Un manifesto gradito a Gelmini
Gruppo di Firenze - 14-06-2008
Riceviamo e pubblichiamo per doverosa conoscenza, come sempre, di quanto bolle in pentola. Red

DALLA RELAZIONE DEL MINISTRO GELMINI: FACCIO MIO IL MANIFESTO-APPELLO DEL GRUPPO DI FIRENZE

Dalla relazione del Ministro della Pubblica Istruzione davanti alla Commissione cultura della Camera di martedì 10 giugno:


"Signor Presidente, onorevoli deputati,
mi avvio ormai a concludere. Prima delle elezioni un gruppo di volenterosi uomini di conoscenza (Gruppo di Firenze) si è riunito per proporre agli italiani e alle forze politiche in particolare un manifesto-appello. Vorrei farlo mio e impossessarmi del suo messaggio più importante: "Sia le riforme, sia il governo e la vita della scuola a tutti i livelli dovranno ispirarsi ai criteri di merito e di responsabilità. L'aggiornamento dei programmi, la riorganizzazione dell'istruzione superiore, l'autonomia delle scuole potranno dare risultati effettivi e duraturi solo recuperando e mettendo in pratica questi elementari principi dell'etica pubblica e privata".
Dobbiamo "offrire ai nostri ragazzi una scuola più qualificata ed efficace, ma insieme più esigente sul piano dei risultati e del comportamento".
Dobbiamo "restituire ai docenti, spesso demotivati e resi scettici da troppe frustrazioni, il prestigio e l'autorevolezza del loro ruolo, intervenendo però con tempestività e rigore nei casi (pochi, ma negativi per l'immagine della scuola) di palese negligenza o inadeguatezza. I dirigenti scolastici infine andranno valutati in primo luogo per la loro capacità di garantire nel proprio istituto professionalità e rispetto delle regole da parte di tutti".
Ai firmatari di questo appello, (a Giorgio Allulli e Remo Bodei, a Gian Luigi Beccaria e Piero Craveri, a Giorgio De Rienzo e Giulio Ferroni, a Ernesto Galli della Loggia, Sergio Givone, Giorgio Israel, Mario Pirani, Lucio Russo, Giovanni Sartori, Aldo Schiavone, Sebastiano Vassalli, Salvatore Veca) voglio rivolgermi chiedendo loro aiuto.
Sono convinta che invertire la tendenza al degrado della scuola richieda un grande sforzo nazionale alla quale è chiamato il Parlamento, sono chiamate nelle loro definite responsabilità le parti sociali, è partecipe il mondo della cultura, i giovani e le loro famiglie.
Ho bisogno, abbiamo bisogno di una grande "alleanza per la scuola" che restituisca al Paese la parola speranza.
A chi ha sottoscritto quel documento, ai tanti che in queste settimane mi hanno dato utilissimi consigli, chiedo collaborazione".

LE PROPOSTE CHE ABBIAMO INVIATO AL MINISTRO GELMINI

Gentile Ministro,

sappiamo che sono in molti a scriverLe in questi giorni e non vorremmo risultare importuni. Tuttavia, avendo noi promosso, durante la campagna elettorale, una lettera aperta sulla necessità di incardinare la vita della scuola sui criteri di merito e responsabilità, firmata da noti studiosi e commentatori, ci è sembrato quasi doveroso indicare quali dovrebbero essere secondo noi alcuni passi concreti per passare dai princìpi ai fatti, ovviamente senza nessuna pretesa di completezza o di organicità.
Ci permettiamo di sottoporli alla Sua attenzione, accompagnandoli con un caloroso incoraggiamento a lavorare per una scuola seria e rigorosa, che sia messa in grado di porre riparo ai gravissimi guasti causati negli scorsi decenni da una deriva lassista e falsamente egualitaria. Si tratta, come ormai riconoscono in molti, di un'esigenza vitale per la nostra società.
Con molti auguri di buon lavoro,

Sergio Casprini,
docente di Storia dell'Arte


Andrea Ragazzini,
docente di Storia dell'Arte


Giorgio Ragazzini,
docente di Lettere
nella scuola media


Valerio Vagnoli,
Dirigente scolastico


SUL COMPORTAMENTO DEGLI ALLIEVI


Premessa. La necessità di ristabilire in tutte le scuole un clima di serietà, di impegno, di rispetto delle regole è la condizione preliminare di qualsiasi riforma della scuola. A questo proposito ci sembra indispensabile sottolineare quanto sia diffusa l'idea che la sanzione sia alternativa all'educazione. In una visione non distorta ideologicamente la sanzione è invece uno degli strumenti dell'educazione, in particolare sotto il profilo della prevenzione. Se un comportamento scorretto ha molte probabilità di venire punito, è più difficile che venga messo in atto.


