breve di cronaca
Il vicolo cieco della scuola pubblica
Affari Italiani - 01-10-2009
Di Luciano Nicastro, filosofo e sociologo


La Scuola italiana naviga in un mare tenebroso e oscuro, senza una chiara carta di navigazione cumulando errori strategici e globali su errori tattici specifici, mentre sale dal Paese reale una domanda acuta e pressante di nuova educazione, di un più alto livello di istruzione e di socializzazione politica civile e democratica.

Non c'è solo un malessere dei docenti, degli allievi, del personale non docente, delle famiglie, della istruzione,della didattica e della ricerca a tutti i livelli ma addirittura un giudizio negativo ed una sfiducia complessiva della stessa società sul futuro di questa istituzione in crisi di motivazioni forti,intrinseche ed estrinseche, in preda alla spirale delle riformette governative che scontentano un po' tutti senza risolvere nulla.

Manca ancora un nocchiero abile a livello politico-gestionale capace di proporre un preciso progetto riformatore "ragionevole, organico e puntuale" ed un luogo istituzionale deputato a pensare strategie di innovazione sistemica sul piano della gestione partecipata e della ideazione e sperimentazione di una nuova didattica basata su una ricerca mirata alla soluzione di quei problemi reali che impediscono il giusto esercizio del diritto allo studio, al lavoro e all'educazione.

Qualcuno dirà che abbiamo il nuovo Ministro Gelmini abile, attivo e e deciso ad andare avanti con i suoi consiglieri e con la preventiva solidarietà dell'intero Governo Berlusconi. Così lo stesso Ministero della Pubblica Istruzione e della ricerca di sempre continua a sfornare la solita minestra. E' stato detto, e noi lo abbiamo ripetuto in diversi articoli su Affari Italiani e su Petrus, che "la Scuola la fanno i maestri e non i ministri" ma si continua a far dipendere tutto dal centralismo ministeriale e governativo per fare con la decretazione e le circolari di rito passi di riforma o giri di valzer sul trattamento del personale, sul contenimento della spesa proprio nella pubblica istruzione a scapito delle supplenze e dei precari e a danno e pregiudizio delle cosiddette riforme di questi anni. Senza atteggiamento sprezzante né pregiudiziale chiamo riformette scolastiche quelle riforme di qualunque governo, siano state di centro-destra che di centro-sinistra, che si sono rivelate di corto respiro e di pura valenza ideologica. Nonostante la buona intenzione del Ministro di turno, essendo state di parte, hanno creato piuttosto uno stato di confusione nel funzionamento ordinario della Scuola con l'aumento del numero degli alunni per classe e di prospettiva della intera Scuola pubblica, statale e paritaria, con risvolti negativi e disfunzionali sugli obiettivi gestionali, pedagogici e didattici e sugli stessi requisiti di partenza accertati dalla più seria ricerca applicata confermando una sostanziale immobilità di sistema e riproducendo una Scuola di base e persino Universitaria lontana dalle aspettative minime della cultura riformatrice.

Per uscire dal vicolo cieco di queste riformette scolastiche contraddittorie, incoerenti e disorganiche bisogna abbandonare il riformismo dall'alto, ministeriale e governativo, di corto respiro e dar vita ad una legislazione parlamentare di sistema più condivisa e organica,capace di innescare una vera e propria rivoluzione copernicana nella scuola pubblica, statale e paritaria, dall'infanzia all'Università, cambiando logica e innovando il sistema istituzionale sul piano strutturale come nuovo Servizio Generale,autonomo e indipendente dello Stato democratico. Non si tratterebbe di un altro Ministero della cultura e della ricerca,ma di una rifondazione radicale.

