breve di cronaca
Al Consiglio dei Ministri la riforma dell'Università
La redazione - 23-10-2009
Per la destra la nuova Università sarà figlia della "rivoluzione" Gelmini. Dal centro-sinistra veranno le solite sterili polemiche e quale sottaciuto consenso. Gli "addetti ai lavori, in grado di capire subito la portata e la qualità degli interventi, si schiereranno pro o contro a seconda degli interessi e dei privilegi colpiti o salvaguardati. Il Paese reale, gli studenti, le famiglie, la gente comune che non ha più nulla a che spartire con "chiese" e "parrocchie" della politica, che non conosce e non riconosce le beghe e gli interessi corporativi di quel teatro dell'assurdo che è oggi l'univeristà, capiranno col tempo ciò che realmente sta accadendo. "Meritocrazia" è la parola d'ordine, ma quali sono gli atenei "virtuosi"? Ciò che pare certo è che là dove le Università hanno utilizzato l'autonomia per moltiplicare le cattedre, sicché i costi di gestione sono saliti alle stelle e il bilancio risulta in rosso, a pagare saranno gli utenti. La linea di demarcazione che segna la "rivoluzione" è segnata infatti da una nuova ripartizione dei fondi ministeriali, destinati esclusivamente alle università che hanno i "conti in regola". Chi ha sperperato non pagherà nulla e la "punizione tocca agli studenti. Se prima della cura Gelmini un ateneo era inefficiente, con la terapia del ministro sarà di gran lunga peggiore. Gli effetti dello strapotere dei privati, del blocco dei finanziamenti e di quello delle assunzioni di nuovi docenti, la progressiva sparizione dei ricercatori, i finanziamenti legati al tasso di occupazione dei laureati non daranno subito i loro frutti malati, ma è chiaro che il Sud rischia il colpo di grazia. E nemmeno si vedranno subito gli effetti dei pericolosi interventi sulla selezione del personale, che rafforzano in sostanza il potere degli ordinari - i famigerati "baroni" - e, con tutta probabilità, per quel tanto che trapela dal dibatitto criptato degli addetti ai lavori, giungono a legare il valore delle pubblicazioni all'importanza degli editori, creando nuove lobby, nuovi potentati e una nuova e prevedibile corruttela. Per il personale docente, sembra di capire, c'è l'uovo di Colombo: sarà inevitabile produrre libri e articoli scientifici. Il che lascerebbe pensare che, sinora, si poteva essere ricercatori senza... ricercare! Naturalmente la "meritocrazia" della Gelmini fa un passo avanti e due indietro. Uno studioso che non... studia non rischia il licenziamento. Si terrà il suo cospicuo stipendio e dovrà rinunciare solo agli scatti di anzianità.
Di tutto questo, com'è ormai regola nel nostro Paese, e com'è facile verificare nella breve e incompleta rassegna stampa che proponiamo ai lettori, i nostri giornali danno poco conto e, soprattutto non si scandalizzano. Contro il berlusconismo non s'è ancora trovato un vaccino e il contagio continua con ritmi da pandemia.

La redazione

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