.

Nella mattinata del 4 febbraio il Consiglio dei Ministri ha dato l'ok all'avvio della riforma della scuola di istruzione secondaria di II grado, approvando i regolamenti recanti norme per il riordino dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali.

Messe da parte le sperimentazioni e i progetti assistiti, i licei saranno sei.
Nel liceo classico, introdotto l'insegnamento di una lingua straniera per l'intero quinquennio e potenziata l'area scientifica e matematica.
Nel liceo scientifico, la nuova opzione delle "scienze applicate" raccoglie l'eredità della sperimentazione "scientifico-tecnologica".
Il liceo artistico, articolato in prima lettura in tre indirizzi, ne avrà invece 6 distinti (arti figurative; architettura e ambiente; audiovisivo e multimedia; design; grafica; scenografia), "anche per facilitare la confluenza degli attuali istituti d'arte e garantire la continuità ad alcuni percorsi di eccellenza".
Il liceo delle scienze umane sostituisce il liceo sociopsicopedagogico; rispetto alla prima lettura, sono state potenziate le materie di indirizzo e potrà essere attivata una opzione "economico-sociale" in cui saranno approfonditi i nessi e le interazioni fra le scienze giuridiche, economiche, sociali e storiche.
Da percorso sperimentale inserito in altri contesti scolastici, il linguistico diventa un liceo autonomo e prevede l'insegnamento di tre lingue straniere sin dal primo anno; dal terzo anno, un insegnamento non linguistico sarà impartito in lingua straniera (nel quarto anno la novità sarà estesa ad un secondo insegnamento).
Peraltro, l'insegnamento nel quinto anno di una disciplina non linguistica in lingua straniera riguarderà tutti i percorsi liceali.
Altra novità è rappresentata dal liceo musicale e coreutico, articolato in due sezioni (musicale e coreutica; inizialmente saranno istituite 40 sezioni musicali e 10 coreutiche e potranno essere attivate in convenzione con i conservatori e le accademie di danza per le materie di loro competenza).

I nuovi istituti tecnici si divideranno in due settori: economico e tecnologico. Il primo riguarda due indirizzi: amministrativo, finanza e marketing; turismo. Il settore tecnologico, invece, è articolato in nove indirizzi: meccanica, meccatronica ed energia; trasporti e logistica; elettronica ed elettrotecnica; informatica e telecomunicazioni; grafica e comunicazione; chimica, materiali e biotecnologie; sistema moda; agraria, agroalimentare e agroindustria; costruzioni, ambiente e territorio.
Gli istituti professionali sono suddivisi in 2 macrosettori (servizi; industria e artigianato), a loro volta articolati in sei indirizzi.
In particolare, al settore dei servizi corrispondono questi indirizzi: per l'agricoltura e lo sviluppo rurale; socio-sanitari; per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera; commerciali.
Per il settore industria e artigianato, questi gli indirizzi: per la manutenzione e l'assistenza tecnica; produzioni artigianali e industriali.

Immediate le prese di posizione di alcune rappresentanze studentesche. L'Unione degli studenti commenta: "la riforma delle scuole superiori ci lascia profondamente insoddisfatti, l'unica strategia del Governo è quella dei tagli, non vediamo progetti educativi dietro questo riordino. Se da una parte una riorganizzazione degli indirizzi era necessaria, dall'altra il taglio indiscriminato di ore in tutte o quasi le classi non è la risposta per riqualificare la scuola italiana. Come richiesto a granvoce anche dall'Uds, la riforma partirà solo dalle prime classi, anche se il taglio al quadro orario riguarderà anche le altre classi e l'impianto generale rimane lo stesso. Non è previsto nessun intervento significativo per rendere più unitario il biennio iniziale in cui assolvere l'obbligo di istruzione, con il risultato di differenziare sin da subito i licei dall'istruzione tecnica e professionale".
A sua volta, il Consiglio nazionale dei presidenti delle Consulte studentesche, l'assemblea che riunisce i 107 presidenti che rappresentano gli studenti delle province italiane, ha bocciato (con 56 voti contro 36) un documento che approvava le politiche ministeriali sulla scuola e il riordino delle superiori, chiedendo invece "più investimenti per le nostre scuole e non tagli indiscriminati".

