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Immigrati. La Cei: respinti verso la fame e la morte
Il manifesto - 23-05-2009
I vescovi italiani tornano ad attaccare il governo per la politica dei respingimenti in mare adottata nei confronti dei clandestini. A farlo e' stata ieri la Sir, l'agenzia di stampa della conferenza episcopale, che in un intervento a firma del presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, monsignor Arrigo Miglio, ha parlato degli immigrati riportati in Libia come di persone costrette a "tornare su strade di fame e di morte che gia' conoscevano". Uomini, donne e bambini che, al contrario di quanto affermato nei giorni scorsi dal premier Silvio Berlusconi, sarebbero tutt'altro che criminali: "Non tutti erano bisognosi di asilo - ha proseguito monsignor Miglio - non tutti santi, ma poveri lo sono di certo".
Dalla Sir arriva poi anche una dura critica alla proposta, avanzata nelle scorse settimane dal capogruppo della Lega al consiglio comunale di Milano, Matteo Salvini, di riservare alcuni vagoni della metropolitana ai milanesi.
Proposta liquidata come "un inedito apartheid da sperimentare a Milano".
Ma le critiche non arrivano solo dal presidente della Commissione Cei per i problemi sociali. Sull'argomento interviene infatti anche il vescovo di Milano, monsignor Dionigi Tettamanzi. L'occasione e' la puntata di "Che tempo che fa" andata in onda ieri sera. Rispondendo alle domande di Fabio Fazio, monsignor Dionigi Tettamanzi ha infatti ricordato come anche gli italiani in passato siano stati dalla parte di chi emigrava. Proprio per questo, ha aggiunto, la politica non puo' farsi prendere dalla paura dell'immigrazione. "Dobbiamo onorare la memoria del passato - ha detto monsignor Tettamanzi - non per essere nostalgici, ma per essere piu' coraggiosi nell'affrontare il futuro che ci vedra', penso, molto piu' impegnati in un confronto multietnico, interculturale, interreligioso".
Certo, ha poi proseguito Tettamanzi, quello dell'immigrazione e' un fenomeno che va governato ma "sempre nel rispetto dell'inviolabile dignita' di ogni persona".
Intanto proprio la decisione di respingere i barconi di immigrati ha fruttato al ministro degli Interni Roberto Maroni la prima denuncia. A presentarla sono stati i parlamentari radicali eletti nelle liste del Pd Rita Bernardini, Elisabetta Zamparutti, Donatella Poretti e Marco Perduca, che assieme agli avvocati Alessandro Gerardi e Giuseppe Rossodivita, membri dirigenti di Radicali italiani, hanno depositato un esposto presso la Procura della Repubblica di Roma contro il governo italiano per il respingimento dei 227 migranti salvati in acque internazionali due settimane fa. L'esposto, hanno spiegato, "e' volto a verificare la legittimita' giuridica del respingimento in Libia dei profughi soccorsi in acque non territoriali, atteso che alcuni di loro erano in possesso dei requisiti per avanzare richiesta di asilo politico una volta giunti in Italia, come certificato anche dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati". "Si tratta - sottolineano i radicali - di migranti che vivono in condizioni fisiche e psicologiche tremende e che il Governo italiano 'riammette' in Libia sapendo il rischio che queste persone corrono una volta consegnate alle autorita' libiche, cio' in aperto ed evidente contrasto con il principio di 'non respingimento' previsto da numerosi trattati e convenzioni internazionali".

21 maggio 2009

Tags: cei, immigrati, emigrazione, apartheid, discriminazione, rispetto, espulsioni, non respingimento


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