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Numero diciotto
Ilaria Ricciotti - 12-10-2008
"Buonepratiche politiche e sociali"

Il Govero taglia 4000 scuole


da "la Repubblica"

Spunta a sorpresa l'accorpamento degli istituti con meno di 50 alunni
Colpite le isole e i paesi montani. Mercedes Bresso: "Solo in Piemonte 816 in meno"
Nel decreto sanità i tagli alle scuole
in un anno possono sparirne 4mila
La Gelmini tranquillizza: "Sono bugie della sinistra. Nessuna riduzione"

di SALVO INTRAVAIA


Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione
Le scuole nelle piccole isole e nei piccoli comuni montani potrebbero sparire già dal prossimo anno. In poche settimane, infatti, le Regioni dovranno predisporre i Piani di dimensionamento della rete scolastica. Il diktat del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, alle autonomie locali arriva "nascosto" in un provvedimento che apparentemente non ha nulla a che vedere con la scuola: il decreto-legge 154 dal titolo "Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali" ha l'intero articolo 3 dedicato alla riduzione delle istituzioni scolastiche sottodimensionate. Il tutto in linea con il Piano che detta le regole per tagliare in un triennio 132mila posti.

Per effettuare i poderosi tagli imposti dal collega dell'Economia, Giulio Tremonti, sulla scuola occorre mettere mano alla rete scolastica. Infatti, accorpare due scuole con meno di 500 alunni consente di tagliare almeno un posto di dirigente scolastico e uno di direttore dei servizi amministrativi (l'ex segretario). Per ridisegnare la mappa delle istituzioni scolastiche il decreto dà tempo alle Regioni fino al 30 novembre prossimo. Ma non solo. Le amministrazioni che dovessero risultare inadempienti, dopo appena 15 giorni, verranno "sollevate dall'incarico".

La Gelimini però tranquillizza puntando l'indice contro l'opposizione che dice "bugie": "Non ci saranno la paventata chiusura di 4000 istituti, né il taglio degli insegnanti di sostegno, né l'attacco all'autonomia degli enti locali. Sono falsità che la sinistra tenta di usare per fare disinformazione".

Dichiarazioni che non placano le polemiche. A partire dall'ex ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni, Pd: "Hanno cominciato con le scuole sotto i 500 alunni, domani toccherà a quelle con meno di 300 finora coperte da deroga, per arrivare poi al taglio degli insegnanti di sostegno". Critico anche il presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso e l'assessore all'istruzione, Gianna Pentenero denunciano: "Così il governo ha deciso di tagliare 816 scuole solo in Piemonte". Gli fa eco l'assessore all'istruzione della regione Umbria Maria Prodi, preoccupata che così "la scuola sarà agonizzante, senza risorse, penalizzata da tagli imposti senza alcuna ragionevolezza".

In tutto il territorio nazionale sono 4.200 i plessi con meno di 50 alunni. Rischiano di ritrovarsi senza scuola i bambini di tanti piccoli centri di montagna e delle piccole isole: Capri, Favignana e dell'arcipelago delle Eolie.

Per chiarire meglio la questione è opportuno citare qualche dato. Il servizio scolastico statale, in Italia, è erogato da 10.760 istituzioni scolastiche che si articolano sul territorio in 41.862 scuola (plessi, sedi centrali e distaccate, succursali). Per ridurre la dotazione di dirigenti scolastici, dei segretari e del personale Ata basta smembrare e accorpare ad altri istituti le istituzioni scolastiche che, ai sensi di una norma del 1998, risultano sottodimensionate: con meno di 500 alunni. In tutta la Penisola, secondo i conti fatti da viale Trastevere, ce ne sarebbero quasi 2.600: il 24 per cento.