05-02-2010

Sindacati all'unisono: riforma all'insegna di tagli e proteste
di A.G.

I segretari di tutte le organizzazioni si scagliano contro i contenuti delle nuove superiori ed il metodo imposto dal Governo: senza confronto ed incurante di assicurarsi un'ampia base di consenso. Una scelta che rischia ora di allargare il malcontento e le possibilità che allo sciopero del 12 marzo arrivino in tanti.

E' una riforma che non sembra nascere con il consenso della base: le perplessità di molti lavoratori, di ruolo perché temono per la titolarità dei posti che occupano, e dei precari, per il timore fondato di perdere il lavoro, sono state espresse in maniera pressoché unanime dai sindacati. Le prime esternazioni contrarie all'impianto di riforma sono giunte alla vigilia dell'approvazione dei tre regolamenti in Consiglio di ministri: al termine dell'incontro-informativa con il sottosegretario Giuseppe Pizza, svolto al Miur, era significativo il commento di dal coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, per il quale "è evidente che studenti e docenti delle classi vittime dei tagli non avranno più alcuna certezza rispetto ai percorsi didattici che hanno intrapreso. E resta un punto interrogativo anche il futuro degli insegnanti che, a causa della riduzione dell'orario, perderanno il posto di lavoro. In merito a ciò non è giunta alcuna risposta da parte del ministero che, ancora una volta, - ha concluso Di Meglio - si è dimostrato sordo alle nostre rivendicazioni, rifiutando di prendere in considerazione l'unica soluzione possibile: posticipare di un anno l'avvio della riforma".
Il giorno dopo, subito dopo l'ok giunto dal Governo ed la conferenza stampa trionfalistica presieduta dal premier, Silvio Berlusconi, le critiche verso i nuovi licei, tecnici e professionali, non hanno escluso nessuno. Ad iniziare da Francesco Scrima, segretario Cisl Scuola, per il quale "al dato positivo di un avvio limitato alle sole classi prime e che vede coinvolte contestualmente tutte le filiere del sistema, si contrappone l'inaccettabile scardinamento dei quadri orario nelle classi successive". Scrima appare molto realista ("l'impianto del nuovo ordinamento, con le sue luci e le sue ombre, è frutto di scelte del legislatore di cui non si può che prendere atto"), ma il Governo avrebbe eluso del tutto il confronto con il sindacato, senza considerare che quest'ultimo avrebbe potuto collaborare per ridurre la portata degli effetti su studenti e personale: per la sua approvazione sarebbe stato molto più utile avere "una base più ampia e solida di consenso" mentre si è preferito andare avanti a tappe forzate incuranti del "doveroso principio di gradualità, che la pesante manomissione dei quadri orari nelle classi successive alla prima disattende totalmente".
Ancora più pesante il giudizio di Mimmo Pantaleo, leader della Flc-Cgil, per il quale "ciò che il Governo ha approvato non è una riforma ma solo una rigorosa applicazione dei tagli decisi dal Ministro Tremonti. La professionalità del personale - ha detto - ne esce svilita e vilipesa, tantissimi insegnanti e Ata saranno dichiarati in sopranumero, ci saranno ulteriori licenziamenti di precari. La decisione di ridurre l'orario anche nella classi successive alla prima nei soli istituti tecnici e professionali, accentua la separatezza tra i diversi segmenti, producendo nei fatti una divisione sociale grave ed inaccettabile tra i giovani sulla base del censo e delle condizioni sociali e culturali di partenza". Pantaleo ha anche confermato che il 17 febbraio nel corso dell'assemblea nazionale della scuola secondaria superiore, aperta agli studenti, alle associazioni e alle forze politiche si decideranno le opportune iniziative di mobilitazione. Sempre più probabile che anche la scuola aderisca allo sciopero di quattro ore del pubblico impiego indetto dalla Cgil per il 12 Marzo.
Quel giorno, peraltro, ci sarà anche lo sciopero dei Cobas, con manifestazione nazionale a Roma: "la 'riforma' - ha detto il suo leader Enrico Bernocchi - non ha alle spalle alcun progetto didattico, come non ne avevano alle elementari la 'maestra unica' o la devitalizzazione del tempo pieno. Ci sono dunque le condizioni perché si sviluppi, qui ed ora, una forte opposizione alla 'riforma' da parte di docenti ed Ata, precari e 'stabili', studenti, genitori: dobbiamo intensificare subito la lotta, agevolando - ha conclusoil leader dei Cobas - la mobilitazione di tutto il popolo della scuola pubblica".
Contro la riforma si è espressa anche la Uil Scuola, attraverso il suo segretario Massimo Di Menna: "vedo il rischio che, come al solito, - ha detto - si definisca un quadro normativo scaricando sulle scuole e sul personale la gestione della novità e gli effetti dei tagli. E' del tutto incomprensibile che si effettui una riduzione di ore nelle classi seconde, terze e quarte degli istituti tecnici e professionali non coinvolte dai cambiamenti della riforma. Una tale procedura - ha concluso il leader della Uil di comparto - risponde soltanto a logiche economiche"".
Sul piede di guerra anche lo Snals, che ha puntato il dito contro la mancata previsione di una 'vera' fase transitoria: "se non si introdurranno correttivi - ha minacciato il segreatario Marco Paolo Nigi -, lo Snals-Confsal sarà costretto ad assumere forti iniziative".
Durissimo, infine, il giudizio dell'Unocobas, che attraverso il segretario nazionale, Stefano d'Errico, parla di "impianto minimalista" perché "il liceo classico di Gentile era una scuola seria, ed i programmi erano dovunque estesi e compiuti. Bene, cosa direbbe oggi Gentile di una 'riforma' che marginalizza il latino nel Liceo Scientifico? E della riduzione generalizzata delle ore per materia, che investe ogni ordine e grado di scuola?".
Secondo d'Errico la riforma "non solo è priva di riferimenti a questa o quella tradizione politico-culturale, ma che non ha alcuna radice in Europa. Solo negli Usa - ha detto il leader Unicobas - la storia non è considerata materia curricolare, ma di mero approfondimento universitario: gli statunitensi studiano solo dalla rivoluzione americana in poi. Ecco l'esempio luminoso della 'berluscuola'".

