"Obiettivo di Lisbona" è l'80% di diplomati entro il 2020. Questo 80% di diplomati sarà all'interno dai nati nel 2002, 2003 (cioè i bambini che sono oggi in prima e seconda elementare) ed oltre. Questo significa che occorre - oggi, non domani - un formidabile piano di investimenti per la scuola pubblica. Esattamente il contrario di quello che il ministro Gelmini ha intenzione di fare.
Infatti: alle scuole viene tolto - decisione di poche settimane fa - circa metà del fondo per il finanziamento comprendente voci quali le supplenze, le pulizie, il materiale didattico. Naturalmente il tema più significativo è quello delle supplenze: la scuola va in sofferenza ancor più di quanto non sia già, con le classi sempre più numerose, la mancanza degli spazi orari di laboratorio, i tagli agli enti locali che creano riduzione di quei servizi che le amministrazioni fornivano - e sempre meno, quindi, forniscono - al sistema dell'istruzione.
La nostra è sempre di più una società della conoscenza: l'investimento nel futuro dei nostri giovani è sempre più labile, senza contare che vengono a mancare nel tempo anche i contenitori (leggi edilizia scolastica: nuove realizzazioni ed anche ordinaria manutenzione). Quell'80% è la garanzia di non restare tagliati fuori dalla competizione internazionale, è la possibilità di far valere quel patrimonio di competenze che è la caratteristica naturale della scuola italiana ed europea. Resta il volontariato degli operatori scolastici: qualcuno ha proposto lo "sciopero alla rovescia", la risposta unanime è stata che esso c'è già nei fatti.
Certo, occorre che la società civile si muova per sostenere la "sua" scuola pubblica.