Statuto degli studenti. Va riformata in modo più radicale di quanto abbia fatto (meritoriamente) il Ministro Fioroni la parte disciplinare dello Statuto degli studenti: va garantito il requisito educativo essenziale di una sanzione, cioè la tempestività. Oggi, per l'eccessivo garantismo dello Statuto, questo è possibile solo violando la legge.
Inoltre dovrebbe avere un maggior peso sull'ammissione all'anno successivo o agli esami una valutazione negativa in condotta. Attualmente la ripetenza per comportamento scorretto è prevista solo in casi gravissimi ( articolo 4 comma 9-bis: "nei casi di recidiva, di atti di violenza grave, o comunque connotati da una particolare gravità tale da ingenerare un elevato allarme sociale, ... la sanzione è costituita dall'allontanamento dalla comunità scolastica con l'esclusione dallo scrutinio finale o la non ammissione all'esame di Stato conclusivo del corso di studi").


Scuola primaria. È ormai indispensabile introdurre anche nella scuola primaria l'obbligo di un regolamento di disciplina con le relative sanzioni: crescere vuol dire anche imparare che chi si comporta male ne paga le conseguenze.


Riconoscimento del comportamento corretto. Bisogna decidersi a valorizzare il comportamento corretto e l'impegno. Per le scuole superiori, ad esempio, proponiamo che all'interno del credito scolastico per l'Esame di Stato, sia riservato un punteggio premiale per il comportamento corretto: che cioè per ciascuno degli ultimi tre anni di corso 1 punto di credito scolastico venga assegnato ai candidati che abbiano conseguito un voto di condotta di almeno 9/10.


Assenze. Una scuola seria deve chiedere ai suoi allievi anche una frequenza regolare. Attualmente un limite alle assenze esiste solo nella scuola secondaria di primo grado. Il decreto legislativo 59 del 2004 ha infatti introdotto il tetto di un quarto dell'orario complessivo, con possibilità di deroghe. In pratica una legalizzazione dell'assenteismo.
Proponiamo che in tutti i gradi dell'istruzione venga stabilito che l'anno scolastico non è valido se viene superato il 10% dei giorni ( o meglio delle ore) di assenza, cioè circa venti giorni, che sono già molti. Questo limite potrà essere superato (in misura da stabilirsi) esclusivamente per certificati motivi di salute.


Giustificazioni dei maggiorenni. Succede in non pochi istituti che gli studenti che hanno compiuto diciotto anni entrano ed escono (magari in occasione di un compito) a loro piacimento, approfittando della facoltà di giustificare le proprie assenze. A noi sembra evidente che, almeno fino a quando i figli vivono in famiglia a carico dei genitori, a questi ultimi debba essere riconosciuto il diritto-dovere di vigilare anche sulla frequenza dei figli a scuola. Bisogna quindi estendere anche ai maggiorenni l'obbligo di firma o almeno di controfirma del padre o della madre sulle giustificazioni delle assenze.

DOCENTI

Accesso alla professione
. Il merito deve essere un punto di riferimento essenziale nell'accesso alla professione (studi e reclutamento). Prima ancora di valorizzare le eccellenze, bisogna che il sistema funzioni bene sotto questo profilo e non immetta nella professione persone impreparate o inadatte dal punto di vista attitudinale.


Demerito. L'esperienza ci dice che la maggioranza dei docenti già in servizio è seria e preparata e ha solo bisogno di essere sostenuta e valorizzata. Tuttavia rimane indispensabile eliminare le eccessive tutele che impediscono di intervenire tempestivamente nei confronti di chi non faccia il proprio dovere (ciò vale ovviamente anche per il personale non docente) o si riveli palesemente inadeguato.

