ilaria ricciotti - 15-10-2008 |
Da"Corriere della Sera" Cronache Troppi «tagli» e poco futuro, la denuncia di studenti e sindacati Atenei e scuole, rivolta anti-Gelmini Proteste in numerose università del Paese. Mercoledì notte bianca in diversi istituti italiani Proteste alla Statale di Milano (Newpress) ROMA - Scuole e atenei di tutto Italia in rivolta contro la riforma Gelmini, il pacchetto di nuove misure che riguardano l'istruzione varato dal governo Berlusconi. Il decreto prevede tra le altre cose il ritorno del maestro unico (con pesanti conseguenze sulla tenuta del tempo pieno) alle elementari. Troppi «tagli» e poco futuro denunciano quelli che manifestano, insegnanti, studenti, sindacati, genitori e opposizione, che contestano anche la riduzione dei finanziamenti agli atenei. I MOTIVI DELLA PROTESTA DEGLI ATENEI - Molti gli studenti italiani che hanno minacciato con insistenza il blocco della didattica e anche i professori non nascondono qualche difficoltà. Alla Sapienza di Roma e all’Orientale di Napoli in centinaia hanno interrotto le lezioni in diverse facoltà, scendendo in corteo e annunciando di voler bloccare l’anno accademico. E il malcontento cresce anche tra il corpo accademico: tutte le sigle sindacali dei docenti accademici starebbero infatti organizzando una manifestazione nazionale da attuare nei primi giorni di novembre. I motivi della protesta sono riconducibili principalmente al taglio del 20% in cinque anni del «Fondo di finanziamento ordinario», alla possibilità per gli atenei di trasformarsi in fondazioni di diritto privato ed al quasi blocco del turn-over del personale docente che verrebbe attuato solo per il 20% dei posti rimasti liberi a seguito dei pensionamenti. Secondo studenti e docenti questi provvedimenti costituiscono una sorta di blocco del sistema universitario, a cui verrebbe sottratta la possibilità di attuare molto dei progetti sostenuti con i fondi pubblici e i normali passaggi di carriera a cui è in qualche modo legata anche l’attività di ricerca accademica. LE INIZIATIVE - Alla Sapienza, dove lunedì un’assemblea di iscritti ha occupato la presidenza chiedendo il blocco delle attività didattiche, martedì mattina circa 500 studenti sono scesi in corteo all’interno della cittadella universitaria interrompendo le lezioni nelle facoltà di Lettere, Fisica e Scienze politiche. Nella facoltà di Psicologia, a San Lorenzo, altri 500 studenti hanno deciso di trasformare l’inaugurazione di domani dell’anno accademico in un’assemblea. Giovedì, sempre alla Sapienza, si svolgerà un’assemblea di ateneo dove si decideranno le prossime azioni di mobilitazione. Alcuni collettivi di facoltà, hanno inoltre deciso di partecipare alla manifestazione del 17 ottobre dei Cobas contro la riforma Gelmini. Proteste e agitazioni studentesche, con tentativi sparsi di bloccare la didattica, anche a Milano, Torino, Firenze, Parma, Napoli, Cagliari, Palermo, Catania e Reggio Calabria. Per domani si annunciano contestazioni e manifestazioni locali in diverse città: ad iniziare da Roma, ma anche a Bologna, Torino, Napoli, Parma, Genova, Perugia, Milano, Viareggio, Brescia e Castrovillari. A Torino centinaia di universitari, ricercatori e anche docenti aderenti all'Assemblea No Gelmini si sono ritrovati nell' atrio di Palazzo Nuovo per fare il punto della situazione della mobilitazione in città e per fissare le prossime date. L'appuntamento più corposo dovrebbe essere l'Assemblea di Ateneo prevista per il 22 ottobre. IL FRONTE SCUOLA - Non va meglio sul fronte scuola dove le acque sono agitatissime. «Perchè la scuola pubblica non sia ridotta a un fantasma» mercoledì genitori e insegnanti organizzeranno una notte bianca in diverse scuole di tutta Italia. Il sito di Rete Scuole registra adesioni in una decina di istituti solo a Milano, mezza dozzina a Venezia, parecchie decine a Bologna, dove è nata l'iniziativa e dove si annuncia anche l'occupazione della facoltà di Lettere dell'università da parte dell'assemblea dei ricercatori e precari. Appuntamenti anche a Roma, Genova, Torino, Perugia, Brescia, Parma, Viareggio e una fiaccolata da piazza del Gesù a piazza del Plebiscito a Napoli. IL RICORSO DELL'EMILIA ROMAGNA - L'Emilia-Romagna intanto si prepara al ricorso alla Corte Costituzionale contro il Governo. «Il conflitto è nei fatti» ha spiegato il presidente dell'Emilia-Romagna Vasco Errani. E, commentando il provvedimento del ministro Gelmini che minaccia la chiusura dei plessi scolastici con meno di 50 alunni, ha aggiunto: «Non è una riforma. È un atto grave da parte del Governo che interviene direttamente sulle competenze delle Regioni e degli Enti locali, e a cui le Regioni risponderanno con determinazione». 14 ottobre 2008 |
ilaria ricciotti - 16-10-2008 |
Comunicato stampa Cittadinanzattiva Roma, 15 ottobre 2008 Cittadinanzattiva su riforma della scuola e classi per stranieri: provvedimenti contraddittori e destabilizzanti. Non è questa la scuola che vogliamo. “Classi separate per stranieri mentre si introduce l'educazione civica; dimensionamento delle scuole dopo aver deciso la apertura pomeridiana degli istituti. E’ davvero una riforma contraddittoria e destabilizzante”, è quanto dice Cittadinanzattiva in riferimento agli ultimi due provvedimenti sulla scuola adottati con il decreto 154 del 7 ottobre sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche e alla mozione per le classi di inserimento per studenti stranieri. “Quello che ci impressiona è la mancanza di un disegno strategico di fondo. Ogni giorno c’è qualche provvedimento adottato di imperio, qualche volta in contrasto con i precedenti, e di sicuro sempre senza alcun accordo con gli enti locali, in barba alla sussidiaretà e al federalismo di cui questo governo si è fatto promotore”, afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice della scuola di Cittadinanzattiva. “Il dimensionamento delle istituzioni scolastiche era già previsto da un Dpr del 1998 e dovrebbe riguardare esclusivamente Presidenze ed uffici amministrativi. Su questo non possiamo che essere d’accordo, in vista di una razionalizzazione delle spese e delle strutture. Ma se si decidesse di toccare gli istituti scolastici con meno studenti, il rischio esiste ed allora, come facemmo per la chiusura dei piccoli ospedali, chiediamo che il Governo si impegni, in accordo con gli enti locali, per garantire maggiori servizi ai cittadini: non si può chiudere una scuola senza dotare le comunità locali di adeguati sistemi di trasporto o di mense che allevino il disagio di chi sarà costretto a viaggiare. Tra l’altro, quando si chiude una scuola il rischio è che i ragazzi siano privati di luoghi di incontro e condivisione: misura in contrasto con la necessità di puntare sul tempo pieno e sulla apertura pomeridiana delle scuole, che il Ministro Gelmini ha più volte ribadito come centrale nella sua riforma. E altrettanto contraddittoria con questo principio è quello di ieri di istituire classi separate per studenti”. Cittadinanzattiva onlus-sede nazionale, Ufficio stampa Responsabile, Alessandro Cossu stampa@cittadinanzattiva.it www.cittadinanzattiva.it |