La stessa norma consente ai soli istituti comprensivi (di scuola dell'infanzia, primaria e media) ubicati in piccole isole e zone di montagna di scendere fino a 300 alunni, ma non oltre. Attualmente, da Nord a Sud, ci sono sparse nei centri più arroccati o nelle isole più piccole del Paese oltre 600 istituzioni scolastiche con meno di 300 alunni, che le regioni dovrebbero cancellare. Per la verità, la stessa norma stabilisce che gli istituti con oltre 900 alunni andrebbero suddivisi in due (o in tre) per evitare situazioni di estrema complessità. Ma nel Piano della Gelmini degli oltre 2.600 istituti "over size" non si parla.

(11 ottobre 2008)

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 ilaria ricciotti    - 15-10-2008
Da"Corriere della Sera"

Cronache Troppi «tagli» e poco futuro, la denuncia di studenti e sindacati
Atenei e scuole, rivolta anti-Gelmini
Proteste in numerose università del Paese. Mercoledì notte bianca in diversi istituti italiani


Proteste alla Statale di Milano (Newpress)
ROMA - Scuole e atenei di tutto Italia in rivolta contro la riforma Gelmini, il pacchetto di nuove misure che riguardano l'istruzione varato dal governo Berlusconi. Il decreto prevede tra le altre cose il ritorno del maestro unico (con pesanti conseguenze sulla tenuta del tempo pieno) alle elementari. Troppi «tagli» e poco futuro denunciano quelli che manifestano, insegnanti, studenti, sindacati, genitori e opposizione, che contestano anche la riduzione dei finanziamenti agli atenei.

I MOTIVI DELLA PROTESTA DEGLI ATENEI - Molti gli studenti italiani che hanno minacciato con insistenza il blocco della didattica e anche i professori non nascondono qualche difficoltà. Alla Sapienza di Roma e all’Orientale di Napoli in centinaia hanno interrotto le lezioni in diverse facoltà, scendendo in corteo e annunciando di voler bloccare l’anno accademico. E il malcontento cresce anche tra il corpo accademico: tutte le sigle sindacali dei docenti accademici starebbero infatti organizzando una manifestazione nazionale da attuare nei primi giorni di novembre. I motivi della protesta sono riconducibili principalmente al taglio del 20% in cinque anni del «Fondo di finanziamento ordinario», alla possibilità per gli atenei di trasformarsi in fondazioni di diritto privato ed al quasi blocco del turn-over del personale docente che verrebbe attuato solo per il 20% dei posti rimasti liberi a seguito dei pensionamenti. Secondo studenti e docenti questi provvedimenti costituiscono una sorta di blocco del sistema universitario, a cui verrebbe sottratta la possibilità di attuare molto dei progetti sostenuti con i fondi pubblici e i normali passaggi di carriera a cui è in qualche modo legata anche l’attività di ricerca accademica.

LE INIZIATIVE - Alla Sapienza, dove lunedì un’assemblea di iscritti ha occupato la presidenza chiedendo il blocco delle attività didattiche, martedì mattina circa 500 studenti sono scesi in corteo all’interno della cittadella universitaria interrompendo le lezioni nelle facoltà di Lettere, Fisica e Scienze politiche. Nella facoltà di Psicologia, a San Lorenzo, altri 500 studenti hanno deciso di trasformare l’inaugurazione di domani dell’anno accademico in un’assemblea. Giovedì, sempre alla Sapienza, si svolgerà un’assemblea di ateneo dove si decideranno le prossime azioni di mobilitazione. Alcuni collettivi di facoltà, hanno inoltre deciso di partecipare alla manifestazione del 17 ottobre dei Cobas contro la riforma Gelmini. Proteste e agitazioni studentesche, con tentativi sparsi di bloccare la didattica, anche a Milano, Torino, Firenze, Parma, Napoli, Cagliari, Palermo, Catania e Reggio Calabria. Per domani si annunciano contestazioni e manifestazioni locali in diverse città: ad iniziare da Roma, ma anche a Bologna, Torino, Napoli, Parma, Genova, Perugia, Milano, Viareggio, Brescia e Castrovillari. A Torino centinaia di universitari, ricercatori e anche docenti aderenti all'Assemblea No Gelmini si sono ritrovati nell' atrio di Palazzo Nuovo per fare il punto della situazione della mobilitazione in città e per fissare le prossime date. L'appuntamento più corposo dovrebbe essere l'Assemblea di Ateneo prevista per il 22 ottobre.

