breve di cronaca
Cercasi materie per prof “orfani”
Il Messaggero - 23-09-2002
Il decreto ”omnibus” prevede corsi obbligatori per i docenti di ruolo che prendono lo stipendio ma sono inutilizzati
Insegnavano geografia o ginnastica: in 10 mila devono riciclarsi per una cattedra

di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Sul libro paga del Tesoro l’anno scorso c’erano 843mila insegnanti. Di questi, quasi 10.000 erano in sovrannumero e lo sono tutt’ora. Si tratta di docenti di ruolo che hanno lo stipendio, vengono regolarmente retribuiti, ma non possono essere utilizzati perché non hanno più la cattedra. L’hanno perduta per effetto degli accorpamenti di classi e istituti o perché hanno l’abilitazione in classi di concorso che registrano il "tutto esaurito". Sulle cifre degli esuberi i sindacati sono pessimisti: «La situazione sarà chiara solo dopo la Finanziaria che prevede tagli massicci». Ma quali sono i settori in esubero? La geografia (in alcuni indirizzi delle superiori è stata sostituita da scienze della Terra); l’educazione fisica (dopo la fusione delle squadre maschili e femminili la metà dei docenti era senza posto); l’educazione tecnica e quella artistica; con l’aggiunta degli insegnamenti tecnico-pratici (dattilografia, computisteria e simili, scavalcati dall’informatica).
Per questi insegnanti sono in arrivo corsi obbligatori di riconversione. Lo prevede il decreto "omnibus" approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri. Ma in quali materie si riciclerà l’insegnante? Il decreto legge non lo stabilisce. Si limita a fissare il principio. Seguirà poi una circolare applicativa del ministero, che darà indicazioni dettagliate. «In ogni caso - osserva Massimo Di Menna, segretario nazionale della Uil scuola - la strada è una sola. Non si può prescindere dalla laurea. Solo chi ha anche un secondo titolo può, attraverso il corso che in media va dai 4 ai 6 mesi, acquisire una abilitazione veloce e tornare in cattedra per una nuova disciplina». E gli altri? «A loro non resta che il sostegno all’handicap».
La frequenza ai corsi era già prevista dall’articolo 473 del testo unico sull’istruzione approvato nel 1994. La novità è che ora non ci sono più scappatoie: la partecipazione, che prima era facoltativa, diventa obbligatoria. «Significa che chiunque finisca nel girone dei sovrannumerari - spiega ancora Di Menna - dovrà necessariamente iscriversi ai corsi. Non potrà restare a "disposizione" dei presidi come accadeva prima».
La norma sui corsi di riconversione fa parte di un pacchetto di misure urgenti volute dal ministro Letizia Moratti: «Per ridurre gli sprechi e razionalizzare il sistema. E per moralizzare la gestione delle risorse». «Dei molti insegnanti in sovrannumero - scrive il ministero nel testo presentato a Palazzo Chigi - circa 6mila non hanno partecipato ai corsi di riconversione, tuttavia vengono retribuiti senza poter essere effettivamente utilizzati. La norma è quindi necessaria per far cessare questa situazione di spreco di denaro pubblico». Viale Trastevere si riserva anche di emanare un secondo decreto per l’individuazione del personale docente in condizione di «sovrannumerarietà». «La norma - continua la nota ministeriale - riveste carattere di urgenza in quanto le procedure di riconversione vanno attivate in tempo affinché si riesca ad utilizzare il personale dal prossimo anno scolastico».
E’ un segnale chiaro nei confronti del ministero dell’Economia, per dimostrare che i conti in rosso della scuola possono essere sanati. Tremonti da tempo rimprovera alla collega di avere un "buco" nel bilancio avendo «ecceduto nelle spese del 2001». Del resto, all’inizio dell’estate quando Palazzo Chigi diffuse le cifre della manovra di assestamento economico lo stesso Berlusconi impallidì: nel documento era scritto che la maggiore spesa dello Stato, corrispondente a 1,3 miliardi di euro, era addebitata all’aumento dei costi dell’istruzione.
Ma torniamo ai 10mila "sovrannumerari". Non sono i soli ad essere "senza cattedra". A loro se ne aggiungono altri 18.000, che pur essendo nei ruoli della scuola non insegnano più. Per loro è stata coniata l’etichetta di "fuori ruolo", perché temporaneamente distaccati in ambasciate, ministeri, ex provveditorati, istituti di ricerca o altro. Oppure perché hanno scelto di fare i rappresentanti sindacali o sono stati eletti (Parlamento, Comuni, Provincie, Regioni). Ma tra i due gruppi c’è una differenza di base: i primi hanno perduto la cattedra, i secondi hanno preferito abbandonarla.


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