Obiezione
Giuseppe Aragno - 21-03-2009
E' tutto lì, sul minacciato web. Può sembrare vita virtuale, ma è dolore, ferocia, barbarie: Genova, il sangue sul selciato, la furia cilena di Bolzaneto e, in un crescendo, la guerra contrabbandata per pace e la Costituzione violata, il cittadino espropriato del diritto di eleggere i suoi rappresentanti in Parlamento, l'ecatombe d'immigrati nel "mare nostrum", il diritto d'asilo negato, la scuola, l'università e la ricerca ridotte alla fame, i poliziotti alla testa di bande fasciste a Piazza Navona. Tutto lì, come l'Europa di Altiero Spinelli trasformata in braccio armato del capitale, pronta a dar segno di sé solo quando una qualche sanguisuga s'inventa direttive alla Bolkestein per alterare il rapporto tra capitale e lavoro, i grandi commissari del Fondo Monetario Internazionale decidono della fame e della sete, i cervelloni di Lisbona mercificano il sapere e i tecnocrati che governano la finanza europea fanno da cerniera tra crisi, profitto e sfruttamento. Tutto lì sul minacciato web: i sacrifici imposti per alimentare la rapina delle banche, l'ingiunzione a lavorare di più e a rinunziare a diritti, salari, sicurezza e futuro.
Il nemico, ci dicono è Bin Laden, il nemico Saddam Hussein, il nemico è il terrorismo, il nemico è il clandestino, il nemico è il rumeno, che si tiene in galera anche se è innocente, il nemico è il relativismo, il nemico è papà Englaro. Una guerra dietro l'altra, un fantasma suscitato ad arte con una menzogna nuova orchestrata dai media, appena la paura di ieri non funziona più. E siamo ad oggi: città blindate contro l'impotente rabbia indigena e ghetti messi su da un giorno all'altro per ficcarci dentro le speranze immigrate e farne disperazione. A far da collante, la paura. Una paura che cresce, che si alimenta, che cancella i problemi e il senso delle cose. Un vuoto riempito di un nulla che genera i mostri dell'istinto e spegne la luce della ragione.

Non è un'aquila e recita da guitto quando scopre le carte - "dalle parole ora passiamo ai fatti" - né, a contenerne la vena reazionaria, basta Gelmonti, interprete maliziosa dell'asino in mezzo ai suoni: Brunetta è scatenato e, mentre la polizia tiene cattedra all'università insegnando a suon di botte agli studenti che il diritto di manifestare il dissenso non esiste più, fa il primo violino della banda Berlusconi e detta i ritmi della nuova solfa. Da quando governa lui, infatti, gli studenti in lotta per la formazione e la ricerca sono diventati "guerriglieri" e come tali vanno trattati. Certo, stando abilmente nel gioco delle parti, Gelmonti prova a frenare: "conoscete il ministro Brunetta, usa toni duri solo per provocare...". Ma il violino non ci sta, si arruffa e sbuffa e oppone la forza al diritto e alla partecipazione.

Sembra sia passata parola: l'Europa è una pentola a pressione: In Grecia lo scontro sociale tende a farsi rivolta, a Barcellona la notte brucia e qui da noi, dopo Piazza Navona, Napoli e Torino, la destra estrema tiene la piazza con spranga e coltello. Morde, fugge, poi torna a colpire. E se nella Francia rivoluzionaria per ora l'attacco alla formazione s'è fermato di fronte alla protesta che dilaga, nell'Italia in balia dei leghisti una direttiva del ministro Maroni esilia il conflitto sociale nell'estrema periferia e chiude strade e piazze a scioperi e cortei.
Qual che sia l'esito dello scontro, un dato emerge da tempo disarmante: qui da noi i grandi assenti in questa stagione di lotte sono gli insegnanti. L'avvocato Gelmonti non ci ha messo molto a capirlo e procede come uno schiacciasassi e s'inventa una nuova e più pesante discriminazione: Il tetto del 30% per gli immigrati presenti in una scuola.
Chi attende che nasca un regime, aspetterà per molto. La democrazia, pugnalata alla schiena, è entrata in coma. Per impedire che muoia, occorre reagire. Il rispetto della legge è un alibi che non regge: alle disposizioni ingiuste, ai provvedimenti fatti apposta per colpire i deboli, si risponde col rifiuto, si fa appello alla coscienza e si disobbedisce. La Cgil sembra averlo capito e con un suo appello invita all'obiezione. Sono mesi che noi di "Fuoriregistro" battiamo sul tasto dell'obiezione e ne siamo convinti: la via è questa. E, tuttavia, non basta. Occorre aggregare tutte le realtà in lotta, costruire la via dello scontro mettendo assieme avvocati e giuristi, fare quadrato attorno alla Costituzione come fa quadrato il soldato costretto sull'ultima spiaggia. Occorre saper dire di no e, allo stesso tempo, ammonire: siamo pronti a lottare. Noi ci portiamo dentro una certezza; nasce dalle immutabili leggi della storia e non ci sono dubbi: non vinceremo subito, ma vinceremo.

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 oliver    - 27-03-2009
E' evidente che una regia occulta immette all'interno del mass media continuamente informazioni terroristiche e manipolate.
Chi decide?
Chi sono i registi?
A chi devono rendere conto?
Sono solo alcune domande che apparentemente non hanno risposta in realtà sappiamo tutti chi tira le fila e decide. Gli italiani non colgono o vogliono far finta di non cogliere, forse sono narcotizzati da un mondo vuoto che riesce persino a farti sentire protagonista. Spero che un giorno non lontano il vento cambi direzione.