tam tam |  libri  |
Rosso antico di Ettore Combattente
Olimpia Ammendola - 19-06-2009
Rosso antico - memorie di vita di sezione e di sindacato di Ettore Combattente, (edizioni liberetà), racconta la vicenda di un militante comunista. La parola militante che si usava già 40 anni fa tra i giovani che partecipavano all'attività politica, è una parola carica di significato. Ha in sé, già nel suono, il peso dell'impegno, del dovere e forse anche il senso della missione salvifica che caratterizzava i militanti di sinistra. Nella ricostruzione che Ettore Combattente fa della propria vicenda si avverte forte questa responsabilità, anche se la propria vicenda si intreccia con quella del partito, dei movimenti, del sindacato. E in effetti è stato così per tanti: la propria vita personale era tutt'uno con l'impegno politico, era tutt'uno con la vita del partito. Il privato è politico: l'abbiamo sentito dire tante volte. Forse è stata questa la forza di una generazione ma è stato anche il suo limite, il suo tallone d'achille, ciò che ha reso improponibile alle nuove generazioni l'impegno politico. Nelle pagine che Ettore ha descritto, l'impegno politico era tutto, aveva un peso totalizzante nell'esistenza dell'individuo tanto da fargli interrompere gli studi. E quanti non hanno concluso gli studi perché dovevano dedicarsi al partito! Sarebbe interessante fare una ricerca in tal senso. Diventare funzionario appariva una scelta allettante: percepire un salario per fare il rivoluzionario di professione per un giovane che non aveva ancora maturato prospettive concrete, era sicuramente stimolante. Il problema dell'indipendenza non tutti lo valutavano con attenzione. Ettore dimostra in tal senso una maturità diversa rispetto ad altri. La passione che lo animava non lo rendeva cieco rispetto alle insidie che il tipo di professione poteva nascondere. Benchè la narrazione riguardi la giovinezza dell'autore non vi è alcun cedimento alla nostalgia né alla tentazione del "laudator temporis acti" . Diceva Moravia che la felicità esiste soltanto nella memoria. Combattente non parla di anni felici perché passati. La lucidità anche se soffusa di malinconia, prevale in ogni pagina della narrazione e così anche in quegli anni appassionati vengono fuori le piaghe storiche della sinistra: l'assenza di democrazia, la doppia verità , una per i dirigenti e un'altra per la massa. Infine l'incapacità di fare il salto da forza di opposizione a forza di governo.
Lo scontro con il padre sarto, l'accusa di sfruttare il lavoro degli operai, l'idea secondo cui "a ciascuno secondo i suoi bisogni" , dànno un quadro molto preciso del militante tipo. Si era talmente infatuati (così definiva il figlio il sig. Combattente) della ideologia marxista da considerare sfruttatore persino un sarto che aveva alle sue dipendenze qualche apprendista. Se da un lato questo denotava una profonda rigidità, dall'altro era anche indice di una purezza che non ammetteva deroghe in nessun campo.
Ma non è soltanto la purezza l'unica caratteristica del militante comunista. Lavorare per le masse e tra le masse, infondere la cultura dei diritti, essere presidi civili viventi: questo significava dedicarsi all'attività politica . L'unico presupposto richiesto era l'assenza di qualunque tornaconto personale. Il processo al compagno Russo e la conseguente espulsione dal partito per aver firmato la dichiarazione di "nulla a pretendere", fa apparire preistorica questa fase del partito. In realtà si tratta degli anni 60. Se raffrontiamo questo episodio che non era isolato, con quanto avviene oggi o con la percezione diffusa della casta politica che non risparmia nessuno, nemmeno la sinistra, davvero è intollerabile quanto oggi è sotto gli occhi di tutti. Ma lo sdegno dovrebbe essere produttivo. Occorrerebbe oltre l'indignazione cercare anche di capire le ragioni dello sfacelo attuale che si possono sintetizzare nel fatto che il sindacato non è più soggetto politico, non riesce più a determinare mutamenti significativi nelle condizioni di vita dei lavoratori.
Occorre prendere atto di questo che per molti è una dura realtà da accettare . D'altro canto soltanto facendo i conti con la realtà quale essa è e non come dovrebbe essere, è possibile costruire un cammino in cui l'emancipazione e la difesa dei diritti dei deboli non risulti essere soltanto un sogno infranto ma un obiettivo da poter riproporre.


  discussione chiusa  condividi pdf