La sterzata
Giulio Cesare Viva - 26-01-2010
Chi guida un'auto sa benissimo cosa vuol dire la parola "sterzare" riferendola alla guida di un autoveicolo: "significa azionare lo sterzo di un veicolo per modificarne la direzione" oppure "mutare atteggiamento, opinione, tendenza, specialmente in modo repentino ed inatteso". Le due definizioni sono contenute, con lo stesso ordine, nel Dizionario "Gabrielli" della lingua italiana, ed. 1989. Oggi, a venti anni di distanza dalla pubblicazione del dizionario, forse la seconda definizione potrebbe passare al primo posto tanto comuni sono stati i cambi di atteggiamento, di opinione, di tendenza, di idee dei nostri politici che hanno gettato gli italiani nella massima incertezza e confusione.
In questi giorni assistiamo a continue sterzate politiche, molte delle quali incomprensibili ai semplici elettori; i gruppi si aggregano e si disgregano per ragioni dettate dagli interessi dei capipopolo di riferimento; "grazie" ricevute allontanano vecchi amici; esigenze politiche poco chiare fanno abbandonare valori ed idee che prima erano l'anima del gruppo e via dicendo. Si badi: noi non siamo certo per gli immobilismi di nessun genere anzi riteniamo positivo ogni cambiamento che abbia lo scopo di adeguare la linea di un partito, di un sindacato, di una religione alle mutate necessità delle genti , alle mutate condizioni della vita e della società. Le sterzate alle quali ora intendiamo riferirci sono quelle immotivate, prive di ragioni ideali e concrete; sono quelle che camuffano passaggi improvvisi da uno ad un altro schieramento finalizzati alla conservazione o conquista di situazioni vantaggiose. Ci angustia e deprime il cambio di "casacca" o di schieramento che avviene per interessi particolari, per il raggiungimento, ad ogni costo, del personale successo elettorale, per l'appoggio "improvviso e contrattato" che si dà ad un altro schieramento ai fini del superamento del quorum, per raggiungere il potere e via dicendo. Una sterzata potrebbe andare bene solo per la risoluzione di difficili e delicati problemi di gestione e di amministrazione della cosa pubblica, per risolvere questioni poste a fondamento dello stato sociale ma non per comuni atti di ordinaria amministrazione.
Il Parlamento italiano, in questi primi giorni del 2010, sembra ondeggiare tra esigenze di recupero del proprio primato politico e morale e interventi poco popolari ma necessari per raddrizzare la baracca Italia. Maggioranza e minoranza da tempo si fronteggiano stupidamente cercando di non essere travolte dagli agguati dei massimalismi politici, degli integralismi religiosi, del giustizialismo chiuso, della rabbia degli ultimi e del qualunquismo strisciante, dall' esasperato campanilismo e dalle utopie dei senza se e senza ma. Tutti i gruppi hanno difficoltà nel fare scelte coerenti con i programmi dichiarati e sembrano essere come dadi che, dopo essere stati agitati in un bicchiere, sono improvvisamente rovesciati su un tavolo mostrando, a caso, una delle sei faccia che spesso non è quella necessaria per vincere la posta in gioco.
Quale migliore occasione, per una sinistra in dissoluzione, di ostentare ai propri elettori il merito di un decisivo apporto per la soluzione delle problematiche costituzionali, giuridiche, educative, sanitarie ed ecologiche? Quale migliore occasione per una maggioranza invischiata, a torto o a ragione, in pratiche di malaffare, di ascoltare alcune serie proposte delle minoranza per avere un po' di tranquillità e dedicarsi più proficuamente al Popolo d'Italia?
In questi casi le sterzate servirebbero a raddrizzare i percorsi e non a creare o evitare ostacoli; sarebbero efficaci ed efficienti se riuscissero a convincere gli italiani, soprattutto i giovani, a prendere parte attiva nelle organizzazioni politiche per la scelta dei candidati del partito e non per la scelta del partito del candidato in vista di nuovi e più aggiornati equilibri politici e sociali.

Tags: partiti, politica, giovani


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