Dobbiamo passare nel nostro Paese "dalla centralità ,di fatto e di diritto, del Ministro e del Ministero della Pubblica Istruzione e della Ricerca scientifica alla centralità dei Maestri e dei ricercatori in un sistema di autonomie scolastiche federate in un Servizio Pubblico Indipendente e autonomo di istruzione, formazione e ricerca dal quale dipenderebbe la Scuola di ogni ordine e grado e la formazione, l'aggiornamento e il reclutamento del personale mediante pubblici concorsi nazionali. Un Centro nazionale Scuola,formazione e Ricerca scientifica ,autonomo e sovrano,autogestito come la Magistratura ma controllato dal Parlamento attraverso le leggi di in dirizzo. Il Ministro avrebbe solo la responsabilità di curare i problemi funzionamento del servizio(infrastrutture,edilizia scolastica,laboratori,etc...) e garantire il monitoraggio periodico della sua attività istituzionale di funzionamento informando periodicamente il Parlamento nazionale e ii parlamenti regionali. Il servizio qualificato e istituzionale dovrebbe essere articolato a cerchi concentrici e coinvolgere le varie rappresentanze del personale e della gestione e sovrintendere alla delicata e fondamentale funzione di svolgimento trasparente e competente dei concorsi periodici di reclutamento. Qualcosa in nuce fu fatta nel passato per la Scuola dell'obbligo con il movimento circoli della didattica. La mia proposta è ben più ambiziosa perché è sistemica e strutturale e fa premio su una prospettiva strategica, non meramente corporativa, di lungo respiro che ridia però prestigio, decoro, autonomia e legittimazione sociale ai maestri e professori che selezionate in modo meritocratico vero sono individuati come autentici esperti di Scuola e dotati di alta coscienza pedagogica e civile, scientifica, culturale e politica (non partitica!).

Questa svolta va oltre l'autonomia scolastica e la logica che dagli anni '70 sino ad oggi ha dominato la prassie il dibattito culturale pubblico sul servizio scolastico statale e paritario,sulla libertà della Scuola, sul ruolo dei saperi e della stessa religione nella formazione del cittadino e della classe dirigente laica e sensibile alle radici e ai valori della nostra Nazione. Bisognerebbe avviare e sperimentare,nella nuova società italiana multietnica,multiculturale e multi religiosa, la rifondazione di un rapporto democratico di laicità nuova e più positiva tra società e scuola libera, statale e paritaria, ponendo al centro il Maestro e non il Ministro della P. I.

L'Università in questa ottica non sarebbe gestita da un Ministero ad hoc ma divenendo il cuore dell'istruzione e della ricerca del Paese reale si autogestirebbe in modo autonomo e sovrano , con una dotazione finanziaria sufficiente a coprire le spese di funzionamento e di ricerca.Il Sistema Universitario nazionale pubblico (statale e paritario!) comprenderebbe sedi di 2 livelli "Università" di eccellenza internazionale e Atenei di formazione e ricerca, mentre i professori sarebbero messi nelle condizioni di passare da un livello all'altro facendo valere e contare le ricerche e le pubblicazioni in qualità e quantità relativamente alle abilitazioni nazionali di disciplina e di livello.

Per uscire dal vicolo cieco delle riformette (es. laurea 3+2, .....maestro prevalente nell'elementare etc)e dal solito dilemma dell'abolizione o conservazione del titolo legale di studio proprio dell'attuale labirinto sistemico, bisogna smettere di considerare nel bilancio dello Stato, le somme stanziate per la Pubblica Istruzione e la Ricerca come spese improduttive e sprechi di sistema e invece aumentare, secondo i bisogni di apprendimento e di insegnamento,per gli alunni e gli insegnanti precari le dotazioni secondo le necessità interne del servizio. La spesa corrente dovrebbe essere coperta adeguatamente da una percentuale congrua e permanente,prelevata dalla fiscalità generale.In questo nuovo sistema pubblico anche la scuola paritaria ricaverebbe più serenità e libertà di azione formativa originale e specifica in una logica di integrazione democratica.

Forse in questo modo si realizzerebbe l'antica speranza del 1968 di una nuova primavera sociale e culturale, economica, politica e religiosa,in nome della dignità e libertà della persona umana e di una cittadinanza solidale attraverso lo studio dell'opera di filosofi, scienziati,sacerdoti,letterati e poeti: don Milani e Rita Levi Montalcini ,Umberto Eco e Mario Luzi, H. Marcuse , E.Mounier ,Norberto Bobbio e Giorgio La Pira...

Martedí 29.09.2009

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