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 da Malascuola    - 06-02-2010
Riceviamo la segnalazione e diffondiamo. Red

Riforma della scuola: svolta epocale o taglio all’istruzione?

Emanati dal consiglio dei ministri i regolamenti che definiscono la futura scuola secondaria. Come sempre i commenti sono ideologici ed esagerati: una “riforma epocale per la alla formazione dei nostri giovani … in linea con i Paesi europei più avanzati” o un “taglio alla scuola pubblica italiana che ci allontana dall’Europa e nega pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze del nostro paese“. A voi capire da che parti arrivano le valutazioni.

Riservandomi un giudizio più approfondito dopo attenta lettura dei regolamenti, penso che si possano esprimere alcune pacate considerazioni “di buon senso”, senza cadere nella propaganda e nella polemica pregiudiziale.

1. Cominciamo con i “nomi delle cose”. Parlare di riforma è un’esagerazione. Chiamiamola “riorganizzazione o riordino degli indirizzi e dei quadri orari”. Messa così è un’operazione di buon senso, assolutamente necessaria, data l’assurda proliferazione degli ultimi vent’anni e la confusione derivante. Il progetto di riduzione degli indirizzi e delle ore settimanali di lezioni risale a Berlinguer, e non se ne fece nulla, chissà perché?

2. Demisitfichiamo la favola dei “tagli” del tempo della scuola. 30-32 ore settimanali sono l’orario scolastico medio delle scuole attuali, che sulla carta ne hanno 34-36, ma con i “giochini” delle ore di 50 minuti ne fanno molte meno. Se è vero quel che dice il ministro, che le ore ridotte saranno di 60 minuti, il tempo scuola non è per niente ridotto. Quello che in realtà diminuirà è il numero delle cattedre e dei posti-docente. Ma sono posti fasulli, realizzati appunto con la proliferazione degli indirizzi e i minuti fasulli di lezione. Dobbiamo criticare il governo perché taglia gli sprechi e le furbizie, se questo non porta a una riduzione del tempo scolastico?

