Riceviamo e pubblichiamo. Il titolo, suggerito dall'articolo stesso, è nostro. La preoccupazione di fondo del pezzo ("... non dare ghiotti argomenti al fronte anti-merito e anti-responsabilità..."), no. Red
A UN MESE DAL "D.L. GELMINI" I GIORNALI SCOPRONO CHE NELLA PRIMARIA E ALLE MEDIE SI BOCCERÀ ANCHE CON UN SOLO CINQUE. UNA NOSTRA LETTERA AL MINISTRO
Sui giornali di oggi si parla - finalmente - di un comma del tutto trascurato del decreto approvato in questi giorni alla Commissione Cultura della Camera, il numero 3 dell'articolo 3. Stabilisce che, a differenza di quanto accadeva fino a oggi, per essere promossi occorre avere la sufficienza in tutte le materie. Non c'è però nulla di analogo al sistema dei debiti e delle verifiche settembrine che vige alle superiori. Con un 5 si boccia. Punto. Ne riferiscono Mario Reggio su "
Repubblica" e Maristella Iervasi su "
L'Unità". Come fa chiaramente presagire il titolo su quest'ultimo quotidiano (
La scure di Gelmini sui più piccoli) questa norma fornirà altre munizioni allo schieramento di chi si oppone alla più essenziale delle riforme gelminiane (già avviata da Fioroni) e cioè l'inserimento nel sistema scolastico del "
fattore serietà" in tutte le sue implicazioni.
Preoccupati che questo potesse avvenire, una settimana fa, come Gruppo di Firenze, avevamo inviato la seguente lettera al Ministro e a tutti i membri della Commissione Cultura della Camera, a cominciare dalla sua presidente, Valentina Aprea:
Gentile Ministro,
il comma 3 del D.L. 1 settembre 2008 stabilisce: "Sono ammessi alla classe successiva, ovvero all'esame di Stato a conclusione del ciclo, gli studenti che hanno ottenuto un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline". Verrebbe così esteso alla scuola primaria e alla secondaria di 1° grado un criterio già vigente nella secondaria di 2° grado. In quest'ultima, però, tale criterio è stato integrato da norme relative al recupero delle carenze, che prevedono corsi di recupero estivi (pare con buoni risultati) e una verifica a settembre, il cui esito è decisivo per l'ammissione alla classe successiva.
Se questo comma fosse approvato così com'è, il primo ciclo avrebbe una normativa addirittura più rigida di quella prevista per il secondo, mentre è ovvio che sarebbe logico il contrario. È vero che il comma 5 dello stesso articolo accenna a "eventuali ulteriori modalità applicative del presente articolo", ma francamente è un po' poco per garantire che il provvedimento risulti nel complesso equilibrato e realistico.
Che l'obbiettivo di una scuola più esigente sia in cima alle nostre preoccupazioni lo indicano chiaramente sia la "ragione sociale" del gruppo, sia l'appello da noi promosso in primavera (Un partito del merito e della responsabilità) e firmato da noti studiosi e commentatori, che, proprio davanti alla VII Commissione, Lei ha dichiarato di voler fare Suo. E abbiamo molto apprezzato le sue successive scelte in questa direzione, in continuità con quelle del suo predecessore onorevole Fioroni. Tuttavia, se vogliamo che nuove regole in questa materia trovino effettiva e omogenea applicazione, è doveroso valutarne attentamente le possibili conseguenze. Proprio perché è necessario che la scuola, pur tenendo conto delle diverse età, non faccia mai pensare agli allievi che la promozione è comunque garantita, bisogna che la valutazione sia oggetto di norme percepite come giuste e ragionevoli da chi è chiamato a utilizzarle, e ispirate a una qualche flessibilità e gradualità, oltre che a un maggior rigore. Altrimenti si rischia una disapplicazione di massa, con la falsificazione pura e semplice dei dati di fatto (purtroppo facilitata dall'assenza di un'etica professionale condivisa); oppure un'applicazione estremamente disomogenea, ispirata ai più disparati criteri pedagogici e ideologici; e anche questo non sarebbe giusto.
A nostro avviso è quindi opportuno riflettere meglio. Riteniamo per esempio che le soluzioni per la scuola primaria dovranno differenziarsi da quelle per la scuola media, per la quale non è da escludere una normativa analoga a quella adottata per le superiori. Utili indicazioni potrebbe dare un'indagine nella concreta realtà delle scuole italiane.
Ringraziando dell'attenzione, Le auguriamo un proficuo lavoro.
Sergio Casprini Andrea Ragazzini Giorgio Ragazzini Valerio Vagnoli
Di fronte agli emendamenti e alle rimostranze dell'opposizione, a quanto pare Mariastella Gelmini si è limitata a dire che "
gli insegnanti avranno buon senso nell'applicare la norma in questione". Questo buon senso, però, non potrà che esplicarsi nell'occultare valanghe di insufficienze, arma della più pura tradizione buonista, che ha tra l'altro la conseguenza di rendere radicalmente inattendibili le valutazioni nel loro complesso e quindi inutilizzabili ai fini di una seria analisi della situazione. A sua volta questo porterà acqua al mulino di chi (non del tutto a torto) vuole appaltare le valutazioni che contano a enti esterni alla scuola.
Tanto varrebbe, allora, stabilire criteri più restrittivi, sì, ma non tali da essere vissuti come inapplicabili. In alternativa, si può pensare a esami di riparazione anche per le medie; e per le elementari, dove non ci sono mai stati, una possibilità potrebbe consistere nel ripristinare due verifiche serie: in seconda e in quinta (che fino a ieri concludeva appunto con un esame i cinque anni di primaria). Tanto più che non pochi si sono pronunciati contro l'abolizione di quasi ogni prova impegnativa.
Sarebbe comunque saggio stralciare questa norma dal decreto, sostituendola con disposizioni transitorie per l'anno in corso e rifletterci un po' meglio. Anche per non dare ghiotti argomenti al fronte anti-merito e anti-responsabilità. Speriamo nei prossimi passaggi parlamentari.