Per una laicità senza zone franche anche nella scuola
Paolo Citran - 02-02-2009
Il rizzoliano Gesù di Nazareth di Benedetto XVI - significativa mutazione antropologica: una volta i papi scrivevano le encicliche, ora i bests-sellers! - è entrato qualche tempo fa a gran furore nell' hit parade dei libri più venduti in Italia (anche collocandosi per un certo periodo al primo posto), seguito a ruota da una quasi eccezionale operazione divulgativa portata avanti - tra gli altri - da Augias-Pesce / Augias-Cacitti e da un irridente e fazioso, ma godurioso e leggibile Odifreddi - Perché non possiamo dirci cristiani (e men che meno cattolici) -, che se la prende di brutto con la Chiesa Cattolica, con argomenti generalmente plausibili, ma talvolta del tutto faziosamente irricevibili, come nell'identificare "poveri di spirito", "cristiani" e "cretini" in un gioco di parole che non aiuta certo a capre i fenomeni religiosi.

*****

Il libro del papa su Gesù, che lo segue nel cammino fino alle soglie di passione, morte e resurrezione - è previsto un secondo volume - appare interessante più che per la ricostruzione della figura di Gesù, manieristicamente e rigorosamente cattolica, per l'enucleazione delle indicazioni metodologiche che permette di effettuare, incluso il confronto fra
· le caratteristiche dell'ermeneutica cattolica di stretta osservanza ed
· un'ermeneutica messa in atto anche da studiosi che sostengono la necessità di una ricerca rigorosamente scientifica sul cristianesimo delle origini (cito Filoramo, Cacitti, Pesce), il cui strumento è essenzialmente il metodo storico-critico.
In questo senso, se è vero che
· l'interpretazione parte sempre dai presupposti di una precomprensione ineliminabile,
· non è detto che essa debba essere fideisticamente orientata.
In ambito protestante, almeno dall'Ottocento si era individuata una distinzione concettuale - nell'interpretazione neotestamentaria della figura di Gesù - tra un Gesù della storia ed un Gesù della fede, il primo oggetto di una ricostruzione storico-critica fallibile e rivedibile, il secondo emergente dagli effetti di interpretazione mitopoietica legata alla fede concreta dei credenti, secondo taluni da tradursi in una concettualità comprensibile ed accettabile per l'uomo della modernità e della post-modernità.

Così da David Friedrich Strauss la confessione di fede delle prime comunità cristiane è interpretata con i parametri del pensiero giovane- hegeliano, da Adolph Harnack con quelli di un'etica dell'interiorità, da Rudolf Bultmann con lo strumento delle categorie della filosofia dell'esistenza.

Rispetto a questa divaricazione tra confessione di fede ed eventi fattuali, Ratzinger fa ancora una volta rilevare la sua rigorosa formazione neoscolastica e neotomistica (ma a volte appare una fede che suona di agostinismo), per cui i due aspetti di fede e ragione si tende a pensarli in continuità, vedendo Gesù insieme come fatto e come oggetto di fede; tale continuità non è compatibile con il riferimento al solo metodo storico-critico. Siamo nella logica del circolo tra fides quaerens intellectum ed intellectus quaerens fidem, ovvero nella posizione cattolico-razionalista per cui c'è una continuità che considera razionale (o almeno ragionevole) l'interpretazione che vede in Gesù Cristo il figlio dell'Uomo ed il figlio di Dio: c'è collaborazione tra metodo storico-critico e teologica come fede consapevolizzata. Ratzinger sottolinea che vanno riconosciuti i dati del metodo storico-critico, ma per il credente non esaurisce l'interpretazione: credo ut intelligam ed intellige ut credas costituiscono un circolo ermeneutico. Si dichiara la necessità di un autotrascendimento del metodo. Uno degli elementi che maggiormente richiedono quest'ottica è quello del Canone biblico, inclusivo del Vecchio e del Nuovo Testamento come libri rivelati. Ciò permette non solo di collegare il Nuovo alla cultura ebraica che si è espressa nel Vecchio, ma anche di leggere il tempo del Nuovo come realizzazione della profezia proferita nel Vecchio.

