Olimpiadi campane
Monica Capezzuto - 22-08-2008
Pochi giorni fa, ho assistito ad un'intervista ad uno dei pugili italiani che partecipano alle Olimpiadi.
Il pugile è di origine campana.Campania. Italy. Non è un' imitazione made in China. Prodotto italiano esportato dignitosamente e candidato a vincere una qualche medaglia. Ma la giornalista non entra nel merito sportivo ma subito la butta sul sociale.
Parla del riscatto del ragazzo venuto dal sud, che è riuscito ad uscire da una situazione disagiata - cosa non vera- che può essere una speranza, il simbolo del riscatto per tutti i ragazzi campani che annegano nella camorra in salsa savianese, che la Campania, fino a ieri invasa dall'immondizia, può finalmente vantare una stella in tutto quello scempio sociale in cui è sommersa. Premesso ciò, chiede al silenzioso atleta se la sua partecipazione alle Olimpiadi possa essere la chiave di volta per l'ennesimo riscatto -tutti ostaggi senza saperlo - di un' intera società martirizzata e degradata. Una nuova icona della speranza dopo Gomorra nella fogna campana disertata dai turisti .
Neanche un cenno ai meriti sportivi di un ragazzo che si è allenato ore ed ore per centrare un obiettivo. Atleta che, sotto i riflettori e incalzato ddalla tiritera proferisce poche parole di circostanza, raccontanto la propria esperienza all'epoca dell'emegenza rifiuti, quando non "si potevano neanche aprire le finestre"

Da spettatrice italo-campana, nonchè napoletana se proprio vogliamo sottolineare, mi indigno e inveisco all'indirizzo dell' incolpevole televisore, sperando in un sussulto di dignità del giovane atleta.
Già.
Perchè io avrei risposto alla cara giornalista che quelle domande non erano pertinenti, che lui non era un accattone raccolto per strada e buttato nella mischia, bensì un atleta che a Pechino non era arrivato per pagare riscatti ad una qualsivoglia banda del torchio, ma uno sportivo pronto a vincere difendendo i colori dell' Italia intera, uno che ha lavorato sodo per realizzare un obiettivo personale, per misurarsi prima di tutto con se stesso e poi contro gli altri in una disciplina sportiva. Che significa sacrificio, dedizione, quadratura mentale e impegno. Ed è questo il messaggio - se proprio se ne voleva far passare uno, giusto per darsi un tono - che sarebbe dovuto passare nell'intervista per tutti i giovani, non solo quelli campani, Perchè se ci si pone un obiettivo e lo si vuole veramente, il sacrificio e l'impegno pagano a prescindere se sei del sud , del centro, della periferia, giallo, nero o ostrogota. Perché se lui vince una medaglia, non paga alcun tributo alla Campania, ma dà lustro ad una nazione intera. non solo alla Terronia.
Le avrei detto che quando va ad intervistare gli altri di atleti - quelli italiani mica lombardipiemontesiveneti giusto ad esempio - non si fanno tutte queste dietrologie anacronistiche, banali e qualunquiste. Ma perché ogni cosa, ogni scommessa vinta deve rappresentare un' eccezione qui in Campania? perché non parlare di meriti? perché parlare sempre della solita inutile solfa stantia ma che tanto purtroppo fa audience? Perchè nella nostra quotidianità ognuno di noi deve pagare il proprio personale riscatto, prendersi la propria personale rivincita su una società per definizione perdente nell'immaginario collettivo nazionale e non?
Fa comodo avere la Campania infelix, terra di nessuno, pattumiera d'Italia, scevra di ogni bene che ogni tanto salta fuori anche con poche vittoriose eccezioni che prima di brillare hanno nuotato -piace loro credere - nella melma. Così si crea il caso, lo scoop e si vende la notizia per gli spettatori affamati di storie da uno su mille ce la fa e che la notte possono dormire sogni tranquilli perché in fondo un pò di buono c'è dappertutto, perfino al sud.

Non è un 'invettiva - l'ennesima - campanilista per difendere ciò che a prima vista sembra condannata a prescindere. E' vero: i problemi ormai incancreniti sono tanti; per sradicarli non ci sono spazzini o giardinieri che tengano. Ma è anche ora di cambiare la forma mentis di quanti vedono nella Campania sempre e solo storie di degrado e miseria, assistenzialismo e sfaticatezza.
Qui ci sono tante eccellenze a cui non è dato risalto, che lavorano e importano la nostra civiltà nel mondo.A fatica perché il marchio non te lo levi mai da dosso. Ma si va.
E la questione meridionale tira sempre. Soprattutto quando si fa una perenne campagna elettorale improntata al rientro del sud nella cosiddettà società civile. E' il vessillo di tanti. Se non ci fosse la Campania, quale altre mostro da sbattere in prima pagina si potrebbe creare? Sarebbe difficile adottare un'altra regione canaglia. Più della Campania c'è solo la Campania. E così dagli a raccontare storie di degrado e di gente che per non affondare lascia questa terra, immergendosi nella ritrovata civiltà; il nero fa volare alte le carriere, riempie i giornali, dà lustro agli spazzini, fa arricchire malavitosi e non, crea titoloni e tanti ringraziano il cielo non essere "meridionali" - ma si è sempre meridionali di qualcuno , Luciano De Crescenzo docet - contenti di sputarci addosso quel tanto quanto basta per vendere chiacchiere e far apprezzare il proprio lindo, tranquillo e grazioso orticello di falsa civiltà.
Ma qui a Napoli si dice : "Nun sputà in cielo, che in faccia ti torna".
Quando si dice la saggezza popolare.

Monica Capezzuto
Napoli
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 Cassandra    - 31-08-2008
Da sudicia, meridionale, campana, casertana, insegnante, sportiva doc, ho avuto il tuo stesso sussulto e senso di fastidio - a dir poco - ascoltando la squallida intervista a Clemente Russo, marcianisano, e, quindi, probabile allievo camorrista salvato, dalla strada e dal delinquere, dallo sport che, da sempre, è stato sinonimo di attività salvifica per i ragazzi a rischio. Hai scritto tutto quello che avrei voluto dire io, e, forse, molto meglio. Grazie.