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Senza un fremito di vergogna
Vincenzo Andraous - 28-01-2010
Hanno rubato sui Treni Italia, sulle automobili a seguito dei passeggeri, spaccati i vetri, hanno portato via abiti e documenti, vestitini per bambini e qualche giocattolo.
Hanno depredato dignità alla gente, rubato ai pensionati, agli operai, a quelli che non fanno ferie, ma cassa integrazione, lo hanno fatto senza un fremito di vergogna, di rispetto umano.
Al Natale da poco passato, al Bambino hanno tolto canottiera e calzini, hanno sottratto perfino la culla, senza rispettare norma, hanno rubato con premeditazione, con il freddo nel cuore, con arroganza, supponenza, hanno rubato a se stessi ogni futura speranza di diventare uomini, parte di una collettività ritrovata.
Hanno rubato ai vecchi ed ai bambini, a chi non potrà ritornare al mercato dei sogni, se non il prossimo anno. Forse.
Quando la notizia è uscita, le immagini in televisione mostravano persone disperate in brandelli di dialoghi, padri e madri, bimbi, nonni, arrabbiati a tal punto da non riuscire a esternare neppure un'imprecazione, come se la rabbia fosse in procinto di esplodere, una sensazione di assoluta impotenza, di profonda umiliazione.
Rubare è disvalore ufficializzato dai tempi della Croce, dei dieci Comandamenti, sebbene sia un tempo il nostro, in cui addirittura rubare può essere interpretato come una sorta di valore attraente, socialmente e culturalmente neppure mal sopportato, anzi qualche volta apprezzato e apprezzabile.
Ladri gentiluomini, ladri galanti, ladri con una propria etica, più semplicemente si tratta di ladri, continuo a non credere ai Robin Hood, negli Arsenio Lupen, non mi pare corrispondente al vero il rubare ai ricchi per donare ai poveri, infatti rubare è semplicemente qualcosa di sbagliato, e non sarebbe educativo né da esempio parteggiare per qualcuno che commette imprese furbesche, perché non è detto che lo faccia per dare ai meno fortunati, piuttosto per avere sempre e comunque un tornaconto personale.
Hanno portato via le proprie cose a tante persone in cerca di un po' di riposo, di pace, di serenità per tutta la famiglia, lo hanno fatto senza alcuna possibilità di attenuanti, di giustificazioni, per trasformare un'azione sbagliata, in qualcosa di "meno" grave, perché commessa da chi costretto a farlo per soddisfare un bisogno primario.
Su quel treno non sono saliti ladri per disperazione, si è rubato alla gente comune, quella onesta, che lavora, a quelli già in pensione ma ancora si danno da fare per un decoro che non viene meno.
Dove tutto è il contrario di tutto, è sempre difficile schierarsi dalla parte giusta, dove stanno coloro che non credono nobilitante rubare, in particolar modo alla povera gente, dove non c'è nulla di avventuroso nel rendere ancora più triste la vita a chi poco ottiene, che ha figli al seguito da mantenere e fare crescere con amore.
Le parole sono importanti, ancora di più quando tentano uno scarto per non diventare servili a un metodo, ancora di più quando ci si dimentica in fretta di accadimenti così umilianti e vergognosi, ancora di più quando rubare è sempre sbagliato, ma lo è in maniera inaccettabile nel momento in cui viene perpetrato subdolamente nei confronti di chi non ha strumenti di difesa, né risorse per continuare a sopravvivere.


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 Emanuela Cerutti    - 26-01-2010
Con un filo di ironica amarezza potremmo dire che le conseguenze nascono da premesse e che gli assalti alla diligenza, come qui viene definito il fatto, più facilmente avvengono se attorno c'è deserto.
Senza togliere nulla alle responsabiltà personali di chi compie gesti ingiusti, quale protezione, quale sicurezza è data agli altri, quelli che al servizio pubblico si affidano e ancora credono?