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Nota di Augustin Breda, coordinatore naz.le Fiom Area Lavoro-Società
Fiom Area Lavoro-Società - 18-11-2009
È un errore, in questo contesto, il documento congressuale contrapposto promosso da Rinaldini, Rocchi e altri. Non mi risulta che segretari generali della Fiom in passato abbiano mai promosso o sostenuto documenti complessivamente alternativi. Neanche nei congressi successivi all'accordo Confederale del 23 luglio 1993 è accaduto. Anzi allora votarono tutti a favore. Ci sono altre opzioni che avrebbero permesso di tenere un dibattito alto nel Congresso, senza arrivare alla presentazione di documenti contrapposti. Una delle opzioni, che avrei sostenuto, è quella che fu adottata nel congresso del 1996 dalla Fiom guidata da Sabattini. In quel congresso un documento Fiom di categoria, servì a segnare "l'indipendenza" della Fiom, mantenendo un collegamento formale sul piano congressuale con il documento confederale di maggioranza della CGIL allora guidata da Cofferati. Sabattini, che era allora segretario generale, evitò la contrapposizione con la Confederazione, senza rinunciare a sostenere e a sviluppare il contributo e la dialettica congressuale. Oggi ci sono molte più ragioni di allora che consigliano di evitare un documento alternativo, pur legittimo.
Il motivo principale è che tutta la CGIL , a partire dal Segretario generale Epifani, per la prima volta nella sua storia, non ha firmato l'intesa sul sistema di regole che statuisce i nuovi rapporti contrattuali e che disciplina un diverso modello sindacale da imporre al Paese.
Si tratta della rottura di fatto con Cisl, Uil, Confindustria, Confcommercio e tutte le altre associazioni delle imprese (accordo separato del 15 aprile 2009). La rottura è stata voluta e sostenuta dal Ministro Sacconi e da Berlusconi. Hanno spaccato il sindacato per isolare la CGIL, oltre che per lasciare mano libera alle imprese e agli obiettivi del governo. Il merito dell'intesa è dirompente. Un atto di rottura senza precedenti e con conseguenze che a tutt'oggi non sono ancora quantificabili per il futuro del sindacato di questo paese, per i lavoratori e per gli effetti sullo stato sociale. L'attacco è concentrico. I dirigenti della Fiom presenti nel direttivo nazionale della CGIL, così come i componenti dell'area di Lavoro Società, assieme ad altri, hanno contribuito e spinto perché la Cgil prendesse la giusta e importante decisione di non firmare quell'accordo quadro.
Decisione che a molti, compreso chi scrive, non pareva scontata nell'organizzazione, e per questo è tanto più importante in quanto frutto di una preziosa sintesi.
Tale decisione è maturata gradualmente, non senza alti e bassi, per gli eventi che si susseguivano e dopo una serie di Direttivi molto dibattuti, conclusi tutti con voti all'unanimità o a larghissima maggioranza. In quella fase hanno votato a favore anche coloro che oggi sono presentatori del documento alternativo. La linea politica e le relative decisioni sono state condivise, pur nella dialettica, da tutta l'organizzazione.
Anche tutte le successive forme di mobilitazione della Cgil, dopo la discussione, sono state decise di comune accordo. Nessuno ha presentato al voto, in quei direttivi, che sono il massimo organo deliberante della Cgil, cose diverse da fare e praticare.
Per le scelte storicamente importanti che nel suo insieme il gruppo dirigente della Cgil ha fatto, trovo difficile capire perché si arrivi ora, al Congresso, ad una messa in discussione del recente percorso e patrimonio politico sindacale condiviso.
Il fatto che tutta la Cgil non abbia seguito la deriva sindacale delle altre organizzazioni (CISL UIL UGL) è già di per se una buona ragione per rafforzare e condividere il percorso iniziato. Fatico a capire perché a fronte di eventi di tale portata storica per il sindacato e di tale durezza per la Cgil, per i lavoratori e per il Paese, una parte del gruppo dirigente trovi il modo di dividersi sui documenti Congressuali.
È persino banale dire che di fronte al tentativo di isolamento in cui il Governo, gli altri Sindacati, le Associazioni dei padroni, cercano di mettere la Cgil, e ora la Fiom, che infatti subisce un contratto nazionale separato, è necessario avere anche verso l'esterno e verso i lavoratori il massimo dell'unità interna del gruppo dirigente, per poter meglio combattere e resistere.
L'aggressione c'è ed è evidente, anche se non tutti i lavoratori ne percepiscono fino in fondo la portata. Le difficoltà nelle generose lotte in corso lo dimostrano e la crisi non aiuta.
