PARIGI - Gli insegnanti: «Il ministro ci disprezza»
Come al solito dopo una giornata di protesta, in serata, c'è stata la guerra delle cifre. Secondo il ministero della Pubblica istruzione francese, ha scioperato ieri il 33% degli insegnanti, accusati di «immobilismo» dal ministro Xavier Darcos, perché si oppongono alle varie riforme, che toccano dalla materna ai licei, fino alla formazione degli insegnanti e all'università. Le cifre dei sindacati sono nettamente diverse: un professore su due ha incrociato le braccia nella scuola secondaria e la percentuale sale al 69% per le elementari e le materne. Ci sono stati più di cento cortei ieri in tutta la Francia: quarantamila persone, insegnanti e allievi, a Parigi, ventimila a Bordeaux, undicimila a Marsiglia, diecimila a Lione e Tolosa, cinquemila a Lille.
Darcos non intende retrocedere. Ma la resistenza si organizza. La protesta riguarda prima di tutto le soppressioni dei posti di lavoro nella scuola, 11.200 già avvenute per l'anno scolastico in corso e 13.500 previste per il prossimo anno, dei tagli che, addizionati negli anni, porteranno a una riduzione del 10% del corpo insegnante, denunciano i sindacati della scuola. Ci sono poi i problemi di rivalorizzazione degli stipendi. Ma non c'è solo questo. Nei tagli, gli insegnanti denunciano la smantellamento (meno tremila posti) del Rased, la rete di aiuto ai bambini in difficoltà, sostituita da due ore di sostegno, da trovare all'interno delle ore che gli allievi delle elementari passano a scuola (all'ora di pranzo, per esempio), a carico dei maestri (gratificati con uno straordinario).
Ci sono poi le riforme dei programmi, che non convincono affatto. Darcos, per risparmiare, vuole tagliare il primo anno di materna, che inizia a due anni e mezzo. Sprezzante, ha affermato che con allievi di quell'età i maestri (che sono tutti laureati, perché la materna fa parte del ciclo delle elementari) non fanno altro che «cambiare i pannolini». Alle elementari, Darcos vuole ricentrare l'insegnamento sui «fondamentali», francese e matematica, tagliando il resto (per i maestri è un modo per perpetuare le differenze sociali, fin dall'infanzia). Per il momento, la media non è nel mirino, anche se è colpita dai tagli di cattedre, che limitano le opzioni: un modo per spingere a un orientamento precoce, tanto più forte da quando è stato reintrodotto l'apprendistato a 14 anni e sono state ripristinate le filiere professionali già da 13 anni, un modo surrettizio per distruggere la «media unica».
Ieri c'erano molti liceali in piazza per protestare contro le intenzioni del ministro Darcos, che intende imporre un liceo «a moduli», su base semestrale, distruggendo le filiere tradizionali, il tutto con una riduzione delle ore di lezione, sempre per risparmiare. Non si sa bene dove finiranno la storia e la geografia, che potranno essere declassate ad «opzioni». Da quando Sarkozy è presidente, c'è stata un'offensiva frontale contro gli insegnanti di economia nei licei della filiera «economico-sociale», accusati di non suscitare negli allievi l'amore per l'impresa e di trasmettere teorie di sinistra. L'obiettivo è quello di imporre una visione utilitaristica della scuola, che per i detrattori porterà a moltiplicare le ineguaglianze tra allievi e tra istituti, di fatto messi in concorrenza tra loro, a detrimento della cultura generale.
La protesta riguarda anche l'università, anche se nelle manifestazioni di ieri questa problematica era un po' ai margini: in primo luogo, cresce la protesta contro la morte annunciata degli Iufm, gli istituti universitari per la formazione degli insegnanti. Dovrebbero venire sostituiti da una formazione sul campo, all'italiana, con giovani laureati sbattuti in cattedra senza una preparazione professionale specifica, al di là delle conoscenze della propria materia. Verrà imposto il master per insegnare - Darcos dice che così gli insegnanti guadagneranno di più - ma verrà introdotto il principio della competitività che va di pari passo con l'«autonomia» degli istituti scolastici (in un rapporto, un parlamentare Ump propone anche uno stipendio in base «al merito»).
Ma non è tutto. Anche nell'insegnamento superiore, la ministra della ricerca e dell'università, Valérie Pécresse, ha previsto di tagliare novemila posti.
Anna Maria Merlo