La nebbia agli irti colli
Francesco Di Lorenzo - 17-01-2009
Ho un sentore, che ormai dovrebbe essere un convincimento, ma che mi trova comunque sempre spiazzato. Sono io che non mi adeguo. Alla scuola elementare di mio figlio, la maestra che già si sente unica, ha rispolverato Giosuè Carducci. Addio Pampini Bugiardi, il libro del 72' in cui si segnalava la realtà edulcorata presentata dai libri di testo e non corrispondente alla complessità e conflittualità di quei difficili anni '70. Figuratevi adesso.
La maestra forse non avrà preso la poesia dal libro di testo, ma non vuol dire. E poi, chi l'ha detto che tra un po' non succederà che si ordini di stampano di nuovo i libri come quelli del 72'. Quando Rodari aveva ancora otto anni di vita. E almeno si aveva almeno la sicurezza che qualcuno stesse lavorando o protestasse contro queste incongruenza. Ma questo è un altro discorso.
Intanto, la maestra di mio figlio di tutto questo non se ne frega molto.
La nebbia agli irti colli la canta anche Fiorello, che in quel caso va pure bene. Ma l'amico di mio figlio, che si chiama Jason, e che è molto intelligente, ha infatti subito compreso che cosa significhi questo mare che urla e biancheggia sotto il maestrale. E poi, con un piccolo sforzo, è riuscito anche a vedere davanti agli occhi questo borgo sereno dove tutti vivono in pace, e dove dal ribollir de' tini va l'aspro odor dei tini l'anime a rallegrar.
Sembra che Jason a sentir tutto ciò si sia commosso. Non ha compreso a fondo il cacciatore, spuntato così all'improvviso, ma ha pianto quando ha pensato agli Stormi di uccelli neri che nel vespero migravano.
C'è una specie di guerra in atto, bambini che muoiono, ma per la maestra di mio figlio va tutto bene qua. Il resto è tutto uno scherzo.


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