Nuove figure professionali.
Le scuole hanno bisogno di nuove figure per poter funzionare in regime di autonomia. È un'occasione per creare nuove articolazioni della funzione docente, valorizzando così talenti ulteriori rispetto all'insegnamento. Progettazione di curricoli, aggiornamento e ricerca, tirocinio per i nuovi docenti, servizi alla didattica: oggi questi compiti o vengono svolti - spesso alla bene meglio - da insegnanti volonterosi per poche lire o vengono del tutto trascurati.

Libertà metodologica. In questi ultimi decenni la scuola italiana è stata sottoposta alla deleteria influenza di un ceto di pedagogisti e pseudo-esperti di didattica, che si sono fatti portatori di dogmi calati dall'alto, con il solo risultato di avvilire la gran parte dei docenti, regolarmente trattati come incompetenti da rieducare. È quindi di fondamentale importanza che Lei ribadisca la libertà e la responsabilità del docente nelle sue scelte metodologiche, già sancita nel regolamento dell'autonomia, mettendo definitivamente fine ai tentativi diretti e indiretti di imporre ortodossie metodologiche di Stato. Nella scuola devono ricominciare a circolare il buon senso e il valore dell'esperienza. Il metodo migliore è quello che funziona.


Aggiornamento. Al posto dell'aggiornamento calato dall'alto, che in molti ha prodotto il rifiuto di ogni aggiornamento di carattere non individuale, deve essere stimolata la creazione da parte delle scuole di un ambiente professionale in cui si possano comunicare e discutere, con metodo seminariale, esperienze positive, difficoltà, proposte, senza prevedere obbligatoriamente la presenza di esperti. Oltre ai temi di carattere disciplinare e metodologico, dovrebbe essere dato particolare rilievo al profilo educativo del rapporto docente-allievo.


Linguaggio. Ormai da molti da anni si è largamente diffusa una sorta di peste linguistica, il didattichese o pedagogese, che ha reso illeggibile quasi ogni libro, articolo, testo ( a cominciare da quelli ministeriali) che tratti di scuola. Ecco un esempio: "In quanto comunità educante, la scuola genera una diffusa convivialità relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi..."(dalle recenti Indicazioni per il curricolo). È una deriva che va combattuta con ogni mezzo, a favore di un italiano chiaro ed essenziale, capace di comunicare esperienze e riflessioni in modo semplice e diretto.

Valutazioni di fine anno. Bisogna far sì che le valutazioni di fine anno, nel rispetto della libertà di insegnamento, vengano formulate basandosi sugli effettivi risultati conseguiti dai singoli allievi e seguendo rigorosi criteri di equità e di merito, senza obbedire alle tante pseudomotivazioni di carattere psicologico e sociale messe in giro dalla cultura del buonismo.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE

Nei primi anni delle scuole superiori si verifica, com'è noto, un altissimo numero di abbandoni e di bocciature. Si tratta in molti casi di ragazzi che si gioverebbero moltissimo di una seria e qualificata formazione professionale, impostata sull'operatività e anche sull'alternanza scuola-lavoro. La sua mancanza viene tra l'altro lamentata anche da molti settori del sistema produttivo.
Nuove possibilità di soddisfacenti percorsi scolastici potrebbero essere assicurate anche da una riforma dei curricoli degli istituti professionali, il cui carattere para-liceale è certamente tra le cause dell'elevato numero di abbandoni (circa il 25%). Si dovrebbe ridimensionare il numero di materie, in modo da rendere meno faticoso e frammentato l'iter formativo, ma oltre a diminuire le ore di scuola complessive, è indispensabile aumentare il numero di quelle dedicate ai laboratori d'indirizzo, favorendo così quegli allievi che hanno difficoltà ad integrarsi in percorsi scolastici tradizionali.

