tam tam |  espressioni  |
La parola da salvare questa volta è: parola
unita.it - 30-08-2009
In principio era il verbo. Ovvero la parola. Il mondo nasce quando nasce la parola? Così suggeriscono le religioni. Alla parola preesiste il caos: tumulto, movimento, crescita e proliferazioni precedono il dialogo. Il mondo all'origine, come lo immaginavano i Pelasgi in epoca neolitica, era governato dalla dea Eurinome, la dea danzante nel vento che cova un grosso uovo da cui, nel momento dell'apertura, escono nuovi e freschi gli oceani, i monti, i fiumi, le campagne, gli animali e gli uomini.
Ma la consapevolezza e quindi la presenza ragionata dell'uomo comincia con la parola. Il pensiero stesso, come suggerisce Wittgenstein, senza la parola non si farebbe conoscere. Perché ciò che non ha nome non esiste. Certamente esistono dei sentimenti e delle sensazioni che possono fare a meno della parola. Ma per essere comunicati hanno bisogno di un codice prestabilito e condiviso. La fragilità della lingua, così legata a un luogo a una storia, è la sua forza. Perché chi conosce una lingua sa che possono esistere altre lingue, ed è pronto ad esplorarle. La differenza fra linguaggio e lingua è che il primo «comprende tutti i modi possibili di significare un concetto o un sentimento», come scrive Tommaseo: c'è «il linguaggio de' gesti, degli occhi, de' simboli, il linguaggio della musica, delle bestie». Mentre la lingua «è la serie di quelle parole che sono adoperate nel medesimo senso da una società d'uomini e al medesimo modo costrutte».

La parola è senso, è suono, è significato, è invenzione, è comunicazione, è musicalità, è ritmo, è etica. Sembra strano dire etica, eppure è proprio così. L'uso di una parola presuppone una scelta del dire e ha a che fare con il libero arbitrio, quindi con le modalità dell'agire. Con la parola si può uccidere, si può carezzare, si può distruggere e con la parola si può costruire. La parola può sottoporsi a una gerarchia, diventare schiava di un pensiero, di una ideologia, di un credo. La parola può essere anche un grande esercizio di libertà. La parola è fatta di fonema e semantema. Il semantema è traducibile e spiegabile, il fonema no. Per questo la traduzione è sempre un poco arbitraria. Soprattutto la poesia che è fatta piu di fonema, ovvero di suono e ritmo, che di semantema. Anche se i due momenti appartengono alla stessa piccola composizione e non possono essere separati senza ferire il corpo del pensiero con la sua foresta di simboli.

Sfoglio il Tommaseo, che ancora ha la capacità di sorprendermi e sopratutto mi delizia con il suo toscano sempre esuberante e lucidissimo. «Si può dire molto senza parlare, co' cenni o tacendo. I pappagali e le gazze parlano, ma non sanno quel che si dicano». «Il verbo dire è generico» spiega, il verbo favellare «concerne sovente il material proferire delle parole anziché l'espressione de' concetti». Il verbo Ragionare rivela «un parlare rendendo in qualche modo ragione a sé e ad altri di ciò che si dice». Insomma si può discorrere senza ragionare, cosa d'altronde frequente. Chi discorre, in realtà «scorre sopra il soggetto».

«La narrazione è discorso: ragionamento a dir proprio non è, ma, a ben narrare, bisogna sapere molto ben ragionare». Accanto alla «parola presa», data, pigliata, acchiappata, biascicata, barattata, mangiata, venduta nasce per Tommaseo il concetto di dubbio. «Gli scrittori di gusto corrotto amano le frasi incerte perché in quella indeterminatezza si credono trovare il sublime... Le frasi perplesse sono piu contorte che dubbie, affettate o ricercate o impotenti... Le frasi perplesse sono quelle a cui poca trasparenza è causata da collocazione forzata, dal vezzo di un periodo ad arte complicato e ravvolto in se stesso». Come dire meglio l'infinito uso che si può fare dei vocaboli e i pericoli che incombono, dell'involuzione espressiva? Chi combatte tutti i giorni con le parole - un corpo a corpo spossante - sa che le parole sono pericolose, ma anche straordinarie nella loro mobilità espressiva e basta un accento o un accordo sbagliato per fare naufragare una costruzione di pensiero. Perciò, a chi si accinge a usarle: attenzione! le parole possono dire o non dire, ma raccontano sempre il profondo anche quando pretendono di stare a galla.

Dacia Maraini

  discussione chiusa  condividi pdf