Una lirica
Giuseppe Limone - 31-01-2009
CLAN DEI CASALESI

Siete saliti
in cattedra del sangue
spopolando
fra i megafoni del globo,
voi,
figli di noi
e fratelli degli orrori
che in tutto il mondo guizzano
come segnali di fumo.
Parlate il dialetto dei padri
e ricorrete ai figli. Al fragore dell'oro, al delirio dell'immagine, all'onore,
agli alibi della terra devastata
dalla legge reciproca dei morsi.
In nome di femmine e di Dei
dal cuore di pepte
avete smerciato il futuro
risuscitando il passato
di vampiri assatanati dalla fede
di essere immortali
col sangue disputato
alle viscere dei vivi.
Avete vinto
il palco dell'orrore
nel libero mercato
delle invenzioni terracquee,
dando onore di pianeta
al vostro fazzoletto di terra,
issando il branco
a bandiera
e cementando gli occhi dei neonati.
D'un puntino minuscolo
del globo
avete fatto il buco nero del creato.
Cerchiamo
nelle vostre viscere l'ultimo buio
che ci liberi il foro della luce.
Dal profondo della nostra peste noi vi ringraziamo.
Non chiedeteci per chi suona la campana, voi,
alchimisti affermati
che scambiate i figli con l'oro,
trasformando la loro fame di futuro
in un futuro di fame.
Non temete.
Siete voi stessi
i più grandi demiurghi della nostra speranza.
Voi ci ricordate
che il nostro cuore stesso che vi guarda
è fatto di cacca e di sangue. Come voi.
Avete un merito.
Ci insegnate i confini oltre i quali non si va.
Ci mostrate
l'intelligenza dei bordi
svelandoci vostro malgrado il volto di Dio,
che è l'altro nome del lampo della catastrofe comune.
Ci resuscitate
gli occhi dei bambini lastricati
dai letamai delle strade
intirizzite, senza scampo di rimorsi.
Ci restituite
il dovere dell'onore.
Ci rimemorate
il filo d'erba
innocente
che non vi cura
e da lontano sente il palpito del sole.


Giuseppe Limone
17.1.2009


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