Signori si taglia
Libero Tassella - 05-12-2008
Signori ora si taglia, ora, acquisiti i pareri, peraltro non vincolanti di Camera e quello recentissimo del Senato, i tecnici ministeriali si potranno mettere all'opera o più semplicemente prenderanno il piano che avevano già concordato tra tesoro e istruzione da mesi e che tenevano chiuso nel cassetto; forse tra una fetta di panettone e un brindisi di auguri lo faranno anche vedere ai capoccia sindacali, prima che questi partano per le ferie e poi il pacco sarà completato e illustrato in pompa magna, poi a livello territoriale saranno programmate le solite conferenze di servizio affidate ai direttori regionali e rivolte ai dirigenti scolastici, assisteremo ai soliti comunicatini stampa inutili e alle solite assemblee sindacali di rito e i giornali specialistici ci inonderanno d' informazioni sul merito dei tagli; sotto l'albero quindi un bel pacco di tagli e tagliole, e i re magi ci porteranno anche gli aumenti contrattuali di Brunetta (secondo biennio), un po' di fumo d' incenso, senza naturalmente nè oro né mirra .
Insomma un Natale assai movimentato per governi, ministri, sindacalisti e affini.
Vedrete gli organici 2009/2010, colleghi, solo allora molti insegnanti che il 30/10 e il 12/12 hanno fatto o faranno spallucce, si renderanno finalmente conto di quanto dura sarà "la norma" nei prossimi anni e già a partire dal prossimo, (mobilità d'ufficio, cambi di scuole, spezzettamento delle cattedre, riconversione coatta, ecc..), per non parlare dell'aumento degli alunni nelle classi; ma come spesso accade nella nostra categoria ci accorgiamo sempre troppo tardi (come si suol dire a babbo morto) e questa volta non potremo ahimè dire "non è mai troppo tardi".
Per non parlare dei precari, per loro sarà un vero olocausto, peraltro già annunciato, ovviamente per il prossimo anno, se qualcuno non lo avesse ancora capito, non ci sarà neanche una , dico una (aggettivo numerale) immissione in ruolo e per molti mesi chi lavora tutto l'anno da tempo, conoscerà lunghi periodi di disoccupazione.

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 Libero Tassella    - 09-12-2008
Nel mio intervento (giudicato eccessivo e terrorista da un forumista di " Gli amici del precariota" su www.professioneinsegnante.it nella sezione "Tavola rotonda") non si fa affatto terrorismo psicologico e io non ne ho mai fatto, anche quando dirigevo un’associazione sindacale a Napoli; ma si dice papale papale di guardare in faccia la realtà, come dovere etico/politico, al fine di continuare la mobilitazione.

In ogni caso se è vero come è vero, che nei prossimi dieci (dico dieci) anni 300.000 docenti andranno in pensione, tra cui chi scrive, è pur vero che si sta studiando come non sostituirci affatto, e a mio avviso siamo solo all'inizio di un grande processo di " riconversione della scuola statale italiana" , per creare un mercato, oggi del tutto residuale ( i diplomifici), alla scuola commerciale, se ne sono accorti qualche mese fa persino i preti e famiglia cristiana, ve la ricordate la campagna stampa del mensile paolino contro i tagli alla scuola?
La legislatura è lunga, durerà 5 anni e questi sono soli i primi tagli a breve periodo programmati da Tremonti per far cassa ( 8 miliardi) nei prossimi tre anni, -130.000 unità di organico in meno, tagli che immediatamente si cominceranno ad effettuare secondo il piano programmatico già in vigore dal prossimo anno scolastico 2009/2011; poi seguiranno gli altri tagli nei successivi due anni.
A questo punto , quello che non serve a nessuno, in primis ai precari, è il corpo dei pompieri, gettare acqua sul fuoco che brucia, serve soprattutto denunciare e testimoniare, continuare a manifestare altrimenti passerà ancor di più il messaggio governativo dell'autunno, cioè che questi tagli non sono altro che una razionalizzazione della spesa per l'istruzione, un voler eliminare gli sprechi nella scuola statale, che è stata definita ad arte uno spendificio, e chi è contro o è comunista, o è un fannullone, o un è nostalgico del passato, o meglio, come ama dire il ministro nella sua comunicazione a spot, un difensore dello status quo.