Il riferimento rigoroso al Canone, di cui altri denuncia la arbitrarietà della scelta che lo definisce a partire dal Concilio di Nicea del 325, non considerandone l'arbitrarietà legata a motivazioni contingenti in un cristianesimo variopinto quanto il mondo.

Si può dire che Ratzinger rovesci la tesi che dalla fede della comunità cristiana originaria nasca la confessione di fede nel Cristo. Piuttosto ritiene impossibile che la fede e la comunità dei credenti non nasca da quell' Unicum che è dato dalla straordinarietà della figura unitaria ed universale che Gesù Cristo, Figlio dell'Uomo e figlio di Dio, il cui messaggio va letto nella razionalità della fede.
In questa prospettiva Ratzinger la definisce chiaramente come pneumatica (cioè sorretta dallo Spirito Santo). Che non è poco, se, anche da papi, si dichiara di non esperirsi ex-cathedra.
Di tanto in tanto emergono nel volume attualizzazioni, corrispondenti essenzialmente a preoccupazioni di carattere pastorale. Parlando della pace e della giustizia, che nel cristianesimo si legano alla realizzazione del regno e dell' evento messianico, Ratzinger critica le chiacchiere utopistiche di una religione usata a fini politici, reinterpretazioni secolariste del concetto di "regno". Forte la critica alla secolarizzazione ed al relativismo tanto condannato da questo papa, ma anche alla teologia della liberazione ead ogni teologia che si pone come reinterpretazione secolaristica del concetto cattolico di regno.
Segnaliamo, per concludere, la lettura dell'espressione regno, di cui l'A. individua valenze plurime: il regno è Gesù stesso, è presente nell'interiorità dell'uomo, è la comunità ecclesiale, è il culmine della storia.

*****

Due le annotazioni.
· Dal punto di vista della ricerca storica il libro del papa non sembra dir nulla di nuovo.
· Dal punto di vista del mondo laico, e più precisamente di quello legato al mondo della scuola, la modalità negligée e la nonchalance diffuse per tali temi occupano un campo proibito che certamente non disdegnarono - lasciando per il futuro spazio all'ermeneutica contemporanea e se si vuole post-moderna - gli Hegel, i Marx, i Sartre ed i Bloch, i Feuerbach ed i Nietzsche, i Freud, gli Jung ed i Malinowski, che insieme ad altri sopra citati e molti altri non citati, costituiscono un patrimonio di conoscenza problematica e problematizzante spesso snobbato e lasciato come zona franca ad un approccio che si considera sorretto dallo Spirito Santo, oltre che dal Concordato.

Credo che per cose di questo genere si possa trovare posto persino nella scuola della Gelmini.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 oliver    - 10-02-2009
Tutti quelli che scrivono per bearsi delle sue conoscenze come Lei sono la rovina della scuola e della società tutta. Tenti di produrre scritti meno inutili.

 L'autore    - 12-02-2009
Signor Oliver,
io non mi beo delle mie conoscenze, queste cose le ho insegnate per una trentina d'anni e, senza essere uno specialista, riesco a distinguere tra una cultura mossa da presupposti aprioristici di tipo confessionale da una ricerca che assume a tema la religione nei suoi molteplici aspetti. Se vogliamo insegnare un po' di senso critico, provi a pensare cosa sia più produttivo

 Matteo Veronesi    - 27-04-2012
Decisamente non sono parole a vanvera. Fermo restando che la fede (con il suo margine di soggettività e di sovrarazionalità) inizia dove finisce la storia, ossia alle soglie del sepolcro, i fenomeni religiosi possono e devono essere studiati anche sul piano storico, antropologico, fenomenologico. Questo per una laicità che sia immune tanto dal fideismo quanto dal laicismo. Notare le affinità esistenti, intorno ad alcuni grandi archetipi (basti pensare allo sciamanesimo o alla mistica), fra le esperienze religiose anche in apparenza più lontane, senza per questo cadere nell'indifferentismo, non può che giovare al dialogo e alla pacifica convivenza, oltre che alla conoscenza.

http://www.bibliomanie.it/ratzinger_flores_darcais_autotrascendimento_metodo_veronesi.htm


http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=12275

http://www.larchivio.org/xoom/matteoveronesi.htm