Scuola e rappresentatività: occhio alla data di scadenza
Libero Tassella - 27-06-2009
Detto in sintesi, se passa la legge Brunetta prima dell'estate, non esisterà neanche più il comparto scuola, quindi potrebbe cadere ogni ipotesi di elezione RSU nel dicembre del 2009, elezioni indette, qualche settimana fa, dalla sola flc CGIL; le conseguenze politiche e giudiziarie non sono facili da prevedere, contro le leggi si può anche ricorrere comunque intraprendere un'azione politica di interdizione; il rinvio della misurazione della rappresentatività sindacale per legge sarebbe un grave vulnus alla democrazia tout court e a quella sindacale in particolare.
Ho sempre creduto e sostenuto, che la rappresentatività sindacale vada sganciata dalle elezioni RSU di scuola, ma con convinzione ho sostenuto che comunque vada legata ad un libero voto della categoria, come recentemente ho affermato sulla rete, vedi intervento riportato in calce. ( Lo scritto è antecedente di qualche giorno all'indizione delle elezioni RSU da parte della flc CGIL).

Non è possibile che siano solo le vecchie iscrizioni a misurare la rappresentatività di un sindacato, iscrizioni sempre più spesso legate al patronato o a ragioni estrinseche, non organiche alle politiche o alle non politiche delle OO.SS. e le elezioni RSU, sono legate al particolarismo delle singole strutture scolastiche alle loro mappe di potere e ai livelli di cogestione di " teminal" sindacali e di altri soggetti, peraltro in un conflitto d'interesse sempre più evidente.

Se ci è chiara la posizione della flc CGIL, che indice le elezioni criticabile ma netta, nonché quelle espresse dalla CISL e poi dalla UIL, anch'esse chiare e criticabili, non è stata espressa nessuna posizione dallo SNALS nè dal sindacato FGU.

Inoltre stiamo notando con preoccupazione un incipiente isolamento tra CGIL da una parte e CISL, UIL, SNALS e FGU dall'altra, sia a livello nazionale sia purtroppo a livello di iniziative locali e questo è un sintomo di ulteriore debolezza per tutti noi e su cui pagheremo noi il conto, non le gerarchie sindacali, noi andremo in esubero, o diventeremo, se precari, disoccupati, loro andranno in esonero.

Dopo quest'anno terribile e per certi versi emblematico, dove i colleghi certo non possono dimenticare le azioni o le non azioni delle singole sigle e le loro specifiche responsabilità, tra l'altro la firma a un vergognoso contratto biennale, oppure a un manifesto in cui si delegittimava il sindacato non firmatario, non possiamo dimenticare altresì l' unità sindacale, predicata nelle assemblee e nelle manifestazioni, ma clamorosamente smentita nei fatti lo stesso giorno del più grande sciopero della scuola, non possiamo dimenticare la rottura della mobilitazione con l'accordo in " casa Letta" nel dicembre 2008.
Su questo e altro ancora altro vorremmo poter esprimerci non a parole ma con un voto e i sindacati non possono sfuggire comunque da un confronto elettorale, anche perché firmano accordi, contrattano, concertano non solo per i loro iscritti ma per tutta la categoria e il dicembre 2006 è lontano un secolo.


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 Professione Insegnante    - 13-07-2009
Abbiamo sempre considerato l’istituzione delle RSU, nel comparto scuola, inutile e dannosa. Ancor più inutile e dannosa per quanto riguarda la componente docente, cervellotica ed iniqua se usata come strumento per la misurazione della rappresentatività.
Le scuole non sono aziende, gli insegnanti non sono impiegati e misurare la rappresentatività con questo sistema è come voler sostituire le elezioni politiche con la somma dei risultati di singole assemblee condominiali.
Nelle scuole le RSU potrebbero essere mantenute per la componente non docente, mentre per gli insegnanti sarebbe sufficiente eleggere in seno al Collegio dei docenti, all’inizio di ogni anno scolastico, un’apposita commissione che si faccia carico di trattare con il Dirigente Scolastico quegli aspetti che sono oggi di competenza delle RSU. Per la misurazione della rappresentatività, invece, si potrebbe pensare a competizioni elettorali a livello regionale, elezioni in cui tutti gli aventi diritto (iscritti e non iscritti ad un sindacato) possono esprimere il loro voto, prescindendo dal fatto che una certa sigla sia presente o meno con proprie liste nella sua scuola. Misurazione anche svincolata dal numero degli iscritti, troppo condizionato da fattori come le attività di patronato, che con il consenso hanno poco a che vedere.
Ciò detto, riteniamo che le prossime elezioni delle RSU nella scuola, in calendario per la fine del corrente anno, debbano svolgersi regolarmente senza se e senza ma.
La firma dell’ultimo contratto, la riforma del modello di contrattazione, le posizioni e l’azione dei sindacati rispetto ai tagli dissennati e alle tante riforme peggiorative del sistema, introdotte per decreto, richiedono imprescindibilmente la consultazione elettorale degli interessati.
E’ comodo firmare contratti e accordi iniqui in nome e per conto di tutti o limitarsi a flebili comunicati di dissenso rispetto alla mannaia dei tagli, che lascerà senza lavoro ottantamila colleghi nei prossimi tre anni, e poi sottrarsi alla verifica del consenso rispetto a scelte dissennate.
Quelli che oggi hanno paura delle elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie e ne chiedono il rinvio con motivazioni pretestuose, sono gli stessi che hanno disertato i referendum indetti dalla FLC-CGIL in occasione della firma dell’ultimo contratto e della sottoscrizione dell’Accordo sul nuovo modello di contrattazione, sono quelli che nel comparto scuola fanno capo a Bonanni (CISL) ed Angeletti (UIL), acclarati compagnucci del quartierino di Brunetta e Sacconi. Per non parlare poi degli altri concertativi, ossia SNALS ed FGU (ex-Gilda degli Insegnanti), che non vogliono le elezioni perché sperano di galleggiare, mantenendo privilegi e rappresentatività per un altro pugno di anni.
Le elezioni RSU in dicembre si devono tenere regolarmente, perché solo in questo modo, per quanto imperfetto e in attesa di un diverso e auspicato modello della verifica della rappresentatività sindacale, si potrà verificare chi rappresenta veramente la maggioranza dei docenti e chi ormai è soltanto espressione del proprio apparato clientelare.