Percepire in questo momento una coesione dell'organizzazione serve a tutti i lavoratori e in particolare ai metalmeccanici che sostengono le giuste posizioni e rivendicazioni della Fiom - Cgil sul contratto, sulla democrazia e sulla crisi. Hanno bisogni di sentire tutta la Cgil e in particolare i vertici, concretamente uniti per non sentirsi ancor più isolati.
Un Congresso per documenti contrapposti, dove vince chi prende più voti tra gli iscritti, visto anche le esperienze passate, la sensazione di coesione non la trasmette.
Anzi, penso di poter affermare che nelle articolazioni dell'organizzazione, in particolare nei congressi di base, sui posti di lavoro, per prendere i voti c'è chi da il peggio di sé.
Un "danno" che doveva essere evitato e forse è ancora evitabile, se entro il 23 novembre data in cui si licenziano i documenti si trovasse una forma di confronto quale quella del 1996.
Questi aspetti un gruppo dirigente li conosce e deve valutarli. Non mi pare che la scelta fatta dal segretario Rinaldini, che stimo, e da diversi altri dirigenti, che rispetto, sia la terapia giusta per infondere forza e determinazione alla lunga lotta che aspetta i lavoratori metalmeccanici e i delegati della Fiom in particolare.
Nel mio animo regna comunque la convinzione che il congresso possa essere di alto profilo e che il dibattito, il confronto e la libera espressione del voto degli iscritti chiamati a orientare l'organizzazione con le loro scelte, favorisca una sintesi finale comune.
L'altra novità, che contraddistingue questo Congresso è che il documento Rinaldini - Rocchi è presentato da un gruppo dirigente non omogeneo sotto il profilo della impostazione "ideologico sindacale", diversamente da come era avvenuto nei passati Congressi.
Normalmente il confronto tra documenti congressuali contrapposti, quando ci sono stati ( congressi 1996 e 2000) è storicamente avvenuto tra una maggioranza prevalente di "moderati" da una parte e una più "antagonista" dall'altra. Una specie di "destra/sinistra" interna alla CGIL. Oggi non è così. I firmatari del documento alternativo hanno storie, percorsi e provenienze spesso diametralmente opposti, anche rispetto a quanto hanno sostenuto nei loro recenti percorsi sindacali ai vertici dell'organizzazione.
Tra le posizioni di Rinaldini e quelle della Rocchi, che è attuale componente della Segreteria nazionale Cgil, ci sono e ci sono state contrapposizioni e differenze su temi dirimenti, dalla democrazia, al ruolo del contratto nazionale. Cosi come ci sono differenze apparentemente inconciliabili tra la ex segretaria CGIL Maulucci e il segretario Fiom Cremaschi. Ora questi dirigenti si ritrovano tutti in questo documento alternativo a contrapporsi al documento Epifani - Nicolosi.
Su questa particolare alleanza che si è determinata fatico a dare un giudizio perché come dicevo è una reale novità nella Cgil, difficile da capire come e a quale scopo s'è formata.
Il merito necessita di uno spazio ampio di argomentazione e vi sarà occasione, ma voglio sottolineare qui solo due aspetti. I documenti che servono disegnare gli obiettivi strategici della CGIL da raggiungere nei prossimi quattro anni, mi sembrano eccessivamente ambiziosi, se si vuole realmente considerare applicabile quanto proposto, visto anche il contesto politico di aggressione in corso verso i lavoratori e verso gli obiettivi che la Cgil si pone per il Paese.
Nel documento di Rinaldini - Rocchi tra vari elementi interessanti ci sono alcune proposte che di fatto aprono ad un sindacato della cogestione, che oltre ad essere fuori contesto storico, si contrappone all'idea di sindacato di classe e "antagonista" quale la Fiom si definisce anche nel suo Statuto.

Il documento alternativo propone che i lavoratori entrino nei consigli di amministrazione delle imprese, (Pagina 32 ....."democrazia economica ...duale..") che è quanto di più lontano ci sia dalla storia e dall'idea di sindacato antagonista al sistema capitalista. Tra l'altro questa è una storica posizione della CISL, che tutt'ora sostiene, che vede d'accordo il Ministro Sacconi e contraria la Confindustria.
Delle due l'una: o si è nei consigli di amministrazione dove si assumono e si co-decidono con i rappresentanti del capitalismo l'evoluzione dell'impresa, compreso i destini e le conseguenze dei lavoratori nei momenti di crisi o si è antagonisti.
Credo che in questo e altri punti centri anche questa confusa contaminazione del gruppo dirigente che ha dato vita a quel documento alternativo.
Anche per le ragioni sopra esposte ritengo necessario oggi sostenere la posizione congressuale assunta dalla CGIL nel documento con primi firmatari Epifani - Nicolosi e altri.

Augustin Breda
Coordinatore nazionale Fiom area Lavoro e Società

Roma, 17 novembre 2009
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