3. Anche le polemiche sulle materie scomparse sono stantie e conservative. Ognuno difende la sua parrocchietta, le ore di geografia, quelle di diritto, come ieri quelle di stenografia e di aggiustaggio. La scuola non può essere il supermercato dove ci sta di tutto, soprattutto in funzione delle cattedre dei docenti. Sull’insegnamento della geografia segnalo un commento di Biagio Mario Dibilio su scuolaoggi.org.

Detto questo, mi sembra che la “riforma” sia criticabile invece perché assai poco coraggiosa, e quindi non efficace per una risposta ai problemi che si dovrebbero affrontare. Infatti l’impianto della scuola secondaria non è in realtà modificato, molti nodi critici non sono stati affrontati. Mi limito ad elencare:

a) L’uscita dalla secondaria rimane a 19 anni, contrariamente a quanto avviene nella maggioranza dei paesi europei. E dato che non si affronta il problema delle ripetenze (anzi, lo si rafforza, con le condizioni della sufficienza in tutte le materie), la metà degli studenti continuerà ad uscire a 20 anni e oltre.

b) Rimane la suddivisione in istruzione liceale. tecnica, professionale. Che si aggiungono alla formazione professionale regionale. Mi sembra una frammentazione ancora eccessiva, rispondente forse solo alle esigenze delle divisioni del ministero.

c) Non si capisce come sarà regolamentata l’area del 20% di autonomia, se non si vuole ricadere di nuovo nella moltiplicazione di indirizzi, in cui ogni scuola inventa materie e curricoli per attirare nuovi “clienti”.

d) La suddivisione del triennio nella formula 2+1 sembra più formale che sostanziale. L’anno terminale avrebbe senso se concentrato sullo studio di 3-4 materie propedeutiche all’accesso all’università o alla professione, e con l’esame di stato dopo il quarto anno.

e) Il tempo scolastico settimanale è rimasto sostanzialmente invariato (checché se ne dica), mentre sarebbe stato utile un drastico ridimensionamento delle “ore di lezione”, sia con un allungamento del calendario scolastcio, sia con una diustinzione tra il tempo delle lezioni e il tempo scuola degli studenti (che non può coincidere con quello degli insegnanti).

f) Non cambia l’impostazione generale del processo insegnamento/apprendimento. La scuola rimane organizzata per classi di età e per materie di studio: le stesse per tutti gli studenti, a prescindere dalle inclinazioni di ciascuno, dai livelli raggiunti in precedenza. Non è previsto un sistema di crediti, il riconoscimento di percorsi che si possono effettuare anche all’esterno della scuola.

Questi mi sembrano i temi su cui si dovrebbe ragionare e elaborare proposte: la struttura degli indirizzi, il numero delle ore, l’elenco delle materie mi sembrano aspetti decisamente secondari.

Claudio Cremaschi

 Franco Villa    - 10-02-2010
La legge sull'autonomia ha permesso una diversa distribuzione del tempo scuola, fatto salvo il monte ore annuale per ciascuna disciplina.
Le scuole che hanno ridotto l'ora a 50 o 55 minuti hanno (o avrebbero) dovuto recuperare.
Nella mia scuola (ITI Volta Sassuolo), con ore di 55 minuti per motivi di pendolarismo e trasporto, si è recuperato con giorni di scuola in più e recuperi pomeridiani. Nel POF il recupero è dettagliato.
La diminuzione di orario del 10-20% (da 34 a 27 nel biennio) è reale.
In particolare è grave la diminuzione delle ore di compresenza nei laboratori. Nel liceo delle scienze applicate scompare il laboratorio che era una caratteristica peculiare del liceo tecnologico. Nelle scienze sperimentali (fisica, chimica, biologia) l'attività di laboratorio è essenziale. E pensare che la ministra sbandiera: più laboratorio!
Se ora nelle scienze siamo penultimi in futuro saremo ultimi.
Non parliamo poi del metodo con cui è stata proposta la riforma!
Certo non è condivisa. Con un quadro orario che è cambiato di giorno in giorno si arriva alle iscrizioni nella massima incertezza!
La razionalizzazione degli indirizzi è l'unica cosa positiva.
Condivido le altre critiche. Non si affrontano i nodi cruciali.
Franco Villa