CURRICOLI / PROGRAMMI
Criteri per la loro redazione

1
. Gran parte dei docenti ritiene essenziale che siano indicati con chiarezza per ogni materia gli obbiettivi e gli argomenti fondamentali, quelli che dovrebbero fare parte del bagaglio culturale di ogni cittadino italiano, lasciando alle scuole e ai singoli docenti la responsabilità di integrarle secondo quote prefissate. Dovrebbe essere cioè riconosciuta la loro natura di "programmi", a cui si affiancherebbe un certo numero di "indicazioni" per la loro integrazione a livello regionale o di istituto. Questo per garantire una certa omogeneità nella formazione di base delle nuove generazioni, accanto al riconoscimento delle esigenze (reali, però) delle regioni, delle scuole e delle realtà economiche con cui esse si trovano in contatto.

2. Molti considerano inutile o addirittura dannosa la moltiplicazione di concetti scarsamente distinti tra loro, quali abilità, competenze, obbiettivi specifici di apprendimento, eccetera; e d'altra parte ci consta che i pedagogisti non si sono ancora accordati né sulla definizione né sulla valutazione delle competenze, per fare un esempio.
Si sente l'esigenza di una semplificazione terminologica, magari ricorrendo al termine generico di obbiettivi di apprendimento: alcuni indicheranno conoscenze, altri abilità o competenze. In questo modo si otterrebbe una semplificazione terminologica (non importa se pedagogicamente correttissima).

3. Bisogna abolire le inutili, verbosissime e illeggibili (e infatti non lette dai più) parti introduttive di "filosofia dell'educazione".

4. Quanto al linguaggio, la stesura definitiva dovrà essere improntata a criteri di essenzialità, semplicità e chiarezza. Un testo breve e comprensibile, accessibile anche alle famiglie e, almeno entro certi limiti di età, agli studenti.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Giovanni    - 15-06-2008
Sono assolutamente d'accordo come credo la maggioranza degli insegnanti e delle persone di buon senso.

 florenti    - 15-06-2008
Che il merito vada valorizzato è essenziale, così come che sia poi riconosciuto nel passaggio alle professioni.
Che il merito, nella scuola, sia ben chiaramente distinto dalla concorrenza, è un altro aspetto, che va chiarito alla ministra, che invece sta parlando apertamente di concorrenza in ogni senso , fra scuole e scuole, fra docenti e docenti,fra studenti e studenti, com'è nell'ottica alienata propria del produttivismo aziendale.
Questo secondo aspetto è deprecabile, ,estraneo ai criteri educativi propri e gli studiosi devono respingerlo assolutamente.
La scuola deve continuare ad ispirarsi all'idea dell'educazione umana, della paideia , dove il valore, il merito, meritano d'eccellere :per questo non possono confondersi con la competizione che abbia come fine di prevalere sull'altro. Valore, virtù (e merito in questo senso) significano anche solidarietà e non certo prevaricazione delle proprie capacità su quelle inferiori.

 Cosimo De Nitto    - 24-06-2008
Sul comportamento degli allievi: mi sembra molto riduttiva e fuorviante la posizione che riduce la questione educativa al solo aspetto delle sanzioni, anche se mi rendo conto che serve a fare “propaganda”. Prima di arrivare a sanzionare, nella scuola, bisogna capire, capire, capire per adottare provvedimenti efficaci. E non è detto che l’efficacia sia direttamente proporzionale alla durezza della sanzione. In alcune delle mie classi gli allievi avevano istituito il guinness dei primati a chi collezionava più note disciplinari, espulsioni ecc. Tutto ciò è noto a chi in classe va tutti i giorni, meno a tanti che discettano su di essa.

Istruzione e formazione professionale: visto che “nei primi anni delle scuole superiori si verifica, com'è noto, un altissimo numero di abbandoni e di bocciature”, anziché mettere in atto strategie di recupero e contrasto della dispersione, anziché migliorare la qualità della scuola ed elevarne l’efficacia, si propone una scuola di serie B, anzi b. Ma per favore! Allora perché non li mettiamo direttamente a faticar di mani e muscoli (visto che hanno solo quelli) in un’officina, in un cantiere, nei nostri campi che hanno bisogno di braccia, anziché chiamare gli extracomunitari clandestini? Mi pare che gli estensori del manifesto lo pensino, ma non hanno il coraggio di dirlo apertamente.