IL FRONTE SCUOLA - Non va meglio sul fronte scuola dove le acque sono agitatissime. «Perchè la scuola pubblica non sia ridotta a un fantasma» mercoledì genitori e insegnanti organizzeranno una notte bianca in diverse scuole di tutta Italia. Il sito di Rete Scuole registra adesioni in una decina di istituti solo a Milano, mezza dozzina a Venezia, parecchie decine a Bologna, dove è nata l'iniziativa e dove si annuncia anche l'occupazione della facoltà di Lettere dell'università da parte dell'assemblea dei ricercatori e precari. Appuntamenti anche a Roma, Genova, Torino, Perugia, Brescia, Parma, Viareggio e una fiaccolata da piazza del Gesù a piazza del Plebiscito a Napoli.

IL RICORSO DELL'EMILIA ROMAGNA - L'Emilia-Romagna intanto si prepara al ricorso alla Corte Costituzionale contro il Governo. «Il conflitto è nei fatti» ha spiegato il presidente dell'Emilia-Romagna Vasco Errani. E, commentando il provvedimento del ministro Gelmini che minaccia la chiusura dei plessi scolastici con meno di 50 alunni, ha aggiunto: «Non è una riforma. È un atto grave da parte del Governo che interviene direttamente sulle competenze delle Regioni e degli Enti locali, e a cui le Regioni risponderanno con determinazione».


14 ottobre 2008



 ilaria ricciotti    - 16-10-2008
Comunicato stampa Cittadinanzattiva
Roma, 15 ottobre 2008


Cittadinanzattiva su riforma della scuola e classi per stranieri: provvedimenti contraddittori e destabilizzanti. Non è questa la scuola che vogliamo.

“Classi separate per stranieri mentre si introduce l'educazione civica; dimensionamento delle scuole dopo aver deciso la apertura pomeridiana degli istituti. E’ davvero una riforma contraddittoria e destabilizzante”, è quanto dice Cittadinanzattiva in riferimento agli ultimi due provvedimenti sulla scuola adottati con il decreto 154 del 7 ottobre sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche e alla mozione per le classi di inserimento per studenti stranieri.

“Quello che ci impressiona è la mancanza di un disegno strategico di fondo. Ogni giorno c’è qualche provvedimento adottato di imperio, qualche volta in contrasto con i precedenti, e di sicuro sempre senza alcun accordo con gli enti locali, in barba alla sussidiaretà e al federalismo di cui questo governo si è fatto promotore”, afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice della scuola di Cittadinanzattiva.

“Il dimensionamento delle istituzioni scolastiche era già previsto da un Dpr del 1998 e dovrebbe riguardare esclusivamente Presidenze ed uffici amministrativi. Su questo non possiamo che essere d’accordo, in vista di una razionalizzazione delle spese e delle strutture. Ma se si decidesse di toccare gli istituti scolastici con meno studenti, il rischio esiste ed allora, come facemmo per la chiusura dei piccoli ospedali, chiediamo che il Governo si impegni, in accordo con gli enti locali, per garantire maggiori servizi ai cittadini: non si può chiudere una scuola senza dotare le comunità locali di adeguati sistemi di trasporto o di mense che allevino il disagio di chi sarà costretto a viaggiare. Tra l’altro, quando si chiude una scuola il rischio è che i ragazzi siano privati di luoghi di incontro e condivisione: misura in contrasto con la necessità di puntare sul tempo pieno e sulla apertura pomeridiana delle scuole, che il Ministro Gelmini ha più volte ribadito come centrale nella sua riforma. E altrettanto contraddittoria con questo principio è quello di ieri di istituire classi separate per studenti”.

Cittadinanzattiva onlus-sede nazionale, Ufficio stampa

Responsabile, Alessandro Cossu stampa@cittadinanzattiva.it www.cittadinanzattiva.it